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Visualizza articoli per tag: tom ford
Giunta a termine la 73 esima Mostra del Cinema di Venezia iniziamo a tirare le somme di questa prestigiosa manifestazione che come ogni anno sorprende e diverte senza mai smettere di emozionare. Molti infatti sono stati i film che hanno suscitato clamore, appassionando critica e pubblico, e altrettanti sono stati quelli che hanno deluso le aspettative divenendo terreno di discussioni e posizioni contrastanti. Questa è Venezia, e come ogni anno anche quest'anno per undici magici giorni ci si è lasciati alle spalle una realtà costellata di problemi per poter godere di un cinema che incanta e ci fa dimenticare per un momento gli affanni. La 73esima Mostra del Cinema si apre con brio e romanticismo sulle note dell’acclamato La La Land di Damien Chazelle con Ryan Gosling e Emma Stone, per poi chiudersi in tono più burrascoso con la pellicola fuori concorso The Magnificent Seven di Antoine Fuqua, remake dell'omonimo film diretto da John Sturges del 1960. Una ricca parata di star ha invaso la Laguna in questi dieci giorni, regalandoci  momenti di entusiasmo e spettacolo.
 
 
Sono i protagonisti di una mostra in cui si incontrano grandi maestri del cinema e giovani promesse, volti che calcheranno tanti altri tappeti rossi.  Intanto gettiamo luce sulle premiazioni collaterali che si sono svolte poco prima della fine della mostra. Il giovane colombiano Juan Sebastian Mesa vince alla Settimana della Critica con il suo Los Nadie, film girato in sette giorni con un budget di soli 2000 dollari; mentre il Venice Days Award se lo aggiudicano Andreas Dalsgaard e Obaidah Zyton con The War Show, documentario girato in Siria, testimonianza di un paese all’alba di una guerra civile. Il premio Pasinetti per il miglior film va a Edoardo De Angelis con Indivisibili , terzo lungometraggio del regista napoletano che segna l’esordio di Angela e Marianna Fontana protagoniste del film e della menzione speciale Pasinetti. Il discusso Piuma (che tanto ha diviso) diretto da Roan Johnson vince il premio Civitas Vitae e il premio special Pasinetti per il cast. Spira Mirabilis di  Massimo D’Anolfi e Martina Parenti, e Voyage of Time di Terrence Malick ottengono in ex-aequo il trofeo Green Drop Award 2016, istituito da Green Cross Italia e che quest’anno premia due opere capaci di sensibilizzare eccezionalmente il delicato rapporto tra uomo e ambiente. Dopo aver gettato un breve sguardo sui premi collaterali ora ocupiamoci di quelli più prestigiosi. All’interno del Concorso Orizzonti ad aggiudicarsi il premio per il miglior corto è Marcelo Martinessi con il suo La voz Perdida; il premio per la migliore sceneggiatura va a Bitter Money di Wang Bing, mentre ad ottenere il premio per la miglior interpretazione maschile e femminile sono stati Nuno Lopes e Ruth Diaz. La miglior regia del Concorso Orizzonti va a Fien Troch con il suo Home, e il premio per il miglior film se lo aggiudica Federica Di Giacomo ( unica vincitrice italiana) con il lungometraggio Liberami. 
 
 
Passiamo agli otto premi più importanti di Venezia 73. Il premio Marcello Mastroianni è stato consegnato a Paula Beer per la sua interpretazione in Frantz di F. Ozon. La trasgressiva Ana Lily Amirpour conquista con gran sorpresa il premio della giuria per The Bad Batch. Il premio alla miglior sceneggiatura va a Noah Oppenheim per Jackie. Le due coppe Volpi se le aggiudicano Emma Stone come migliore attrice in La La Land di Damien Chazelle, e Oscar Martinez come miglior attore in The Distingueshed Citizen di G. Duprat. Un ex–aequo conquista il leone d’argento alla miglior regia, si tratta di Andrei Konchalovsky con Paradise e Amat Escalante con il suo La regione Selvaggia. Il leone d’argento Gran premio della giuria va a Nocturnal Animals di Tom Ford, confermando le alte aspettative nei confronti di questa pellicola. A coronare questa lunga lista di premiazioni vi è infine il premio più importante e ambito, il Leone d’oro che quest’anno è stato vinto da Lav Diaz con The woman who left. Il regista filippino conquista Venezia 73 con un lungometraggio di 226 min in bianco e nero, che incanta e mostra una realtà cruda: un’intensa lezione su quanto sia importante lottare per l’umanità. Così si chiude anche questa 73 esima Mostra del Cinema a Venezia, popolata da grandi film di respiro internazionale, ma ancora piuttosto debole sul fronte italiano, che osa forse ancora troppo poco e  che si dimostra quasi del tutto assente in quest’ovazione finale. 
 
