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Nuovo Cinema Aquila parte civile nel processo antimafia

Giovedì 03 Marzo 2016 22:15 Pubblicato in News
Diffondiamo il comunicato dell'ex dirigenza del Nuovo Cinema Aquila in merito alla vicenda che l'ha vista coinvolta assieme a tutti gli ex dipendenti, nella speranza che possa essere fatta luce al più presto sui fatti che hanno portato alla cessazione delle attività.
 
"Il Tribunale di Roma riconosce la N.C.A. Coop. Soc. ONLUS come Parte Civile nel processo Cup Lazio – stralcio del processo principale cd Mafia Capitale - contro l’ex-Presidente del Sol.co Mario Monge e l’ex-Capo Gabinetto del Presidente della Regione Lazio, Maurizio Venafro.
Questa decisione conferma, se ce ne fosse ancora il bisogno, la totale estraneità del gruppo dirigente del Nuovo Cinema Aquila (Fabio Meloni, Domenico Vitucci e Adele Dell’Erario) da tutte le faccende che hanno coinvolto l’ex Presidente del Consorzio Mario Monge. 
 
 
Questa importante Ordinanza del Tribunale di Roma riaccende i riflettori su tutta la controversa vicenda del cinema del Pigneto, tutt’oggi chiuso, e conferma quanto sostenuto dalla ex direzione del cinema da diversi mesi a questa parte:
il Nuovo Cinema Aquila, cioè, non è stato revocato per le vicende relative all’inchiesta  conosciuta come Mafia Capitale, né tantomeno per “inosservanza di regolarità contributiva", bensì solo ed unicamente per una supposta "subconcessione non consentita". Su tale decisione, peraltro, non è ancora intervenuta la sentenza nel merito da parte del Tar.
Restano in piedi quindi tutti gli interrogativi posti fin dall’inizio della vicenda sul perché di una scelta tanto drastica da parte dell’Amministrazione Capitolina che ha trattato la Direzione del Nuovo Cinema Aquila alla stregua di personaggi come Buzzi e Carminati, infangando l’immagine di professionisti che, invece, hanno trasformato una struttura comunale in un grande polo del cinema riconosciuto a livello nazionale.
Alla luce dell’Ordinanza del Tribunale di Roma, quindi, l’ex Direzione del Nuovo Cinema Aquila si tutelerà nelle competenti autorità giudiziarie, nessuna esclusa, nei confronti di chi continuerà a sostenere versioni non corrispondenti al vero."

Lo chiamavano Jeeg Robot: Un'emozione da poco

Giovedì 03 Marzo 2016 21:50 Pubblicato in Full Screen

Luca Marinelli durante una scena di "Lo chiamavano Jeeg Robot" (Gabriele Mainetti, 2015)  

Deadpool

Giovedì 03 Marzo 2016 21:41 Pubblicato in Recensioni
I precedenti di Deadpool al cinema erano irrilevanti, compariva come personaggio di contorno nel film degli X-Men: Wolverine le Origini, sempre di casa Marvel, sempre di “proprietà intellettuale” della Twenty Century Fox come un “nessuno” super forte con la bocca cucita. Oggi lo stesso attore Ryan Reynolds dà finalmente una voce al “mercenario chiacchierone” creato da Fabian Nicieza e Rob Liefeld nel 1991 in questo film di Tim Miller.  Wade Winston Wilson è un mercenario che picchia i “più cattivi di lui” per soldi. La sua aspettativa di vita viene continuamente messa in discussione perfino dal suo migliore amico Weasel (T.J. Miller) che lo dà per vincitore nelle scommesse della “classifica della morte” del suo bar. Un giorno incontra una ragazza più “sfortunata” di lui, Vanessa (Morena Baccarin), e se ne innamora perdutamente. Proprio quando pensa che la vita gli sorrida, gli viene diagnosticato il cancro e decide di prendere parte ad un progetto segreto militare per far uscire il suo gene mutante e salvarsi la vita. Questo esperimento si rivela una beffa, un capriccio del pazzo dottor Ajax (Ed Skrein) e la sua trasformazione lo deforma rendendolo un super uomo sfigurato. Wade, spinto dal desiderio di vendetta, si cuce un costume rosso sangue e cerca disperatamente di arrivare ad Ajax sperando in una cura per il suo aspetto. Diventa spietato, tritura corpi a suon di bastoni nunchaku e katane, uno psicolabile “super” fighetto ma non un “eroe” questo lo distingue nel panorama dei comics come al cinema, è un volgare rifiuto della società indistruttibile con una parlantina invidiabile. Le sue battute condite di citazioni della cultura geek sono il suo punto forte, più sulla carta che al cinema. Il tutto lo rende il primo personaggio Marvel vietato ai minori a comparire sul grande schermo. Nel 2004 la New Line Cinema tentò di produrre un film su Deadpool ma il tutto venne archiviato, anche questo film ha avuto una difficile gestazione, favorita nel tempo dal successo del personaggio. Ha il merito di essere coraggiosa e furba e vive all’ombra dei precedenti rassicuranti eroi mostrati al cinema dalla Disney e dalla Fox stessa, Wolverine come Tony Stark sembrano delle suore a confronto di Wade. Le sue “gesta” lasciano il segno ma non convincono. Lo scenario pulp, il sadismo, la componente splatter e le strizzatine d’occhio al pubblico vivono della forza della carta stampata e non rendono troppa giustizia al personaggio. Volutamente divertente, scade spesso nel ridicolo “da manuale” per essere più fruibile a chi non ha mai avuto il piacere di leggerlo. Un prodotto soprattutto per adolescenti, giocato per soddisfare anche gli appassionati ma che non sempre riesce nell’intento. Negli USA detiene un record di incassi per il film vietato più visto degli ultimi anni, in Italia è passato come film “per tutta la famiglia”. In vista di X-Men Apocalisse, Deadpool funge anche da collante per unirlo con i precedenti capitoli sui mutanti, se questa operazione può sembrarci commerciale c’è solo da sperare che il personaggio possa avere maggior luce nella sua prossima e non ancora ufficializzata apparizione.
 
