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Home » Recensioni » La mia amica Zoe
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11 Giu

Un film che racconta di un dramma silenzioso che miete migliaia di vittime nel mondo. Il disturbo è il dspt (acronimo che definisce il disturbo post traumatico da stress) e colpisce soprattutto i reduci di guerra. Il film si concentra su questo tema, prendendo spunto proprio dalla storia privata del regista che è esso stesso un veterano di guerra. La storia prende come esempio la vita di una soldatessa americana che, tornando da una missione in Afghanistan, prosegue o meglio cerca di proseguire  la sua esistenza di giovane donna, lasciando alle spalle quello che ha visto e vissuto obbedendo alla Patria. In missione aveva stretto una forte amicizia con un'altra soldatessa, Zoe.  Le aveva fatto una promessa. L' aveva convinta a non arruolarsi di nuovo ma poi i buoni propositi sono evaporati e l' amica è rimasta al palo con nemmeno un progetto concreto all' orizzonte. Il vuoto davanti a sé ha acuito un senso latente di inutilità e ha fatto esplodere una depressione che ne ha causato la morte. 

Merit convive con un grande senso di colpa. È bloccata nel ricordo dell' amica scomparsa. La vede e le parla come se fosse ancora seduta al suo fianco. Il film alterna moltissimi momenti presenti a situazioni del passato in un parallelismo che inchioda Merit ad un profondo senso di smarrimento. Si colpevolizza per non aver mantenuto quanto promesso, per essersi dimenticata di una persona che avrebbe avuto bisogno del suo supporto pieno. 

Durante una giornata di lavoro il senso di frustrazione misto al dolore e all'amarezza per essere ancora in vita a scapito dell' amica le fanno commettere un passo falso. 

Costretta per questo a frequentare un gruppo di auto aiuto cerca lo stesso in tutti i modi di svicolare dall' impegno impostole. Troppo doloroso parlare ad altri di quello che la tormenta.  Contemporaneamente il nonno paterno ha un' aggravamento delle sue condizioni di salute. Non si può più lasciare da solo nella grande casa sul lago perché affetto da Alzheimer. L' alternativa potrebbe essere una casa di riposo ma Zoe coglie l' opportunità per potersi allontanare con una scusa valida da un ambiente che la fa stare male. 

Il ritorno alla casa di infanzia, l' amore del nonno anch'esso veterano di un' altra guerra terribile come è stata quella combattuta in Vietman, faranno bene a Merit. Il prendersi cura di qualcuno fragile e in difficoltà sarà un balsamo per il suo dolore interiore.

Il film nel suo impianto narrativo è davvero semplice. Lineare nel mostrare un prima e un dopo in un montaggio efficace che alterna fasi temporali diverse senza mai confondere. Non c'è particolare azione né nelle parti del passato in missione e neppure in quelle ambientate nel post. Si cerca invece di fare parlare i silenzi, i non detti, i pensieri in un continuo sottotesto che pervade tutto il film.

Il regista che ha subìto le stesse sorti della protagonista ci crede e nel film traspare tutta la passione che ha profuso nel progetto, per renderlo credibile, per smuovere coscienze, per fare prendere consapevolezza di un problema che coinvolge migliaia di persone che rappresentano un'altro esercito silenzioso e senza armi. Eppure tutto questo afflato non è stato sufficiente per confezionare un film che possa essere ritenuto in tutto e per tutto convincente. Non ci sono scene forti, non si scava troppo in profondità. Anzi la controparte di Zoe ha quasi sempre l' unica funzione di alleggerire il racconto, di renderlo quasi divertente. Il film è mosso da nobili intenzioni ma rischia di non essere così incisivo. Si riduce ad un racconto edificante dove la speranza abbinata alla giusta dose di coraggio risolve tutto. Magari bastasse così poco. Sarebbe davvero auspicabile che ciò avvenga anche nella vita reale.

Virna Castiglioni

 

 

  • Regia: Kyle Hausman-Stokes
  • Paese: USA, 2024
  • Genere: Guerra/Drammatico
  • Durata: 103'
  • Cast: Morgan Freeman, Ed Harris, Sonequa Martin-Green, Utkarsh Ambudkar, Natalie Morales, Gloria Reuben
  • Valutazione: 3
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