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Visualizza articoli per tag: dune

Dune

Mercoledì 15 Settembre 2021 09:13
 
Il giovane Paul Atreides è spaventato davanti a quello che sarà il suo futuro, scritto dagli altri per lui. Egli è nato per essere visto come un dio e allo stesso tempo è il frutto di un azzardo,
un capriccio dell'amore dei suoi genitori. La sua è una vita, che in divenire può portare al tutto o al niente. Egli rappresenta la perfezione è uno strumento di pace destinato al successo, l’eletto oppure il suo contrario: il fallimento totale la rovina e il caos. Il ciclo di Dune il capolavoro di fantascienza di Frank Herbert iniziata con il primo libro del 1965 ha posto ironicamente una sfida anche ad ogni regista che ha provato una trasposizione cinematografica o seriale, passando dalle sapienti mani di David Lynch che non ebbe fortuna con la sua pellicola nel 1984 al progetto incompiuto di Jodorowsky. Questa è la volta di Denis Villeneuve che realizza il suo obiettivo di appassionato compiendo un opera per i neofiti e per chi ha sempre sperato di guardare una degna rappresentazione di questo mondo. Il giovane rampollo di cui seguiamo le gesta (Timothée Chalamet) è figlio del nobile Duca Leto (Oscar Isaac) e della sua amata concubina appartenente alla sorellanza Bene Jesserit Lady Jessica (Rebecca Ferguson). Paul possiede delle capacità straordinarie, tra cui quella della preveggenza e sogna continuamente una ragazza misteriosa dagli occhi completamente azzurri Chany (Zendaya) ed uno scintillante pugnale. Una romantica allegoria che al risveglio provoca dubbi e alimenta timori soprattutto se associato allo sfondo di una guerra imminente fuori dalle mura del suo palazzo per accaparrarsi la 'Spezia' la risorsa più preziosa sul Pianeta di Arrakis altresì detto Dune. L'Imperatore ha ordinato a Leto di proteggere il pianeta dall'ascesa dei loro nemici più stretti, guidati dallo strapotere del Barone Valdimir Arkonnen (Stellan Skarsgard) la cupidigia li ha resi invincibili. Chiave per la vittoria per entrambi è l’aiuto o l’asservimento da parte parte del popolo del deserto i Fremen, che hanno imparato a sopravvivere dove solo i giganteschi vermi della sabbia hanno la meglio ed inghiottono ogni cosa al loro passaggio. Sono proprio loro i Fremen a sperare che Paul sia “Lisan al Gaib” il Messia, il salvatore,  quando in realtà questa convinzione di fede è frutto dell’astuto piano politico messo in atto da un altra forza in gioco. La complessità della trama è alla base del successo della saga, che con i suoi sei tomi rappresenta una vera e propria 'bibbia' da cui i grandi maestri della fantascienza hanno attinto. La chiave che il regista ha scelto di utilizzare per questo adattamento è stata la bellezza delle immagini evocate dalle descrizioni, egli rappresenta ogni scenario con un attenta riproduzione dell'atmosfera, retro e allo stesso tempo avveniristica. Astronavi geometriche, palazzi imponenti su fondali dai colori netti, in prevalenza nero e bianco con l'inserimento di elementi di gusto giapponese. Con la lentezza di una partita a scacchi ben giocata Hans Zimmer (coronando un sogno personale) ha scritto la colonna sonora per ogni sequenza, trovando delle sonorità primitive e cupe da brivido, riconducibili a quelle dei Pink Floyd dei primi anni. Per i costumi si sono fatte due scelte: azzeccata quella che riguarda gli abiti da cerimonia, ricchi di particolari nella loro semplicità, meno per quello che riguarda le armature, troppo “militarizzate”  con la discutibile scelta, o l'errore (già frutto di accese polemiche tra i fan di lunga data) di lasciare i Fremen in tuta a volto scoperto.
Deliberatamente Villenuve scegli di non spiegare tutti i riferimenti al romanzo, indugiandoci, lasciandone una eco. Nel suo lavoro di sottrazione per rendere il film più fruibile, della complessità dei personaggi del libro è rimasta solo un impronta. Sono stati spogliati della loro sontuosità  una scelta discutibile, un esempio su tutti il Duca Leto da impassibile e distaccato, mostra solo il suo lato di padre premuroso, ne beneficiano i personaggi d’azione come il guerriero Duncan Idaho (Jason Momoa) o Kynes (Sharon Duncan-Brewster) donna nella visione del regista) ne perdono di fascino i più complessi.Il film è una parte uno, nello specifico è l'adattamento di metà del primo libro. Un lunghissimo antefatto che sorprende lo spettatore o lo lascia assetato.
 
Francesca Tulli