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22 Ott

Versipellis

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Donatello Della Pepa ci conduce dentro al genere horror con qualche rimando ai monster movies e a tutto il filone hollywoodiano dell’uomo lupo, ma con un estro ed un’originalità che regalano valore artistico al suo cortometraggio dalle atmosfere rarefatte. Per quanto l’intreccio – complesso e molto ben articolato – si inserisca perfettamente nel genere prevedendo la figura del mostro che semina terrore e suspance in una comunità dai contorni tradizionali, la prospettiva del regista italiano aggiunge qualcosa a questa impalcatura di per sé poco innovativa. E questo qualcosa è rappresentato dall’associazione fra la tradizionale figura del mostro, il mondo scientifico e la devianza psicologica.

Il licantropo egregiamente ricostruito da Luigi De Andrea non è, dunque, un mostro che genera panico gratuito nelle strade di una Roma crepuscolare ma un figura dal forte valore metaforico nonché psicologico, che per tutto il cortometraggio non smette mai di generare dubbi circa la sua reale esistenza, seppur nella finzione cinematografica. Del resto è lo stesso regista ad affermare che il suo mostro preferito è il licantropo, simbolo perfetto della dualità dell’uomo: bene-male, civiltà-natura, mente-corpo. Il licantropo è la personificazione del mostro, rappresentazione di una zona oscura che è parte integrante di ogni essere umano. E non solo. Esso è anche la figura per eccellenza di un disordine associativo che da l’illusione al soggetto di trasformarsi in animale. Versipellis, cioè capace di alterare le proprie sembianze.

La costruzione narrativa, frutto del lavoro a 4 mani con Luca Ruocco, accompagna lo spettatore fin dentro a questo disordine psicologico che si innesta in una relazione familiare complessa (da sempre la famiglia è il nucleo che fagocita devianze e traumi) e in un irriducibile quanto oscuro rapporto di fratellanza in cui si cela il nodo centrale della sceneggiatura. “Siamo fratelli, posso vederti dentro,ma c’è qualcosa di te che ancora non capisco” dice Giulio a Francesco. Il filo sotterraneo che li unisce è abbozzato sin dall’inizio e pedissequamente portato avanti per tutta la durata del cortometraggio grazie ad un montaggio allusivo in cui lo sguardo di un fratello rimanda sempre alle azioni dell’altro, fino all’epilogo finale.

Arrivati a quel punto si ha la sensazione che il materiale proposto sia solo un insieme di accenni, oltre ai quali esiste una coda più lunga, lasciata fuori dalle inquadrature, lavorando sulla quale è possibile costruire un lungometraggio e sviluppare quegli elementi che in una mezz’ora scarsa non potevano essere trattati con il dovuto approfondimento. Probabilmente la volontà autoriale era proprio quella di lasciare lo spettatore affamato di altre immagini, desideroso di tessere i fili dell’intreccio con ulteriori dettagli, finanche curioso di venire stupito dagli effetti speciali che il genere richiede.

In realtà niente artifici tecnici come computer graphic o affini, solo effetti speciali tradizionali – che non scadono mai nel dilettantismo non facendoci percepire la nostalgia delle grandi produzioni a tematica horror - per un cortometraggio dai contorni lievemente splatter, dalla fotografia attenta e ben calibrata (buona l’idea delle soggettive del licantropo sfuocate col rosso) e dalla regia sicuramente professionale.

Non solo per gli amanti del genere…

Elisa Fiorucci

 

  • Regia: Donatello Della Pepa
  • Paese: Italia 2011
  • Genere: Horror/ Fantasy
  • Durata: 23'
  • Cast: Lorenzo Pedrotti, Francesco Nappi, Marco Di Stefano, Sergio Di Giulio
  • Valutazione: 3
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