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Mentre attende l’uscita nelle sale cinematografiche del suo esordio dietro alla macchina da presa, Iron fighter, di cui è anche protagonista, e sulle piattaforme streaming sono già disponibili da tempo Karate man, in cui è stato diretto da Claudio Fragasso, e Assassin club di Camille Delamarre, che lo vede al fianco di star internazionali quali Henry Golding (G.I. Joe: Snake eyes), Noomi Rapace (Uomini che odiano le donne) e Sam Neill (Jurassic park), l’attore e sportivo Claudio Del Falco è reduce dall’ennesimo trionfo nell’ambito delle arti marziali.

 

Il giorno 29 Ottobre 2023, infatti, si è aggiudicato per la seconda volta il titolo di campione del mondo ai campionati mondiali unificati di karate WTKA svoltisi a Marina di Carrara (MS).

D’altra parte, chi segue Del Falco sa benissimo che, da sempre, dedica la propria vita all’attività sportiva e, al contempo, a rendere giustizia alle arti marziali nell’ambito del grande schermo italiano (che sembra da ormai troppo tempo aver dimenticato il genere), per il quale ha interpretato anche l’action movie MMA Love never dies di Riccardo Ferrero.

A proposito di questa sua nuova conquista Del Falco, da molti considerato il Jean-Claude Van Damme italiano, ha dichiarato: “Dedico questa vittoria a tutte le persone che mi vogliono bene e che mi sono state vicine in questi anni. Vi aspetto tutti al cinema per vedere Iron fighter, fight / action movie da non perdere assolutamente. Una vera novità nel panorama cinematografico italiano, dove, oltre allo splendido cast, potrete ammirare i migliori marzialisti italiani”.

 

Mentre attende l’uscita nelle sale cinematografiche del suo esordio dietro alla macchina da presa, Iron fighter, di cui è anche protagonista, e sulle piattaforme streaming sono già disponibili da tempo Karate man, in cui è stato diretto da Claudio Fragasso, e Assassin club di Camille Delamarre, che lo vede al fianco di star internazionali quali Henry Golding (G.I. Joe: Snake eyes), Noomi Rapace (Uomini che odiano le donne) e Sam Neill (Jurassic park), l’attore e sportivo Claudio Del Falco è reduce dall’ennesimo trionfo nell’ambito delle arti marziali.

Il giorno 29 Ottobre 2023, infatti, si è aggiudicato per la seconda volta il titolo di campione del mondo ai campionati mondiali unificati di karate WTKA svoltisi a Marina di Carrara (MS).

D’altra parte, chi segue Del Falco sa benissimo che, da sempre, dedica la propria vita all’attività sportiva e, al contempo, a rendere giustizia alle arti marziali nell’ambito del grande schermo italiano (che sembra da ormai troppo tempo aver dimenticato il genere), per il quale ha interpretato anche l’action movie MMA Love never dies di Riccardo Ferrero.

A proposito di questa sua nuova conquista Del Falco, da molti considerato il Jean-Claude Van Damme italiano, ha dichiarato: “Dedico questa vittoria a tutte le persone che mi vogliono bene e che mi sono state vicine in questi anni. Vi aspetto tutti al cinema per vedere Iron fighter, fight / action movie da non perdere assolutamente. Una vera novità nel panorama cinematografico italiano, dove, oltre allo splendido cast, potrete ammirare i migliori marzialisti italiani”.

 

Foto di famiglia

Mercoledì 18 Ottobre 2023 13:35 Pubblicato in Recensioni

Si dice ispirato a una storia vera il secondo e ultimo lavoro, in ordine di tempo, del regista giapponese Ryota Nakano.

La scena si apre con le immagini di una veglia funebre dedicata al padre del protagonista : Masashi

Asada, di professione fotografo.

Poi un flashback al 1989, gli anni in cui Masashi e il fratello erano ragazzini e i loro caratteri già somigliavano alle loro personalità da adulti: Masashi ribelle ed estroso e Yukihiro cauto e responsabile.

La famiglia Asada, è una famiglia inusuale per gli anni 80: la madre lavora come infermiera e il padre si occupa dei figli e della casa. Lui amava fare le foto e ogni anno ne scattava una ai figli (l’ultimo dell’anno) e poi le raccoglieva in un calendario gelosamente conservato negli anni. Masashi aveva la stessa passione del padre. Una sera, dopo una serie di incidenti domestici, si ritrovò con tutta la famiglia nell’ospedale dove lavorava la madre, ognuno con delle ferite da suturare. Lì fu la prima volta che la famiglia fu inclusa nel sogno di Masashi quando ebbe l’idea di rappresentare tutta la famiglia il giorno in cui tutti insieme si ritrovarono in ospedale.

