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Carnage

Giovedì 29 Settembre 2011 21:45 Pubblicato in Recensioni

 

La settimana scorsa ho vissuto il piacevole ritorno alla sala dell’Eurcine, che ricordavo come una delle più confortevoli di tutta Roma. Anche questa ovviamente è stata “frantumata” in 4 mini-sale, ma per fortuna il film scelto era proiettato nella sala più grande e di conseguenza l’impatto traumatico sulla mia memoria è stato notevolmente attutito.

Il film che ho deciso di vedere è stato il nuovo di Roman Polanski “Carnage” fresco reduce dal Festival di Venezia. Plot e messa in scena di assoluto stampo teatrale, due sole inquadrature in esterno a camera fissa nei titoli di testa e nei titoli di coda. Tutto il film si svolge in un appartamento della migliore zona di Brooklyn a NYC. Quindi ci si potrebbe aspettare una cosa tipo “Repulsion” o “La morte e la fanciulla” o ancora “L’inquilino del terzo piano”. Niente di tutto questo: nessun giallo, nessun noir, nessuna “ossessione polanskiana”. Il film è una vera e propria commedia, brillante molto ritmata in perfetto stile Woody Allen con una sceneggiatura scoppiettante tratta dalla omonima pièce teatrale di Yasmina Reza “God of carnage” ovvero “Il dio della carneficina” titolo enfatico che invece per Polanski, come titolo del film, resta semplicemente, tremendamente, soltanto: “Carneficina”.

I protagonisti della storia sono due ragazzini che vediamo appunto solo all’inizio e alla fine, in esterno, da lontano, nemmeno riconoscibili (a proposito uno dei due è il figlio di Roman e vi sfidiamo a indovinare se è la vittima o l’autore del gesto che da il “La” al film). Chi invece irrompe dalla prima scena all’interno dell’appartamento sono loro quattro. Gli attori/genitori/attori che danno una immagine spaventosa della borghesia contemporanea, della upper class newyorchese ma non solo. Potremmo essere tutti noi al loro posto, a cercare di “mediare” una situazione banalissima e di riuscire, come loro, a tirar fuori il peggio di noi. Questa maschera di solidarietà e belle parole che ogni tanto cade e mostra tutte le nostre cicatrici, la nostra non-volontà di capire l’altro, magari attaccandoci ai nostri ridicoli totem, oggetti ridicoli come tazzine decorate, cataloghi di mostre d’arte, whiskey single malt, sigari tropicali, maglioncini sportivi, camicie firmate e stirate, palmari, iPad, iPhone... tutto “ai”...

Polanski non immette il giallo, non crea suspence, non serve più: gli è sufficiente “smascherare” due coppie per creare l’orrore, il massacro: appunto il dio della carneficina.

Qualcosa su questa nuova onda polanskiana si era già avvertita con il precedente “L’uomo nell’ombra” altro film legato a doppio filo con l’attualità, la corruzione e il malessere borghese.

Anche li il “teatrino” era quello di persone artificiose che fra l’altro occupano posti rilevanti nella nostra società. Beh i sottointesi e le allusioni di Polanski sono ancora più feroci in questo “Carnage” dove il malessere per gli atteggiamenti squallidi e banali non è più metaforico: tu ami l’arte? e io ti ci vomito sopra... hai i tulipani più costosi del quartiere? e io te li distruggo... il tuo bellissimo e utilissimo iPhone? te lo immergo nell’acqua!

Non so quanti degli spettatori ridessero (infatti non molto e non molti) perché si ritenessero non-coinvolti in questa “Carneficina” ma una cosa è certa, non è possibile dopo questo film addormentarsi tranquillamente... quindi, chapeau a Roman che pur cambiando le armi rinnova antiche provocazioni e coinvolgimenti. Lo stile alla Hitchcock (impossibile non pensare a “Nodo alla gola” per la messa in scena del dramma) da al film un respiro cinematografico di valore, senza restare ancorato alla ripresa “teatrale”.

Il finale con i due ragazzini lontanissimi da noi che nemmeno riusciamo a sentirli, figuriamoci capirli, mi ha invece inevitabilmente riportato alla mente il finale dello splendido film di Haneke “Cachè”. Non a caso anche li i “mostri” erano le coppie adulte, borghesi ed emancipate.

Marco Castrichella

Sony Ericsson Mobile Festival

Venerdì 23 Settembre 2011 09:17 Pubblicato in Concorsi

Al via il Sony Ericsson Mobile Festival- Moving People Making Movie, un concorso innovativo e originale che si rivolge ad un vasto pubblico di creativi, artisti e giovani autori, chiamati a realizzare cortometraggi o videoclip musicali utilizzando unicamente dispositivi mobili in sostituzione della videocamera.

Nessun limite alla creatività e all’immaginazione: dal 3 settembre 2011 fino al 30 aprile 2012 videomakers e creativi della Rete saranno chiamati sulla piattaforma mobilefestival.it a sperimentare le possibilità narrative e poetiche che un dispositivo mobile può offrire attraverso un contest creativo che prevede due categorie di partecipazione: Short Movies e Videoclip.