Chiara Nucera

Nocturnal Animals

Sabato 10 Settembre 2016 14:03
Nocturnal Animals è il titolo del manoscritto che Edward (Jake Gyllenhaal, Prisoners e Nightcrawler tra i suoi ultimi lavori) fa recapitare all’ex compagna Susan (Amy Adams, qui a Venezia anche con Arrival di Denis Villeneuve). Regalo dovuto in memoria dei bei tempi passati insieme o un mezzo per dimostrargli che il momento delle debolezze è finito? Mistero e una dose massiccia di tensione invade lo schermo nell’attesa che la giovane gallerista termini la lettura del libro. 
Lei stessa animale notturno, che durante la notte fatica a prender sonno, in preda ad ansie ed insicurezze. Violenti stati di instabilità che sono figli di un mondo assurdo, esagerato e troppo nutrito. 
Allora usiamolo questo grasso. Tom Ford ce lo sbatte davanti nei titoli di testa, per ricordarci, con stile, come è facile cadere nella trappola che giornalmente il mondo ci tende, dove tutto è più importante tranne noi.
 
Nocturnal Animals si porta a casa il Gran premio della Giuria da Venezia 73. Il film è tratto dal romanzo “Tony & Susan” di Austin Wright e sancisce la bravura registica e di adattamento di Tom Ford, esattamente sette anni dopo il suo primo ed unico film: “A single man”, portato anch’esso a Venezia nel 2009.
 
Anche se dal titolo potrebbe sembrare un'opera dai risvolti solamente oscuri e cupi, questi animali notturni ci aggrediscono con colore, che è il giusto attributo per una sceneggiatura ricca e diversificata, suddivisa in tre strati ben amalgamati e coesi: thriller violento all’interno del libro, elegante e triste nella vita reale e storia d’amore combattuta nel passato. Tom Ford dimostra di avere talento anche per il cinema (famoso ai più per essere un acclamato stilista), la sua direzione non è solo tendenza, ma ha anche forma e sostanza, senza tralasciare la propria cifra di espressione. Viaggiando sempre in un climax high profile ci si addentra nelle paure, nei rimorsi e negli scheletri dei protagonisti. Inquadrature così intime e vicine ai volti da farci sentire le urla della psiche. Una vera metafora di dolore sullo sfondo della quotidianità. 
Tom Ford ha dichiarato che la sua pellicola racconta una storia di vita senza vincitori né vinti. Per noi è un revenge movie, neanche troppo velato, dalle sfumature fashion che sublimano in un certo tipo di western contemporaneo. Non può passare inosservato, ad un occhio attento, anche un certo minimalismo nelle scene più brutali. Arte pura nella messa in scena della morte. Qui, il punto più alto dove si demoliscono le convenzionalità.
Ottime le interpretazioni dei personaggi principali: Amy Adams è magistrale nell’essere vittima della sua cultura insicura, Jake Gyllenhaal convincente nel suo trasudare di sofferta rivalsa e Michael Shannon (Take Shelter – 2011) texano doc, ruvido fino al midollo. 
Bisognerà aspettare il mese di Novembre per vedere nei nostri cinema Nocturnal Animals, opera che dal titolo potrebbe allinearsi con la cinematografia di Michael Mann (Collateral – 2004), ma questa è decisamente un'altra storia. Vicenda che ci fa assaporare un reale senso di giustizia. I licantropi in cerca di carne da assaporare nella notte più scura servono per scaricare la rabbia. Si diventa il peggio del peggio, ma a volte è necessario per legittimare la propria crescita, che diventa sostanza adulta ed autocosciente. Così Edward solleva la propria vita da quella debolezza affibbiatagli forse senza un vero motivo. Faraway but so close: anche nella distanza è tutto strettamente legato e Susan quando se ne accorge è ormai troppo tardi, svalutandosi a tal punto da non servire più neanche a se stessa.
 
David Siena