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7 uomini a mollo

Venerdì 18 Maggio 2018 15:39
Bè, che dire? I francesi sanno fare le commedie. E questa ne è l’ennesima conferma. Scomodando, non ce ne vogliate, ma la somiglianza dei titoli e della presentazione ci impone di provarci, il meraviglioso Il Grande Freddo di Lawrence Kasdan, dove già nell’introduzione i protagonisti erano perfettamente identificati; anche qui si intuisce da subito chi abbiamo di fronte. Uomini di mezza età che non sono a loro agio nel mondo. Ma se nel film americano del 1983 si puntava sulla nostalgia, Le Grand Bain (Il Grande Bagno) è un crogiolo di divertimento, che ha il suo sguardo puntato sulla rinascita; film corale al maschile, che vede un gruppo di sfigati moderni alle prese con il nuoto sincronizzato.
 
Come in una barzelletta delle più classiche, ecco i protagonisti: Bertrand il depresso (Mathieu Amalric), Marcus il fallito (Benoît Poelvoorde), Simon lo scarso musicista (Jean-Hugues Anglade), Thierry il custode goffo (Philippe Katerine), Laurent il padre con problemi in famiglia (Guillaume Canet) e John l’infermiere apneista (Félix Moati). Questo gruppo mal assortito si trova abitualmente per gli allenamenti, fortemente voluti perché sono il momento nel quale si possono sviscerare le proprie problematiche. Il senso di comunità da sempre conforto e soprattutto è riparatore. Mano a mano che le sicurezze si ritrovano, guidati da due donne singolari: Delphine (Virginie Efira) e Amanda (Leïla Bekhti) coach disabile, severa e sotto certi versi violenta (nel senso più comico del termine), questi scappati di casa hanno l’ardire di partecipare ai Campionati del Mondo di nuoto sincronizzato. Una gara fuori dalla loro portata. Saranno in grado di non sfigurare o addirittura di andare sul podio? Tra di loro il pathos sale di giorno in giorno e affrontano la competizione già da vincenti. Ora il piede non è più nella fossa, ma camminano con orgoglio verso una nuova e ritrovata vita. 
 
Alla regia di Le Grand Bain troviamo Gilles Lellouche, fresco protagonista dell’esilarante C’est la vie (di Eric Toledano e Olivier Nakache, giusto per rimarcare il concetto iniziale di riuscite e spassose commedie francesi). Presentato fuori concorso al Festival di Cannes ed. 71, in Italia uscirà a ridosso di Natale (il 20 dicembre 2018) con il titolo riduttivo 7 uomini a mollo. 
 
Scritto magnificamente, lo spettatore vive momenti di grandioso divertimento, travolto da un ritmo pressante, che non va mai fuori giri. E’ qui la forza del film: la sincronia del nuoto funge da equilibratore di ogni cosa. Se lo è specificatamente di ogni essere umano, che ritrova se stesso, grazie al rigore, all’unione e alla disciplina, lo è anche per direzione artistica del film. Sempre quadrata e lontana da colpi di testa imperiosi. 
Anche quando la comicità diventa un po’ scorretta non cade mai nel volgare. Anzi la scorrettezza è un valore aggiunto. Humor che punta sul prendere in giro se stessi ed il proprio problema. Non equivoci, ma autogol sui quali puntare il dito e riderci sopra. Gag divertenti, dove la peculiarità di ogni attore è usata ad hoc per caratterizzare il proprio personaggio. Piccola pecca: un finale un po’ troppo ruffiano, ma gli si può perdonare, visto che l’intero percorso narrativo non è mai banale, ma arguto, brillante e genuino.
Se vogliamo trovarci altro in Le Grand Bain, per capirci dei sotto testi, può essere una riflessione sulla paura di invecchiare, contro il bieco strapotere dell’apparire (loro sono orgogliosi delle loro pancette) e con la sua esterofilia, una critica alla politica del paese. Insomma, la confezione è ottima. Una pellicola perfettamente immersa nei giorni nostri. 
 
Dei grandi film sullo sport ci piace accostarlo a Fuga per la Vittoria. E’ vero che Sylvester Stallone e Pelé fuggivano per la libertà e la vita (lontani dalla prigionia dei campi di concentramento), ma sotto sotto anche qui uno sport porta essere liberi. Si diventa eroi di se stessi e si ritorna, dopo una lunga prigionia mentale e sociale, a vivere. 
 
David Siena