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Stop! con Anna Ferzetti: il consenso inarrestabile

Giovedì 03 Giugno 2021 23:06 Pubblicato in News
Molti sono i consensi che sta raccogliendo Stop!, cortometraggio diretto dall’esordiente Salvatore Fazio e co-prodotto da Alfonso Maria Chiarenza e Massimiliano Bruno.
Interpretato da Anna Ferzetti, candidata ai David di Donatello 2020 e recentemente vista nella serie televisiva Curon e in Tutti per 1 – 1 per tutti di Giovanni Veronesi, Stop! Include nel cast Andrea Venditti, Giancarlo Porcari, Chiara Tron, Marco Landola, Federico Maria Galante, Silvia Maria Vitale, David Marzullo, Andrea Galasso e Daniele Blando. 
 
 
Ambientato nel 2050 su un pianeta Terra ridotto allo stremo dal surriscaldamento globale e in cui, mentre una ragazza si trova a dover affrontare il proprio passato, una donna, a quanto pare, può rappresentare la salvezza, Stop! racconta un futuro distopico. Una società in cui, appunto, il surriscaldamento globale sta arrivando al punto di non ritorno.
 
Si può quindi parlare di un’opera fanta-ecologica, di un corto che mira a far riflettere gli spettatori su un tema molto attuale, ma che viene ancora sottovalutato, e su come l’avvenire del nostro pianeta possa essere strettamente intrecciato alla nostre vicende personali.
 
Un’opera che, selezionata presso non pochi concorsi dedicati alla Settima arte, tra cui il Beyond Earth Film Festival 2021 e il Vision Film Festival 2021, si è aggiudicata il premio per il miglior cortometraggio nella categoria ECOrti al CortiSonantiAward 2020 e il Best Short Female Theme al Mirabilia International Film Award.
 
Due prestigiosi riconoscimenti che non possono che testimoniare il grande valore di Stop!, distribuito da Prem1ere Film e sceneggiato da Bruno stesso insieme al regista.
 
E si tratta soltanto dei primi ottimi risultati nati dalla collaborazione tra Chiarenza e Bruno, già all’attivo su nuovi appassionanti progetti che vedranno la luce nei prossimi mesi.
Da giovedì 19 a sabato 21 agosto 2021 si terrà la Prima Edizione del Falvaterra Film Festival dedicato ai cortometraggi nazionali ed internazionali d’autore e d’autrice. 
La manifestazione, organizzata dell’Associazione Culturale Women Art Future, si svolgerà in presenza, in una delle piazze principali del borgo di Falvaterra, in provincia di Frosinone, in collaborazione con il Sindaco Francesco Piccirilli, la Giunta Comunale di Falvaterra e l’Associazione Culturale Fabrateria, molto attiva sul territorio. Falvaterra è uno dei più bei borghi antichi nella terra della Ciociaria, a solo un’ora di macchina da Roma.  
 
 
La direttrice generale del Festival, Debora Molinaro, e la direttrice artistica Flavia Coffari hanno a cuore la diffusione dell’arte e della cultura, soprattutto in questo periodo di difficoltà che sta vivendo questo settore, dando importanza all’opportunità di poter svolgere la manifestazione in presenza, rispettando le normative anti-covid,  e non on-line, come sta accadendo a molti premi importanti per dare visibilità ad opere, come i cortometraggi, che purtroppo non hanno un reale mercato nel settore del cinema. 
I migliori dieci cortometraggi pervenuti entro il 30 giugno 2021, saranno selezionati da una giuria di qualità ed avranno diritto alla proiezione pubblica in una delle piazze più belle del borgo. 
Sono aperte le iscrizioni dei cortometraggi sul sito www.falvaterrafilmfestival.it attraverso la piattaforma www.filmfreeway.com .
I premi Miglior Cortometraggio del Festival, Miglior Attore e Migliore Attrice saranno offerti dall’Associazione Culturale Fabrateria, nella persona del Presidente Adriano Piccirilli e della Vice Presidente Elisa Ceccarelli. 
Quest’anno il Falvaterra Film Festival ospiterà inoltre la Prima Edizione del “Premio Cinema d’Autrice”, in collaborazione con la direttrice Elena Tenga. Il premio sarà appositamente realizzato a cura dell’artista locale Fabiana Tanzi in arte Fabienne del Fabulous Flamingo Tattoos di San Giovanni Incarico (Fr). 
 

Abisso Nero l'1 giugno al Cinema Aquila

Giovedì 20 Maggio 2021 21:52 Pubblicato in News
Prodotto dalla ZTV Production di Sergio Romoli, con la partecipazione di Corrado Lannaioli per Mola Film International e il produttore esecutivo Massimo Paolucci, Abisso nero è il nuovo horror diretto da Ronald Russo, che vanta una lunga filmografia d’attore al servizio di veri e propri maestri del cinema di genere, da Umberto Lenzi (Roma a mano armata) a Richard Donner (Ladyhawke), fino a Bruno Mattei (L’isola dei morti viventi).
 
Dedicato ai medici e agli infermieri che hanno perso la vita e a quelli che hanno lottato e che lottano ancora per combattere il Coronavirus e permettere un graduale ritorno alla normalità, Abisso nero è stato scritto e girato prima del’emergenza legata al Covid-19. 
 
