Fuoritraccia

Newsletter

Messaggio
  • EU e-Privacy Directive

    This website uses cookies to manage authentication, navigation, and other functions. By using our website, you agree that we can place these types of cookies on your device.

    View e-Privacy Directive Documents

Home » Recensioni » Visualizza articoli per tag: western
A+ R A-
Visualizza articoli per tag: western

Western Festival

Mercoledì 09 Maggio 2012 15:53

Dall’11 al 13 maggio, nel cuore di Orvieto, prenderà il via la prima edizione del Western Festival, manifestazione diretta da Sara Monacelli, interamente dedicata al west nelle varie declinazioni cinematografiche. L'omaggio è rivolto ad un genere che ha rappresentato, attraverso il mito delle frontiera, gli archetipi del cinema americano e che in Italia, con il filone dello “Spaghetti Western”, ha vissuto una stagione d’oro, consegnando alla storia capolavori che hanno influenzato la cinematografia moderna.

Attraverso la visione di classici, contributi video, interviste, documenti, fumetti, si tenterà di far rivivere le emozioni di un’epoca memorabile mediante la testimonianza diretta dei suoi protagonisti: attori, registi, sceneggiatori, compositori e tutti coloro che hanno contribuito a rendere unica quella fortunata stagione.

Il Festival sarà caratterizzato, al suo interno, da una serie di eventi e rassegne che verranno pian piano arricchiti con ulteriori iniziative.

Fra gli ospiti di questa prima edizione: Sergio Donati (sceneggiatore di molti film di Sergio Leone), Nino Baragli (storico montatore di pellicole fra cui “Il buono, il brutto e il cattivo” e “Giù la testa”), Claudio Mancini (produttore di “Giù la testa”), Paolo Eleuteri Serpieri (celebre disegnatore delle strisce si “Skorpio” e “Lanciostory”), Mauro Laurenti (fumettista e disegnatore di “Zagor”), Gianni Garko (protagonista di molte pellicole tra cui la serie di “Sartana”), Moreno Burattini (scrittore e soggettista di “Zagor”), Graziano Romani, Gianfranco Pannone, Lorenzo Bartoli, Raul e Gianluca Cestaro.

All’interno dell’evento vi sarà una mostra personale di Eleuteri Serpieri con settanta disegni originali, ospitata nel palazzo dei Sette.

Sarà inoltre allestita una sezione interamente dedicata al mondo del fumetto, una costola di Orvieto Comics con un’impronta Old Wild West.

Nel corso della manifestazione si potrà assistere, in assoluta anteprima, alla proiezione di “Sweetgrass”, docufiction sulla storia dei cowboy d'oggi.

Il Festival omaggerà i suoi più autorevoli ospiti con un premio creato apposta per l'occasione: la Stella di Latta, un riconoscimento simbolico alla carriera per l'importanza avuta nel diffondere il cinema di genere italiano in tutto il mondo.

 

Per il programma completo consultare www.westernfestival.it

 

Non uscirai vivo da questo mondo

Lunedì 24 Novembre 2014 16:45
Non uscirai vivo da questo mondo è il titolo di un cortometraggio diretto da Riccardo Papa e prodotto da Grapevine Studio nell’ambito dell'ultimo 48 Hour Film Project di Roma, un festival internazionale che mette alla prova la creatività di filmaker ormai da 14 edizioni. Secondo il bando si richiedevano infatti quarantotto ore di tempo per la realizzazione ex-novo di un corto, comprensivo di tutti i suoi step: sceneggiatura, riprese, regia, montaggio, costumi, colonna sonora, effetti, post-produzione e titoli. A garanzia di una costruzione inedita, si richiedeva la presenza di un personaggio da inserire obbligatoriamente nel plot (Carlo Maria o Carla Maria Fontana, archeologo/a), di un oggetto (una pennellessa) e di una frase (“A regime permanente la portata è costante”, primo principio di idrodinamica). Inoltre, per ogni team partecipante sarebbe stato sorteggiato un preciso genere cinematografico da interpretare.
Il lavoro del gruppo Grapevine ha raccolto la sfida aggiudicandosi i premi per i migliori costumi e per il miglior uso del genere, nonché una nomination per la miglior regia. 
Un western post-tecnologico ambientato nella periferia capitolina ha interpretato un eroe delle praterie nello scenario apocalittico del quartiere Centocelle. Il film rilegge in un gusto postmoderno gli oggetti archetipici dello spaghetti western, come cappi, orologi da taschino, sombreri, stellette, pistole, pianoforti e specchi. La desolazione metropolitana si impadronisce dei riconoscibili stilemi di scrittura registica del genere cinematografico, come i primissimi piani dei protagonisti, i campi lunghissimi, le angolazioni eccentriche, i colori caldi e le scazzottate. Il riferimento non si limita ad una mera citazione formale: si percepisce la tensione interiore della sfida e la forza emotiva della fatalità. Il Bildungsroman del picaro nella sua crociata personale contro il cattivo apre il western ad una lettura cosmopolita e futuribile, in un’epoca di disperata povertà, in cui ci sarà ancora spazio per la violenza, ma gli archeologi si preoccuperanno della benzina (chiamata “acqua-carbone”).
Le figure femminili coraggiose e combattive, così come il picaro, il cattivo e l’arlecchino (qui eccentrico nerd), icone del genere, abitano in modo inedito i paesaggi suburbani, evocando un contrasto con l’orizzontalità del vecchio West attraverso il tema di una ricerca verticale, rappresentata dal petrolio, e dall’ascesa dagli inferi, visualizzata nei gironi di cemento e graffiti dell’underground capitolino. 
Il personaggio interpretato con grinta da Francesco Castiglione, eroe maledetto e giustiziere, scuote lo spettatore con la stessa forza di un novello Franco Nero suburbano.
Estremamente raffinata anche la ricerca sui costumi, come confermato dal premio ad Ilaria Carannante: gli occhiali steampunk e la chioma cotonata dello sceriffo, così come le vesti stracciate dell’archeologa, sono efficaci simboli di un futuro malato e di una coscienza storica nichilista. 
La coinvolgente colonna sonora originale, tra cori morriconiani, armoniche e slide guitar, più che un semplice omaggio ai grandi maestri del genere, ne evoca gli echi e lo spirito. Lo stesso spirito che dall’amara vendetta sotto il torrido sole di Django si fonde alle atmosfere distopiche di George Miller. Come se Corbucci avesse incontrato Mad Max!
 
