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Venerdì 05 Agosto 2011 15:38

La rubrica CINEMARARO, ospitata ormai da diverso tempo sul sito www.centraldocinema.it, trae ispirazione da altre esperienze analoghe, come siti dedicati ed iniziative editoriali cui in passato ci siamo più o meno avvicinati. CINEMARARO vuole illuminare quei film che non riescono ad avere un'adeguata distribuzione nelle sale cinematografiche italiane. Avendo stimato a poco meno di 4000 i cinema del nostro paese, si vuole porre l'attenzione su quelle pellicole che escono in prima battuta in non più di 40  copie.

A volte hanno lunga tenuta, restando in poche sale addirittura per mesi, incassando anche più di altre che escono in un numero molto maggiore, ma già la settimana dopo vedono ridursi drasticamente il numero degli schermi su cui sono presenti per mancanza di spettatori. Da qui nascono piccoli casi, come quello di Crash di Paul Haggis,che ebbeun debutto in sordina per poi essere ridistribuito all'indomani della vittoria dell'Oscar in maniera più consistente. Emblemi di una realtà e di una società uniche nel loro genere come quella nostrana, sono i film italiani, che purtroppo la fanno da padrone nel panorama del Cinema Raro, tra i quali negli ultimi anni sono emersi dei piccoli capolavori come L'aria salata, Apnea, La velocità della luce e Non è ancora domani La pivellina) o piccoli fenomeni di incasso (sempre relativo) quali Coverboy e Il rabdomante. A volte sono degnati di una comparsata in un'unica sala per una settimana, dopo anni dalla loro realizzazione, per poter finalmente ottenere il tanto agognato contributo statale, di cui non raramente hanno usufruito, come fu per Hermano di Giovanni Robbiano.

Alcune case di distribuzione, come la Pablo di Gianluca Arcopinto e la Sharada di Andrea De Liberato, sembravano essersi specializzate nel diperato recupero di queste pellicole, per poi fallire inesorabilmente. Attualmente Ripley's Film, Archibald Pictures e la Sacher di Moretti sembrano ostinarsi, anche se non esclusivamente, nella diffusione di questi ”poveri” film

Incredibile, ma vero, il calderone di CINEMARARO è un guazzabuglio variopinto  e stupefacente, tanto ricco di autori ed attori da destare spesso sorpresa e successivo rammarico. Lynch, Herzog, Eastwood e Gilliam sono stati recentemente relegati a distribuzioni ridicole. Will Ferrell (che negli ultimi anni ha ereditato da Chevy Chase il ruolo di comico famoso in patria, ma ignorato da noi,  malgrado l'insistenza dei distributori), Thomas C. Reilly, Ben Affleck, Dwayne “The Rock” Johnson si candidano involontariamente a principi del CINEMARARO. Sul versante italiano troviamo molti dei vecchi maestri quali Olmi, Citti, Lizzani, Scola o piccoli eroi come l'inossidabile ed infaticabile Stefano Calvagna, l'italo-finlandese Anne Riita Ciccone, il nuovissimo protagonista dell'horror made in Italy Gabriele Albanesi o quel genietto di Angelo Orlando.

Il CINEMARARO comprende inoltre il cosiddetto Cinema d'essai edanche la rinascita del documentario, soprattutto italiano, poiché se non ci si chiama Michael Moore o non ci si fregia di testimonial quali cantanti famosi è difficile raggiungere il grande pubblico. Oltre allo sdoganamento dei fondi di magazzino inseriti in pacchetti ad uso e consumo degli esercenti, ultimamente si sta verificando sempre più il fenomeno delle “uscite tecniche”, ossia di film che arrivano in varie multisale sparse lungo la penisola, pressoché irrintracciabili, per poi poter avere libero accesso alla TV o alla distribuzione in DVD, spesso  già annunciata al momento dell'uscita. Fenomeni estremi e nuovissimi, anche se non infrequenti, sono stati la trilogia Pusher di Winding Refn, Giallo/Argento del povero Dario e Ubaldo Terzani horror show di Albanesi, approdati in sala dopo mesi dalla loro comparsa in DVD.

Chi si occupa di CINEMARARO non è un matto, né un misantropo, un menagramo, un martire, né tantomeno un benefattore, né ancora uno snob. Odiato (ed a volte evitato) da diversi uffici stampa per i pochi film che recensisce rispetto al numero di anteprime cui presenzia, chi ha deciso di occuparsi di Film Rari è un vero e proprio cacciatore. Anzi, un predatore. Disposto a recuperare CON OGNI MEZZO i film che gli interessano, egli infatti non esita poi ad andare in sala o a sperticarsi in ripetute mail a promotori, distributori, produttori, registi o anche attori delle pellicole in questioni.

L'aneddotica vuole che in tali contesti si sia sentito rispondere dai produttori di un film che per “ovvi motivi” non potevano inviargli un DVD, pur offrendosi di organizzargli un'irraggiungibile proiezione dalle parti loro (cioè a centinaia di chilometri dal suo luogo di residenza) e più avanti ancora gli consigliavano il recupero in sala (sempre a distanze improponibili) al motto “sentirà che botto fa in sala”. O come non ricordare ancora il regista di un'altra pellicola che gentilmente faceva recapitare in redazione il DVD del film, lagnandosi però che la sua opera non era poi così invisibile, perché uscito in un importante circuito internazionale (vero), ma in realtà nelle solite poche copie? Oppure non si dimentica quella produzione che garbatamente invitava l'esperto all'anteprima, con tanto di moglie al seguito, ma compiva occulti gesti apotropaici confidando in una distribuzione più congrua, che risultò poi nel solito pugno di sale. O il produttore dell'ultimo (mediocre) film del figlio di un noto maestro dell'Horror nazionale che ne annunciava la distribuzione in 150 copie per poi abbassarsi drammaticamente sotto l'acuminata soglia dell'invisibilità. O ancora il produttore che consegnava nelle mani dell'esperto una rara copia in VHS (!) del film (rivelatasi per giunta incompleta!), lamentandosi di un altro suo film,  per il quale auspicava un lancio in più grande stile, respingendo la malaugurata collaborazione dell'esperto, e che anni dopo dovette accontentarsi di poco più di una sala. Come tralasciare infine quella grossa distribuzione internazionale che, pur molto gentile e disponibile, ha sempre dichiarato di evitare i DVD screener per motivi legati alla pirateria, ma i cui film usciti in poche copie sono spesso facilmente reperibili tramite download (illegale) ed ancor più spesso pure doppiati in italiano? Che ci sia una talpa?...

 

La palma d'oro (di che?) va comunque a quel regista, inevitabilmente partenopeo, che negò l'invio del proprio film – a Napoli c'è un altro, non trascurabile fenomeno, quello dell'uscita locale travolgente – poiché troppo impegnato a festeggiare per la buona riuscita della propria pellicola...

 

Tra perle rare ed immondizia diffusa, nel regno della mediocrità imperante, per noi è comunque importante dare risalto ad ogni pellicola che riesca a raggiungere, pur con difficoltà, la sala. Poiché dietro un film c'è sempre un progetto e l'impegno di un gruppo di persone che a vario titolo vi hanno creduto.

 

 

Paolo Dallimonti