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Il cacciatore e la regina di ghiaccio

Lunedì 04 Aprile 2016 14:24

Il primo film di questa saga, Biancaneve e Il Cacciatore (di Rupert Sanders, 2012), è una rivisitazione abbastanza imbarazzante della fiaba con protagonista Kristen Stewart di Twilight, nei panni di una  Biancaneve in armatura, che incantava gli animaletti in CGi e inciampava su ogni ramo del bosco. Il cacciatore e la Regina di Ghiaccio del regista esordiente Cedric Nicolas-Troyan, sequel e allo stesso tempo prequel del precedente, svincolato dall'ombra ingombrante della favola originale, è un soggetto nuovo, un fantasy per adolescenti che ammicca ad altri classici, decisamente più riuscito. La crudele Regina Ravenna (Charlize Theron) era stata sconfitta, dopo un lungo periodo di pace il suo specchio magico (quello delle sue "brame") torna a esercitare il suo oscuro potere e viene rubato. Sarà compito del buon cacciatore Eric (Chris Hemsworth) in compagnia di due nani (non sono più sette ma ci sono) recuperarlo in una lunghissima quest per i boschi. Durante una rissa da bar, quando il cacciatore sta per avere la peggio, una misteriosa donna viene in suo soccorso, Sara (Jessica Chastain) un'altra "cacciatrice" addestrata fin dall'infanzia insieme a lui nell'esercito personale della Regina di Ghiaccio Freya (Emily Blunt). I due, legati dal destino, hanno ben più dei ricordi di infanzia in comune. Al centro della vicenda c'è il lato oscuro del rapporto fra sorelle, l'invidia e la gelosia, quello che manca nel Frozen della Disney, a cui questo film strizza l'occhio più di una volta: quando la regina di ghiaccio entra sulla scena è impossibile non pensare alla canzone "Let It go". La camminata regale, l'abito imponente, il castello, i suoi poteri sono riconducibili ad una versione dark della Elsa amata dai bambini, sembra infatti che il figlio di Charlize Theron durante le riprese abbia detto a sua madre "mamma non sederti sul trono di Elsa" e questo la dice lunga. Chris Hemsworth con i capelli lunghi conserva il look vincente di Thor, il dio nordico che lo ha reso celebre nei cinemacomic della Marvel, e brandisce la sua ascia da cacciatore come il martello Mjolnir. Colleen Atwood, la costumista di moltissimi film di genere (spesso coinvolta nei film di Tim Burton) dà il meglio di sé nell'opulenza dei costumi delle donne: pietre, argento e dettagli finissimi, piume che sembrano scaglie d'oro, una goduria per gli occhi. Lo stesso merito ce l'ha Enzo Mastrantonio, il famoso make up designer di numerosi film e serial Tv italiani e internazionali  ( innumerevoli da Montalbano e Gomorra-la Serie a Moulin Rouge!  Titanic e Avengers: Age of Ultron ). Il dipartimento artistico ha plasmato (in computer grafica) delle creature inusuali, una bella sfida ad altri film con pretese ben più alte come (l'orrendo) Maleficent della Disney, nonostante molte delle persone coinvolte siano le stesse. L'intera pellicola è una eco dei miti nordici e di film già visti, azzardando un paragone esagerato, gli appassionati penserebbero a Labyrinth (1987) se gli descrivessero un fantasy dove c'è una ragazza di nome Sara che viene spiata attraverso gli occhi di un gufo, cercando la città dei Goblin, ma è proprio per questo gusto retro che, spostandosi dalla fiaba riveduta e corretta per adolescenti, fa acquistare a questo film l'aspetto di una avventura per ragazzi senza pretese ma di ottima fattura. 

 
Francesca Tulli

Biancaneve

Sabato 22 Marzo 2025 20:20

"Biancaneve" in questo nuovo remake della fiaba classica è la sola vera protagonista e nessuno degli altri personaggi ha davvero la forza e la spinta giusta per emergere. Rachel Zegler nei panni della principessa orfana è di una solarità e dirompenza che appanna tutto il resto. Il film, per certi aspetti, non si discosta dal classico che vide la luce nel 1937. Quando si attiene all'originale funziona decisamente meglio. Gli stessi abiti che sono indossati ricordano in modo preciso quelli storici che sono entrati nell'immaginario collettivo. Non ci sono deviazioni, cambi di rotta, tutto sembra riportare indietro nel tempo. Quando il film, invece, prende le distanze dalla trama tradizionale, e purtroppo lo fa spesso, lo fa sempre in modo maldestro. Del film funziona molto meglio la parte recitata che non quella animata. I sette nani non sono decisamente all'altezza di tutto il resto. Ma già dal titolo scelto siamo edotti a pensare che in questo remake non siano stati considerati così importanti ma trattati alla stregua di una mera appendice che si mantiene solo per non snaturare del tutto la storia. Appaiono però un intermezzo che sembra preso da un altro film e montato poi in fretta con la parte rimanente. La partitura musicale è invece sorprendente, i testi sono ricchi di significato e accompagnano la crescita di questa bambina che però non si chiama più in questo modo perché ha la pelle candida (e infatti l'attrice, pur essendo straordinaria, non la possiede) ma perché è nata in una notte di bufera e ha saputo sconfiggere il generale inverno. C'era proprio bisogno di dare una spiegazione o si poteva soprassedere in altro modo? Purtroppo non è la sola forzatura alla quale si assiste. Un eccesso di politicamente corretto che ha davvero un po' stancato. Il cuore del capriolo che avrebbe dovuto ingannare la perfida regina è diventata una mela rossa (sarebbe stato meglio non mostrare affatto il contenuto e non suscitare una gratuita ilarità), il principe azzurro che dovrebbe salvare la principessa è diventato un amico speciale (ma non è la differenza più grave) perché è pure un bandito e un suddito, il bacio salvifico non è più un bacio vero e appassionato, è un appoggiare le labbra per svegliarla soltanto.  Sarà lei a fare tutto, a conquistare di nuovo il suo regno perché questa Biancaneve del 2025 è impavida, fiera, onesta e vera ma soprattutto basta a sé stessa e sa affrontare da sola la temuta Regina che si disintegra al suo cospetto. La presenza scenica di Biancaneve è nettamente superiore e relega sullo sfondo tutto quello che ha intorno. Più che una principessa buona e remissiva è diventata una virago pronta ad ad affrontare ogni avversità. Mette in riga anche i nani e, non crolla più addormentata perché ha rassettato la casina nel bosco ma, come un generale di ferro li fa diventare un'impresa di pulizie sotto la sua supervisione. Le coreografie sono un po' pacchiane ma nel complesso sontuose e sapranno conquistare le piccole donne alle quali il film è principalmente destinato. Potrebbe sembrare una debacle ma, in realtà, questa fiaba ha in sé un potere intrinseco talmente forte e sprigiona così tanta magia e un sempiterno fascino che nessuna operazione bislacca di renderla più attuale e in linea con i tempi di una società che si preoccupa più del linguaggio che di cambiare in meglio la sostanza delle cose, potrà mai scalfire.

Virna Castiglioni