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Francofonia

Sabato 26 Dicembre 2015 10:08
Primavera 1940. Durante l’occupazione nazista dello Stato Francese, l’ufficiale Franziskus Wolf-Metternich (Benjamin Utzerath) riceve dal Reich l’incarico di proteggere le opere d’arte contenute nel Louvre, con l’aiuto del direttore del museo Jacques Jaujard (Louis- Do Lencquesaing). Erano tante le ragioni che giustificavano la creazione di un Dipartimento per la protezione delle opere d’arte, soprattutto in seguito all’esperienza prima guerra mondiale, quando molte opere di valore inestimabile vennero perse per sempre sotto i bombardamenti. Grazie all’alleanza forzata dei due protagonisti – prima nemici, poi collaboratori - molti dei tesori del Louvre verranno salvati da uno dei più sanguinosi conflitti della storia. 
 
 
Aleksandr Sukorov torna a usare il cinema per scavare nella civiltà europea, la cui grandezza sta proprio nella sua arte, che il regista elogia ed elabora in molti dei suoi film.
Come nell’Arca Russa  la voce dello stesso Sokurov guida il film e lo spettatore in un inno al coraggio umano, sintesi di un po’ tutto il suo cinema, dall’elegie alla trilogia del potere. 
A differenza di Arca Russa, però, il museo non è solo un pretesto per raccontare la vita che si nasconde dietro le opere, ma il luogo in cui la società ricorda, racconta e preserva la propria identità storico-genetica nei momenti di terrore. In una Francia spaccata dall’occupazione, salvare quei tesori, conquistati anch’essi col sangue durante le guerre napoleoniche, sembra l’unico modo per mantenere viva la cultura umanista profondamente radicata nella capitale del Vecchio Mondo. 
Un film che colpisce anche perché esce in un periodo in cui si invoca – e si impone - l’unità nazionale in una Francia ancora sconvolta dagli attentati del 13 novembre. 
 
Francofonia è un collage di libere associazioni più che un racconto in ordine cronologico, un percorso che segue i meandri visionari del pensiero dell’Autore.
Se il lungo piano sequenza che compone Arca Russa rappresentava la continuità dell’uomo nella Storia, qui Sokurov mescola diversi tipi di immaginari come i colori sulla tavolozza di un pittore: dall’opera d’arte eterna ai materiali d’archivio della seconda guerra mondiale, dalla rappresentazione scenica della grande Storia, attraverso i due protagonisti realmente esistiti, alla videochiamata su Skype fra l’Autore e il suo Amico, a bordo di una nave in tempesta che trasporta un’importante collezione d’arte museale. 
 
Una riflessione sul carattere unico e irripetibile dell’opera d’arte e della comune volontà di integrare quello che Walter Benjamin chiamava «l’aura» che essa emana. 
 
Angelo Santini