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Spaghetti Story

Giovedì 27 Febbraio 2014 14:39
Valerio è un aspirante attore di quasi trent’anni. Non riuscendo a sfondare nel mondo dello spettacolo, si guadagna da vivere come animatore alle feste di compleanno. Ma i soldi non bastano. Soggetto alle continue pressioni della fidanzata incinta e della sorella isterica, Valerio si improvvisa corriere della droga per il suo migliore amico Cristian, spacciatore bamboccione che vive ancora con la nonna. In un mondo a lui totalmente estraneo, il protagonista entrerà in contatto con la prostituta cinese Mei Mei e con il suo protettore Pechino. Tra Valerio e Mei Mei si stabilirà un legame che porterà il ragazzo a mettere in discussione la propria vita.
 
Un'abitudine poco sana ci porta da troppo tempo a trattare il cinema indipendente italiano come un'arte minore, di cui, nonostante i risultati, apprezziamo l’impegno.  Ma Spaghetti Story dei contenuti della cultura indipendente ha veramente poco a parte il budget ridotto (tutto il film è stato girato con una sola ottica!). Ogni cosa lo dimostra: dall’anonima colonna sonora post-rock, allo svolgimento dei temi trattati, che rasenta ambiziosamente il peggiore Virzì.
Eppure gran parte della critica, mossa da istanze terzomondiste, si ostina già a definire un cult l’opera prima di Ciro De Caro. 
Chi, tra i ritagli di giornale, l'ha definita una commedia pregna di dramma o piccola opera prima che resiste contro i giganti, inneggiando ad un nuovo miracolo del cinema italiano.
Ma quello di vedere una rinascita in ogni commedia popolare che non contenga rutti e peti è un vizio sempre più frequente nell’ultimo decennio.
Lo svolgimento è estremamente frammentario; nella prima metà ogni scena sembra uno sketch da youtubers che non fa ridere, in cui i personaggi coinvolti ricapitolano ossessivamente (come lo spiegone di una telenovela) il fatto che Valerio sia un immaturo fallito.
Ok, Valerio è un immaturo fallito. Fino a qui ci siamo. Invece di tirare fuori il fegato e prendersi cura della sua donna incinta, decide di salvare una prostituta cinese grassottella dal suo magnaccia Pechino. 
Imbarcata la prostituta su una zattera diretta in Spagna, Valerio dimostra di essere il maschio alfa del film e tutto si risolve. Fine.
I protagonisti cadono spaesati in un vortice inesorabile di macchiettismo stucchevole e stereotipato, riciclando i medesimi dialoghi nei medesimi intenti. 
 
Distaccandoci da qualsivoglia rigetto paternalista, possiamo constatare, senza troppa difficoltà, che Spaghetti Story non è più che l’ambizioso e un po’ grossolano tentativo di scimmiottare un prodotto generazionale mainstream con in tasca pochi spicci. Meccanismo invece tipico dei B-movie.
In poche parole, un Fausto Brizzi che costa meno. 
Il cinema underground è qualcos’altro e non potrebbe essere più altrove.
 
Angelo Santini