La famiglia diventa così il soggetto preferito di Masashi. Comincia a ritrarla in ogni ruolo partendo dalle aspirazioni disattese del padre che voleva diventare pompiere e si è ritrovato invece a gestire la casa e i figli. Masashi raffigura così la famiglia come una squadra di pompieri, come dei killer, come dei ladri, come dei piloti di formula uno e così via, facendo loro interpretare quei ruoli che mai avevano o avrebbero potuto interpretare nella vita. Ne compone un album e poi un libro che riesce, col tempo e dopo numerosi flop, a pubblicare rendendolo un fotografo di fama. Parte importante del twist plot della sua vita sarà Wakane, la ragazza, sua musa, che aveva, da ragazzina, fotografato sorridente sul molo e che poi sarà uno dei motori del suo successo.

 “Sono pronto a viaggiare ovunque per fotografare la tua famiglia” si legge sull’ultima pagina del libro di fotografie di Masashi. E questa frase viene interpretata alla lettera da uno dei suoi lettori che lo chiama a ritrarre lui e la sua famiglia. Da lì inizia il viaggio tra le immagini familiari giapponesi che Masashi rende vive, impresse sulle foto, riuscendo a estrapolarne l’essenza con un’iconografia ironica e rappresentativa.

Le foto diventano il paradigma su cui fondare i baluardi dei ricordi personali e familiari. Masashi ne comprende l’importanza reale nel 2011, dopo che un forte tsunami distrugge le case e le vite di molte famiglie giapponesi. Comincia la sua attività di volontario e, insieme ad altri ragazzi, decide di cercare le foto tra i detriti, pulirle, appenderle e permettere a chi ha perso tutto, di trovare le immagini sfocate dei propri ricordi.

“Le foto rendono i ricordi tangibili e ci danno la forza di andare avanti” dice uno dei personaggi.

Il film si muove delicatamente sui calcinacci delle case e sui detriti dell’anima che lo tsunami del 2011 aveva prodotto e, come in uno scrigno segreto, racchiude i sentimenti del protagonista liberandoli solo verso la fine della narrazione, quando si manifesta la consapevolezza di come il suo lavoro possa essere il veicolo della nostalgia di chi è ritratto.

E la pellicola ha in effetti un suo tono nostalgico seppure mai tragico, nonostante l’evento raccontato verso la metà della trama. Si nutre delle speranze e delle emozioni sospese di chi cerca un appiglio per non desistere. La famiglia Asada è il paradigma di tutte le famiglie del Giappone e del mondo, rappresentando l’idea che ognuna è speciale a suo modo.

La composizione narrativa si sviluppa con rimandi metanarrativi rispondendo alle regole del buon cinema. C’è stile ma l’efficacia del tema è forse sacrificata da una prolissità un po’ ridondante che ne impoverisce l’aspetto semantico seppure riesca a conservare quello simbolico del messaggio filmico.

 

Valeria Volpini

Normale

Giovedì 12 Ottobre 2023 13:26 Pubblicato in Recensioni

Una commedia dolceamara è l' ultimo lavoro del regista francese Olivier Babinet che porta sullo schermo una storia adolescenziale che parla anche agli adulti.

Lucie è la figlia sognatrice di William, un uomo disoccupato che convive con la sclerosi multipla e che fa fatica ad occuparsi degli affari pratici di una vita comune.

Lucie è un'adolescente diversa dagli altri. Ha uno stile poco convenzionale e parla a se stessa con la grazia e l'ambizione di chi porta i suoi pensieri su un diario che è il custode delle sue prospettive.

Nonostante l'aspetto poco adulto: grossi occhiali tondi, capelli malamente raccolti in una coda poco accurata e vestiti oversize, si occupa da sola del padre malato da cui rischia di essere allontanata a causa di un’indagine dell'assistenza sociale che ne tutelerebbe la condizione di minore.