Rossella Catanese

Notizie dal Mondo

Mercoledì 24 Febbraio 2021 11:05

Desertico e segnato da feroci lotte interne, è il Texas che ci viene mostrato nel Notizie dal Mondo diretto da Paul Greengrass. Un luogo tanto maestoso quanto ostile che fa da scenario alla vicenda del capitano Kidd, il quale dopo la fine della guerra di secessione decide di dedicarsi ad un’attività itinerante mite ed utile alla comunità, ossia quella di leggere le notizie dal mondo, articoli di giornale per tutti coloro che non sanno leggere o che vogliono semplicemente essere intrattenuti. Durante uno dei suoi abituali spostamenti, il capitano Kidd si imbatte in una bambina bianca, miracolosamente scampata alla morte in un brutale attacco di fuorilegge alla carovana con cui viaggiava. Cresciuta in una tribù di pellerossa, la bimba non ricorda più le sue vere origini e così viene presa sotto l’ala del capitano, che toccato dalla vicenda, decide di condurla da alcuni lontani zii, le uniche persone che le restano al mondo. Un viaggio insidioso attraverso un Texas arido ed impervio, ma che nonostante gli spari e le impegnative traversate finirà per unire in modo inaspettato i due personaggi. Il film, tratto dall’omonimo romanzo firmato da Paulette Jiles e pubblicato nel recente 2016, ha il preciso intento di ispirarsi al filone del più classico western americano. Un omaggio delicato e sincero a quelle storie di grandi viaggi ed emozionanti sparatorie tra i monti stepposi del West, che tanto amava raccontare John Ford nei suoi film. Tracciando alcune di quelle situazioni piuttosto familiari al genere, Notizie dal Mondo ha l’ammirevole pregio di ritrarre in maniera limpida  i lineamenti di un paese diviso e segnato da profondissime piaghe, in cui l’ascolto delle notizie del giorno rappresenta il principale se non necessario antidoto ai problemi legati alla quotidianità. Nulla di più attuale. Difatti il Capitano Kidd non rappresenta altro che un telegiornale itinerante, che di città in città informa quella fetta di popolazione più umile sugli ultimi eventi accaduti nel paese. Il cuore pulsante della storia risiede perciò nella potenza delle notizie e nella loro autenticità, facendo leva su come spesso esse vengano manipolate da grandi soggetti per deformare eventi o nella peggiore delle ipotesi importanti pagine della storia. Un messaggio molto chiaro quello contenuto nel film di Greengrass, che però non gode di una sceneggiatura di ferro, capace di tenere alta l’attenzione durante tutto il racconto. Trattandosi già di un film con un’ambientazione e una storyline piuttosto statiche (il western si presta naturalmente a continue sospensioni temporali), la concatenazione degli eventi procede spesso a fatica rendendo poco fluida la visione. Soprattutto nella parte finale, si percepisce una certa pesantezza nel seguire con concentrazione quel che accade e probabilmente è la conseguenza diretta di un’eccessiva durata delle scene conclusive, un po' troppo vaghe. E così il film, se da un lato non gode di quella finezza che contraddistingue le migliori trame sul vecchio West, dall’altro porta a casa il compito di immergere lo spettatore in uno scenario selvaggio e allo stesso modo solenne che il cinema contemporaneo sceglie sempre troppo poco di ritrarre su grande schermo.  

Giada Farrace