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Bridget Jones's Baby

Martedì 20 Settembre 2016 11:20
Bridget Jones è tornata, e (non) è pronta a diventare mamma. Al compimento del suo quarantaduesimo compleanno, la single in carriera più sfortunata d’Inghilterra, messa sotto pressione dalla madre e vessata dai consigli “troppo moderni” delle amiche si ritrova  nell’imbarazzante situazione di essere incinta senza sapere chi sarà il padre del nascituro. Jack Qwant (Patrick Dempsey) il matematico dell’amore, l’americano di “una sola notte” e Mark Darcy (Colin Firth) suo ex ‘Mr. Right’ compagno di una vita lasciato da lei stessa anni prima, sono due potenziali padri e mariti perfetti. Chi dei due conquisterà il cuore della maldestra protagonista è un dilemma che ha consumato migliaia di donne appassionate della serie, diversi gossip hanno accompagnato la vicenda per mesi, come si trattasse di una storia vera. Uno vorrebbe che Hugh Grant co-star per eccellenza di Renée Zellweger negli altri due film, scontento per la sceneggiatura abbia abbandonato la nave prima che salpasse, altri sparsero la notizia, confermata da prove fotografiche che la regista Sharon Maguire, abbia girato tre  finali diversi per lasciare spazio alle speculazioni. Nonostante i dubbi “presunti” del divo Grant, il film regge su una base solida di leggerezza, british humor e autoironia. Helen Fielding la “vera” madre di Bridget, autrice del “Diario” che l’ha resa celebre consacrandola come autrice del genere letterario chick lit (letteratura per ragazze) produttrice e co-sceneggiatrice dell’intera trilogia, per la prima volta ha messo in scena una storia nuova che non compare nei suoi romanzi, alimentando la suspance dichiarando fin da principio che non avrebbe avuto a che fare con il già conosciuto terzo libro firmato da lei ‘Bridget Jones, che amore di ragazzo’  . Il film ha avuto una gestazione lunghissima: sarebbe dovuto uscire nel 2010 ma ci sono voluti altri sei anni per  portarlo a compimento. Esilarante, se si si ha bisogno di frivolezza, con un tenero finale a sorpresa. 
 
Francesca Tulli

Heretic

Giovedì 27 Febbraio 2025 17:05

Hugh Grant in un ruolo inedito, molto lontano dalle interpretazioni spassose e leggere, alle quali ci ha da sempre abituato in passato. Nonostante il personaggio da lui interpretato sia distante dal suo solito la prova che fornisce al pubblico è decisamente convincente. Nei panni di Mr. Reed si trasforma in un maniaco, studioso intransigente della religione, utilizzando questa sua ossessione per biechi scopi di perversione e sadismo. Hugh Grant è abile nel calarsi totalmente nella mente di un uomo disturbato attratto dal sacro per distorcere e manipolare a suo piacimento. La storia è un horror sostanzialmente classico nell' impianto. Due giovani ragazze "sorelle" appartenenti alla chiesa mormona denominata Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni si sposta all' interno della comunità per portare il messaggio a quante più persone possibili e fa visita domiciliare a chi esprime il desiderio di approfondire la dottrina che sottende a questa comunità di credenti. Le due novizie sono due ragazze che interpretano in modo impeccabile le contraddizioni e l'entusiasmo con cui un giovane può essere attratto e venire coinvolto da un ideale che sente puro e al quale non esita a dedicarsi anima e corpo pur di diffondere il verbo al quale crede. Opposte fisicamente: una mora, più forte e determinata, sicuramente più segnata dalla vita, l'altra bionda più ingenua e delicata, più infantile e più dolce. Entrambe unite e legate da una missione comune che le fa apparire complici e molto affini nonostante i percorsi di vita molto differenti.

Gli altri elementi presenti nella storia non sono molto originali. C'è una casa isolata al limitare del bosco, un clima esterno che si fa sempre più infausto, un tempo sospeso fra un' apparente normalità e un presagio oscuro. La regia fa un ottimo lavoro nel tenere costantemente sulla corda lo spettatore, anche se le intenzioni malvagie del padrone di casa sono facilmente intuibili già dalle prime battute e dalle prime mosse. Il gioco psicologico al quale l'eretico sottopone le sue vittime sacrificali è svelato quasi subito e si cela dietro una comune porta. Da questo punto in poi il film gioca tutte le sue carte appoggiandosi ad un' ottima sceneggiatura.

I dialoghi che vengono recitati sono di spessore, non sempre facili da seguire perché in alcuni passaggi forbiti e profondi ma conferiscono la giusta dose di drammaticità risultando sempre molto puntuali al contesto nel quale sono inseriti.

Lo spettatore è in ascolto di una predica che contiene svariati elementi culturali, rimandi e correlazioni che rendono il tutto molto logico e non fanno altro che alimentare interesse in un crescendo tensivo efficace. L' eretico ha una sua precisa teoria, la spiegazione è dettagliata, la circostanzia con esempi calzanti, la rafforza prendendo a prestito esempi nel campo musicale e anche servendosi di un gioco di società che ha cresciuto milioni di generazioni in tutto il mondo.

La colonna sonora che, in alcuni momenti diventa esplicativa per lo sviluppo della trama e congeniale ad accrescere la suspence, contribuisce a rendere tutto molto contemporaneo.  Non delude nemmeno il finale che, oltre ad inserire colpi di scena, si arricchisce anche di un messaggio di speranza che congeda in modo graduale, servendosi di un' immagine alquanto dolce e delicata. 

 

Virna Castiglioni