Lucie deve pensare sempre a tutto; è la madre di suo padre è la responsabile della sua piccola famiglia a due. Nonostante i ruoli invertiti William è un padre fantasioso, travolge la figlia e la rende protagonista di una vita speciale a suo modo. Lucie la vita speciale la sogna e la anela. Non ha molti amici se non  un ragazzo della sua scuola un po’ strambo e dai gusti inusuali tanto quanto lei. Riesce a esperire il suo senso di vuoto e il desiderio di riempirlo di straordinarietà solo con il suo nuovo amico, custode anche lui del mondo nascosto della ragazzina protagonista.

In un film dove la normalità è messa in discussione e la realtà è rappresentata al contrario, come in uno specchio deformato, dove la commedia incontra la malinconia e il ruolo filiale è soppiantato da quello genitoriale, il regista porta sullo schermo una storia elegante e delicata che si nutre dello spirito adolescenziale dell’America degli anni 90.

La voce fuori campo è proprio quella di Lucie che si racconta in terza persona come la protagonista del film della sua vita che deve però ancora iniziare.

Valeria Volpini

Dogman

Martedì 12 Settembre 2023 13:18 Pubblicato in Recensioni

Il film di Besson si apre con una citazione poetica che racchiude il senso di tutta la pellicola. "Ovunque ci sia un infelice Dio gli invia un cane".
In questa storia drammatica, infatti, gli unici soccorritori, compagni fedeli che non tradiscono mai, sono proprio gli animali.
Douglas è un bambino sensibile che vive con un padre e un fratello maggiore violenti e una madre troppo debole, incapace di opporsi e costretta essa stessa alla fuga per salvarsi.
I cani che, per il padre orco e il fratello maggiore sono solo motivo di affari, diventano invece per Douglas l'unico aiuto per rimanere in vita. Gli unici angeli custodi di un'esistenza che di umano ha davvero ben poco. Costretto dalla cieca violenza di un genitore disturbato e anaffettivo a convivere nella gabbia insieme a una muta di cani saprà amarli e venire amato da loro al suo grado massimo. Nel momento dell'estremo pericolo saranno i soli ad intervenire e a cambiarne le sorti. Grazie all'intervento dei fedeli amici a quattro zampe per Douglas inizierà una nuova vita libera ma ugualmente costretta e limitata.
L'attore protagonista (uno strepitoso, convincente e credibile Caleb Landry Jones) offre un'interpretazione intensa e commovente di un personaggio ai margini, con un doloroso passato e un complicato presente, alla ricerca di un briciolo di amore che possa riequilibrare le sorti di un'infanzia violata, calpestata, umiliata e mutilata sotto ogni aspetto.
Un lavoro interessante viene eseguito sulle musiche e la colonna sonora firmata da Eric Serra che accompagna i momenti topici e le tappe salienti della pellicola. I brani scelti sottolineano, in maniera incisiva, gli stati d'animo che scaturiscono dalle azioni che compiono i personaggi. Besson con "Dogman" torna in grande spolvero presentando una favola nera con un assoluto attore fuoriclasse istrionico e camaleontico.
Nello sviluppo della trama sono ben calibrati i molteplici flashback, ben posizionate le parti di pura azione e si arriva ad una conclusione potente e di grande afflato emotivo. Il racconto appare in tutte le parti avvincente e, sebbene non sia sempre credibile per eccessi e forzature soprattutto quando a recitare sono i tanti cani presenti sulla scena, il grande pregio è quello di tenere incollati allo schermo per constatare che alla fine tutto si incastra e gira nel modo giusto. L'intensità dei dialoghi sono resi ancora più magnetici da un gioco di primi piani e inquadrature molto strette che colgono anche le più piccole variazioni di pensiero e rimandano alle gradazioni emotive che mutano anche in modo repentino, restituendo anche le più piccole differenze in modo autentico ed estremamente realistico. Il trucco è  un altro potente mezzo tecnico utilizzato sfruttando le sue elevate potenzialità e riportando in vita icone del passato che hanno in comune con il personaggio della storia vite difficili e drammi personali che le hanno segnate nel profondo, relegandole a infelicità croniche. In questo nuovo lavoro ritroviamo i personaggi cari al primo Besson, quei reietti scomodi affascinanti e carismatici, ultimi nella scala sociale che racchiudono in se profondità abissali, nei quali ci si perde per poi ritrovarsi con tutte le risposte. Un film potente nell' impianto, con una storia al limite del credibile che lascia attoniti, stupiti e commossi.
Come asseriva anche il filosofo Arthur Schopenhauer “chi non ha mai posseduto un cane, non sa cosa significhi essere amato”.

David Siena