Francesca Tulli
 

Midnight Special. Berlinale 66

Venerdì 26 Febbraio 2016 10:55 Pubblicato in Recensioni
Midnight Special è la storia di un ragazzino fuori dal comune. L’estraneità del suo essere e quello che potrebbe significare fa gola ad una setta religiosa ed ai detective del governo. Nasce così un road movie, incentrato sulla fuga, che vede il padre Roy (Michael Shannon, L’uomo d’Acciao – 2013) proteggere il figlio Alton ( Jaden Lieberher, St. Vincent - 2014) e i suoi super poteri da queste incombenti minacce. Con l’aiuto dell’amico Lucas (Joel Edgerton, Warrior – 2011) e dell’ex moglie Sarah (Kirsten Dunst, Melancholia – 2011) porteranno il bambino in luoghi sicuri in attesa che qualcosa di speciale dia un senso all’intera vicenda. 
 
Il primo film non indipendente realizzato da Jeff Nichols sbarca alla Berlinale 2016 convincendo critica e pubblico. Si fa notare anche per essere l’unico lungometraggio di vero ed americano intrattenimento. Dichiaratamente ispirato ad un filone di film anni 70’ ed 80’: Starman di John Carpenter, Incontri ravvicinati del terzo tipo ed E.T. l'extra-terrestre di Steven Spielberg. A mio parere simile in molti aspetti anche al The Abyss (1989) di James Cameron, nel suo saper istintivamente incantare.
 
Midnight Special è parente stretto, nonché l’evoluzione e la maturazione, dei precedenti lavori di Nichols: Take Shelter e Mud. Racconto semplice dai toni mai esagerati. Nella coerenza narrativa il suo asso vincente. Sceneggiato dallo stesso regista, che non rinuncia proprio nel proporci un cinema misterioso, ancora una volta azzeccando pienamente l’atmosfera, nella quale lo spettatore aspetta trepidante l’evoluzione degli avvenimenti. La pellicola ha una propria integrità drammatica ed emotiva di genere.   Attraverso contaminazioni shyamalaniane, l’autore ci fornisce solo le scorze del frutto di una storia già in movimento. Insufficienti granelli di sabbia che non riescono a comporre il castello. Ci offre qualcosa in ogni sequenza per poi essere in grado di entrare nell’altra, senza mai decifrarle completamente. Indubbio talento di Nichols per la suspense. Nel suo essere indecifrabile il film ha dei piccoli punti deboli nella collocazione dei personaggi, forse troppo figlia del caso e in qualche déjà vu legati a film del passato.
 
Intrigante è l’uso di toni mitologici. Attraverso la visione idealizzata e messianica del bambino, legata sia alla religione che alle presenze aliene, l’autore evidenzia la sua propensione a credere in qualcosa che ci salvi e che ci porti beneficio. Verso una salvezza.
Il tema dell’avvicinamento e dell’attesa ricorda proprio Incontri ravvicinati del terzo tipo. Un film, improntato anche, sulla fuga dall’opprimente realtà del quotidiano e dalle sue paure. Midnight Special incontra anche una parte di E.T., non quella legata all’infanzia, ma quella dei legami.
 
Jeff Nichols, che ha trovato in Michael Shannon il suo attore feticcio, lo omaggia dandogli il nome di Roy, che fu di Richard Dreyfuss proprio negli “Incontri ravvicinati” di Spielberg. La prova dell’attore statunitense risulta credibile e resa vigorosa da quelle espressioni di cuoio, caratteristica dei suoi personaggi. Anche l’intero parco attoriale sopra menzionato non sfigura, garantendo e confermando il mood del film.
 
Consigliato agli amanti del thriller e non solo. Tra le righe troviamo amore e senso della famiglia, che d’altronde sono i capi saldi della cinematografia di Nichols, qui completamente realizzati. In più, analizzando la sua maniera di fare cinema e di riflesso la sua psicologia, possiamo affermare che il regista dell’Arkansas ha paura quando di avvicina la notte, momento dove tutte le sue paure vengono a galla. Timori reconditi dell’ignoto e del buio assoluto. Il mondo in cui viviamo non è un luogo sicuro. Deve esorcizzare queste paure e lo fa attraverso i suoi film, deliberatamente dando forza alle unioni tra gamme, tra consanguinei. Sicurezze che lo aiutano a credere in qualcosa di buono oltre il grande salto. E questo ignoto distintamente buonista se lo immagina svilupparsi in un giorno qualunque, in una speciale mezzanotte, dove quelle paure svaniscono concretizzandosi in una speranza.
 
David Siena