Sempre più piccoli, maneggevoli e pronti all’uso, gli smartphone sono infatti oggi uno strumento perfetto per vivere esperienze d’intrattenimento uniche. La tecnologia consente di creare e sperimentare grazie a dispositivi alternativi e facili da usare, ma che garantiscono comunque prestazioni eccellenti in termini di qualità video e audio.

I filmmaker potranno partecipare realizzando una o più opere per una o entrambe le categorie. I video dovranno essere girati utilizzando solo ed esclusivamente un telefono cellulare.

I contributi selezionati come finalisti alla fine di ogni bimestre, verranno ulteriormente esaminati dalla giuria e i vincitori, che saranno annunciati nel corso dell’edizione 2012 di Circuito OFF, riceveranno un premio in denaro (montepremi complessivo 18 mila euro) come primo passo verso una carriera di successo.
Alberto D’Onofrio e Leandro Manuel Emede, saranno i due testimonial del progetto che insieme a professionisti d’eccezione, tra cui Mara Sartore, Direttrice di Circuito OFF Venice International Short Film Festival, Maurizio De Palma, Head of marketing Sony Ericsson Italia e Andrea Rosi, Amministratore Delegato di Sony Music, fanno parte dell’autorevole Giuria, che per tutta la durata del concorso avrà il compito di selezionare i video candidati.


Terraferma

Giovedì 22 Settembre 2011 20:28 Pubblicato in Recensioni

 

Si completa con “Terraferma” la – quasi involontaria – trilogia sul mare di Crialese. Dopo “Respiro” e “Nuovo Mondo”, con quest'ultima fatica, il regista fa parlare e riflettere il pubblico di Venezia in particolare per l'attenzione prestata ai fatti di cronaca e per la ricerca di un' estetica davvero notevole, pur specificando che l'isola del film è un'isola fantastica.

Il regista infatti più volte prende le distanze dalle vicende che vedono protagonista Lampedusa e, allo stesso modo, esprime la sua volontà di non voler essere banale e di non voler in nessun modo far diventare il suo film “l'ennesimo film sull'immigrazione”. Nonostante questo, l'opera di fatto “incentrata sul tema dell'immigrazione”, è senza dubbio associabile a qualsiasi piccola realtà lampedusana, e altrettanto inevitabilmente a tratti scontata.

Toccante in molte scene - come talvolta solo un film banale può essere - diligente e forse spietato nel descrivere una società spaventata dallo straniero, il film racconta la storia di due donne, che entrambe vogliono un futuro migliore, in un posto migliore, per loro e per i propri figli.

Filippo - uno dei due figli - ventenne orfano di padre, vive con la madre Giulietta e il Nonno Ernesto, un vecchio pescatore che pratica la legge del mare da sempre e con fatica riesce ad accettare le nuove leggi, che vietano di dare soccorso agli immigrati in mare. Durante una battuta di pesca, Filippo ed Ernesto salvano dall'annegamento una donna incinta e il suo bambino, e eludendo finanza e burocrazia, decidono di prendersi cura di loro, almeno fino a quando non avranno la forza di riprendere il loro viaggio .

Drammatica e intensa la Giulietta di Donatella Finocchiaro, che nei giochi di luci ed ombre ricorda le madonne del Caravaggio, dal mento arricciato e le sopracciglia aggrottate. Fin troppo calzante il Nino “grottesco” di Beppe Fiorello.

Renilde Mattioni

Donkey Art Prize

Lunedì 12 Settembre 2011 17:40 Pubblicato in Concorsi

scadenza del bando: 15/02/2012

mese dell'evento: febbraio 2012

Dopo il grande successo della prima edizione del concorso internazionale Donkey Art Prize 2010, con la presentazione dei migliori 100 lavori nelle più prestigiose gallerie d’arte di New York, Milano, Londra e Los Angeles, riaprono le iscrizioni per l’edizione 2011, ancora più ricca di novità.
L’importante concorso di arte internazionale è organizzato dall’Associazione Culturale Blindonkey, nata con l’obiettivo di fondere insieme il mondo sempre in evoluzione dell’arte, della moda e della musica per creare un network mondiale di artisti delle diverse discipline. Creare una serie di eventi, mostre, sfilate e performance musicali a livello internazionale affinché gli artisti partecipanti abbiano la possibilità di esprimere la propria arte e il proprio punto di vista sviluppando interesse e confronto all’interno di una comunità sempre più internazionale di nuovi talenti.
Donkey Art Prize 2011, patrocinato per il primo anno dalla Regione Veneto, è un concorso a tema libero che premia i migliori artisti internazionali. Da quest’anno, alle discipline Pittura, Fotografia/Digital Art, si affianca una nuova categoria di partecipanti: Video Installazioni.

QUOTA DI PARTECIPAZIONE35 euro

 

premi:
€ 5000 mostre internazionali

modalità d'iscrizione:
Online al sito internet www.donkeyartprize.com
via posta
Vedi Bando!

link da cui scaricare la documentazione per l'iscrizione:
» http://www.donkeyartprize.com/descrizioni/regulationIta.pdf