 
Il pianeta è al collasso! Alcuni studiosi, soprattutto biologi e ambientalisti, sostengono che la popolazione attuale abbia già superato i limiti naturali della Terra, quindi i potenti del mondo hanno preso la decisione di eliminare almeno la metà della popolazione diffondendo un virus letale che non uccide, ma trasforma le persone in esseri aggressivi e mostruosi in modo da propagare a macchia d’olio il contagio. Il virus viene iniettato a cominciare dai dissidenti politici, da chi è nelle carceri e negli ospedali. Con i contagiati in seguito annientati e dati alle fiamme e il morbo che ha decimato più della metà del genere umano, chi è rimasto è felice di essere sopravvissuto a tanto dolore e atrocità. Ma, nella soffitta di una villa fuori città, Sonia (Ydalia Suarez), o, meglio, ciò che resta della bellissima donna che era, viene tenuta prigioniera dall’uomo che l’ha follemente amata, Marco (Robert Madison), medico in cerca di una cura per guarirla. Letteralmente impazzito in seguito alla morte della figlia Angie (Angelica Cheyenne), inoltre, Marco si è trasformato in una sorta di serial killer che vaga di notte alla ricerca di vittime sacrificali da offrire alla ferocia della sua compagna, scegliendole tra coloro che, tra teppisti, magnaccia e politici corrotti, secondo lui meritano una punizione.
 
Insieme a Robert Madison, recentemente visto nella serie tv Leonardo, la Ydalia Suarez di Nella terra dei cannibali e la esordiente Angelica Cheyenne, fanno parte del cast di Abisso nero Francesco Maria Dominedò, Walter Toschi, Gianluca Testa, Costantino Comito, Veronica Urban, Melina Arena, Roberto Conte, Sandro De Luca, Maria Sofia Palmieri, Dafne Barbieri, Pierfrancesco Ceccanei, Nicolas Russo e Lilith Primavera.
 
Presentato in streaming nell’edizione 2020 del Fantafestival, Abisso nero aprirà il 1 Giugno 2021 presso il Nuovo Cinema Aquila, alle ore 19. 
 

Rifkin's Festival

Giovedì 06 Maggio 2021 21:11 Pubblicato in Recensioni
Al suo 48esimo lungometraggio Woody Allen rende omaggio al cinema e al suo potere salvifico. A quel cinema ostaggio di un tempo passato, in cui cineasti come Bergman, Fellini, Truffaut, rendevano fruibili ai più il senso profondo della vita attraverso la settima arte. 
E’ un ipocondriaco nostalgico il protagonista di Rifkins Festival: Mort Rifkins (Wallace Shawn) ex insegnante di cinema all’università e aspirante scrittore intrappolato da anni in un blocco creativo che cammina di pari passo con il suo barcollante matrimonio. Mort è sposato con Sue (Gina Gershon), press agent del giovane e affascinante regista Philippe Germain (Luis Garrel), nuova icona di una nouvelle vague del nuovo millennio e idolatrato da critica e pubblico per la sua ultima acclamata opera, presentata al San Sebastian film festival, scenario in cui si svolge la vicenda.
L’ultimo lavoro del regista newyorkese è condito da un coacervo di citazioni cinematografiche riviste nella sarcastica chiave alleniana, con una ironia mai compiacente e il coraggio dissacratore che omaggia bonariamente ma al contempo significativamente, senza mai scimmiottare. 
Ritroviamo in questo film le tracce, ultimamente sbiadite, di un Woody Allen della prima ora, immerso egli stesso nella figura del protagonista, che domina a fatica le sue paure e le sue insicurezze, cedendo a vorticose e ossessionanti ipocondrie prive di fondamento. 
Il giovane regista, suo contraltare artistico e rivale in amore,  rappresenta tutto ciò che Mort ha sempre criticato e disprezzato: un cinema oleografico che poco ha a che fare con il vero senso della vita. Un cinema corrivo che strizza l’occhio alla critica, riecheggiando la vitalità degli autori del passato e vendendosi come strumento di risoluzioni politiche, che in una ironica iperbole arrivano addirittura a descrivere il film come arma di pace nella questione bellica palestino-israeliana.
E mentre Mort si barcamena tra un tentativo e l’altro di arrivare a una conclusione e una consapevolezza definitiva sul suo matrimonio e l’eventuale adulterio della moglie, conosce inaspettatamente una giovane e bella cardiologa: Jo Rojas (Elena Anaya). 
Il continuo e stimolante confronto con la giovane dottoressa fa risorgere emotivamente il protagonista, inizialmente disegnato come un eterno perdente, un predicatore snob senza particolare talento, bravo a imbonire le persone che lo conoscono perché considerato un intellettuale, grazie alle capacità critiche di chi nutre un nostalgico rimpianto per l’arte del passato, esotica ed esistenzialista, così inarrivabile che lui stesso non riesce ad esserne degno. Il suo fallimento sta nell’impossibilità di portare a termine la stesura del romanzo della vita e nell’essersi ritrovato costretto quindi a insegnare cinema all’università. Se questa sua condizione, all’inizio, è considerata un ripiego, quando la storia prosegue, Mort si rende conto che forse quello che considerava una scelta di serie B, era diventato il segno del suo passaggio nel mondo. Abitato da crisi esistenziali e da paranoie psicologiche, il protagonista della storia riesce ad alleggerire la sua condizione grazie all’incontro con la dottoressa sfortunata in amore e appassionata di cinema. 
Wody Allen torna alle origini e trova nuova linfa vitale da tematiche a lui care che rimangono i topoi preferenziali e più riusciti del suo cinema. Sono quelli più intimi, più autentici. Quelli che hanno a che fare con le ansie esistenziali, con le crisi psicologiche. Quelli che sembrano portare lo spettatore verso un baratro esistenziale, mettendolo avanti a verità incontrollabili ma che, inaspettatamente, lo sorreggono con una battuta laconica e impenitente.
Quelli che portano Mort a giocare a scacchi con la morte (Christoph Waltz) che finisce per dargli consigli pratici su come allungare la vita. 
Perché se dalla morte non si può fuggire, che sia allora per lei più difficile raggiungerti. 
 
Valeria Volpini