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Visualizza articoli per tag: pollo scatenato

La Bella Virginia al Bagno

Martedì 07 Ottobre 2014 00:52
La giovane Eleonora Marino affronta le dinamiche dello spettacolo viaggiante, dei circhi e delle giostre itineranti, ripercorrendo la vita dei propri genitori, giostrai romani “strapiantati” per tutta la vita, con una interessante analisi sui cambiamenti sociali dell'Italia del miracolo economico. 
Così come aveva già fatto qualche anno prima ne "La Città invisibile del divertimento", la regista punta i riflettori sul fascino della scoperta, frutto di un'artigianalità fervida e sempre pronta a stupire il pubblico per regalare un'emozione o un sorriso, senza però dimenticare quel che si cela dietro le quinte: un'attività intensa e faticosa, raccontata tramite gli aneddoti di chi si è visto costretto a fare i conti anche con i pregiudizi della vita zingara. Attraverso un interessante excursus genealogico della famiglia dell'autrice, viene mostrato come la passione di giostrai fabbricanti di sogni affondi le proprie radici nei più nobili dei palcoscenici teatrali e circensi d'Europa. 
Ma "La bella Virginia al bagno" descrive anche, di riflesso, una società che si è spostata verso la pornografia dei rapporti, delle esigenze, delle aspettative, dimenticando l'arte dell'arrangiarsi tipica di quella presenza di spirito abituata a vedere il bicchiere mezzo pieno. Viene rivissuto così un periodo che va dal dopoguerra fino a fine boom anni '80, in cui certi valori erano più importanti delle semplici necessità, fino ai giorni nostri dove questi stessi diventano stridenti con una vuota modernità fatta di simulatori di guida. Un parallelo folgorante che sintetizza la realtà disorientata di un'Italia ammassata nei centri commerciali e ormai sempre più dimentica di quell'arte di felliniana memoria, delle sue piazze e delle sue storie. Per questo il titolo del documentario vuole essere una metafora dei tempi, e ricorda il nome con cui veniva chiamato un numero d'imbonimento delle fiere di fine '800, quando per uno spicciolo il pubblico accorreva speranzoso di placare le curiosità più pruriginose, finendo con l'imbattersi con la genialità teatrale e magica dell'inventiva umana che si celava sotto il tendone. Tutto ciò ora sembra scomparso, e quella passione è rimasta fagocitata dall'interesse e dal profitto, in un'amara riflessione che coinvolge anche le dinamiche che hanno portato alla chiusura del LunEur (tra i più grandi parchi giochi d'Europa). Ne esce un'immagine spietata dell'Italia, rimasta vittima di un progresso economico cieco, che ha dimenticato la cultura e le tradizioni, sacrificando le proprie risorse in una becera corsa al rinnovamento, senza riuscire - come denunciato da Pasolini fino al giorno della sua morte - a trovare un equilibrio tra necessità e razionalità, finendo col rivoluzionare irrimediabilmente, in una spirale tutt'altro che virtuosa, anche il costume degli italiani.
 
Pollo Scatenato

Mademoiselle C

Venerdì 28 Novembre 2014 15:28
Per capire tutta l'ambiguità del mondo della moda si deve iniziare parlando di ciò che il film, volontariamente, non racconta. Mademoiselle C è Carine Roitfeld,  e sotto la sigla CR i francesi e gli appassionati di tutto il mondo dell'alta moda l'hanno potuta seguire negli editoriali di Vogue Paris degli ultimi dieci anni. Fino al 2012, anno in cui Carine viene deposta da quello che lei stessa definisce il trono di regina del giornalismo fashion. Quello che il documentario, film, biopic, o comunque si voglia chiamare un collage di riprese in stile MTV dal sentore agiografico, non dice è il motivo per cui l'inventrice del porno chic degli anni '90 è stata sostituita. Scompare di colpo, perciò, l'assordante tempesta di polemiche suscitate da un suo servizio che vedeva delle bambine in pose troppo provocanti.
 
Porno chic, d'altronde, è una parola che ricorre spesso, ma più per essere esorcizzata e subito corretta in erotic chic, con siparietti che lasciano intravedere il disincanto e la malizia di un mondo effimero, che di fronte alla telecamera si scambia abilmente la palla come il gatto e la volpe. I discorsi fittizi e il vuoto pneumatico delle problematiche che porta avanti il film si trascinano avanti in un susseguirsi di set fotografici, riunioni d'ufficio, presentazioni, ricevimenti, sfilate, inutili interviste di mezzo minuto con aneddoti su caviglie, trucco e vestiti indossati due volte. 
Nel magma lavorativo di una nuova esperienza - il regista Fabien Constant racconta la creazione della nuova rivista della Roitfeld "CR Fashion Book" - viene dipinta la sua influenza nel mondo della moda come quella di una musa punk e ribelle, che si districa sempre a suo modo nelle scelte estetiche della femminilità, tra sfacciataggine ed eleganza. Esemplare è la scelta di stampare un neonato nella sua prima copertina, come a rispondere allo scandalo che l'ha preceduta. L'impressione di voler rifarsi il trucco sembra ancor più palese quando l'obbiettivo si sposta sulla Caterine nonna e mamma in carriera, ma tutt'ora in grado di condizionare le scelte del lusso di mezzo mondo.
 
Non mancano incursioni di altri grandi protagonisti della moda, come Tom Ford, Karl Lagerfeld, Donatella Versace, in una condivisione di intenti che dà la misura di come le grandi firme per emergere abbiano accantonato la sobrietà che fino agli anni '80 aveva dominato le passerelle di tutto il mondo, per lasciare il passo allo shock della sessualità esposta, e la spettacolarizzazione del corpo. La provocazione come chiave per mantenere accesi i riflettori dell'opinione pubblica, in un'escalation mediatica di cui questo stesso documentario ne è conseguenza naturale. Purtroppo quello che quest'ora e mezza di "cinema" non fa è raccontare, perchè si limita a sfiorarne la superficie glamour, ad abbozzare le personalità che l'hanno reso una fetta importante dell'economia globale, restando a metà tra una notizia di gossip e un catalogo di Gucci. Pubblicità.
 
Pollo Scatenato