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Non Essere Cattivo. Laboratorio: Come produrre un film da Oscar

Martedì 27 Ottobre 2015 16:40 Pubblicato in News
Parte il 30 ottobre , alle ore 9, presso il dipartimento di Storia dell'arte e spettacolo, in via dei volsci 122, il laboratorio di produzione cinematografica curato da Simone Isola, produttore del film di Claudio Caligari, “Non essere cattivo”, film selezionato per rappresentare l’Italia agli Oscar 2015. A integrare le lezioni frontali sono previste esercitazioni con gli studenti. Il laboratorio che si svilupperà in sei appuntamenti  ciascuno della durata di due ore, è gratuito ed è rivolto prevalentemente agli studenti del Dipartimento di Storia dell’arte e Spettacolo.
 
 
Simone Isola è tra i fondatori della KimeraFilm, casa di produzione nata nel 2009 e rapidamente emersa come una delle realtà più interessanti del panorama italiano degli ultimi anni. Impegnata nella produzione di film di finzione e di documentari, KimeraFilm sta affrontando un percorso di crescita, caratterizzato dalla profonda convinzione che l'approccio autoriale e quello commerciale al mezzo audiovisivo possano viaggiare di pari passo. Nel 2014 per KimeraFilm esce in sala “La mia classe” di Daniele Gaglianone con Valerio Mastandrea, candidato ai Nastri d'Argento 2014 nella categoria docu-fiction; per la stessa edizione della prestigiosa manifestazione vince una menzione speciale “Bertolucci on Bertolucci” di Luca Guadagnino e Walter Fasano. Alla Mostra del cinema di Venezia 2015 KimeraFilm presenta “Non essere cattivo”, selezionato per rappresentare l’Italia agli Oscar.  
E’ proprio affrontando in dettaglio il caso di studio di “Non essere cattivo” che il laboratorio si propone di fornire agli studenti le nozioni di base della professione di produttore cinematografico, dalla creazione del progetto alla costruzione del set, dal casting alla distribuzione e alla campagna di lancio.
 
“Non essere cattivo” 
Opera postuma del regista cult Claudio Caligari, già autore di “Amore tossico” (1983) e “L’odore della notte” (1998), “Non essere cattivo” è il racconto di una periferia degradata e senza via d’uscita, segnando un ritorno a temi e atmosfere care al regista. In questa Ostia anni Novanta, sotto la lente d'ingrandimento c'è la fenomenologia della tossicodipendenza nei due “Accattoni in discoteca”, come li definiva Caligari nelle sue note di regia, Cesare e Vittorio, interpretati efficacemente da Luca Marinelli e Alessandro Borghi. Con la candidatura agli Oscar, l’eco del successo conseguito in patria è arrivato anche a Hollywood, dove il prossimo 14 gennaio si deciderà la cinquina in lizza per il premio al Miglior film straniero.
 

Crimson Peak

Giovedì 15 Ottobre 2015 08:08 Pubblicato in Recensioni
Il regista messicano Guillermo del Toro viene definito in tanti modi, sceneggiatore, autore, scrittore, collezionista, Maestro di genere. Famoso per la sua precisione e attenzione per i dettagli, ha un gusto inconfondibile e firma ogni sua fantasia con passione prendendosi i rischi del caso, spesso frenato dalle case di produzione e dalla critica ma acclamato dai suoi sostenitori. Crimson Peak è nato così dalle pagine della sua agenda, disegnato anni fa, fedele a quel soggetto in ogni dettaglio è una “gothic romance” e come tale ne conserva la dolcezza e l’inquietudine come Jane Eyre, il figlio dello scrittore Stephen King l’ha definito una versione “insanguinata de l’età dell’Innocenza”. Agli inizi del 900 Edith Cushing (Mia Wasikowska) è una giovanissima scrittrice di romanzi, osteggiata per i contenuti delle sue storie tutt’altro che romantiche non adatte ad una donna, piene di fantasmi e suggestioni dell’infanzia. Vive a Buffalo sola con il padre (come nella “Bella e la Bestia”) corteggiata da Alan McMichael (Charlie Hunnam) il “dottorino” che la conosce da quando era bambina. Lo straniero venuto dal vecchio continente per fare fortuna il baronetto Sir Thomas Sharpe (Tom Hiddleston) cerca lavoro come ingegnere nell’ufficio di suo padre e la incontra per caso e come in ogni buon libro, dal primo istante in cui si guardano negli occhi i due si innamorano perdutamente. Vivono una favola meravigliosa, tra balli e passeggiate nel parco, ostacolati dal padre della ragazza che non sopporta né lui né i suoi macchinari moderni (fortemente steampunk) e visti con sospetto dall’accigliata sorella di lui Lady Lucille Sharpe (Jessica Chastain) che fin da subito condivide con il fratello dei macabri piani per il futuro. Del Toro ha più volte ricordato che nella tradizione queste vicende finiscono con il matrimonio, che porta inevitabilmente ad un lieto fine ma non è il caso di questa pellicola. Giunti in Inghilterra come marito e moglie, lui le mostra la sua nuova casa, un maniero spettrale dove le assi di legno del pavimento affondando nell’argilla rossa del sottosuolo, il soffitto cede alle intemperie facendo circolare nell’aria foglie morte e polvere secolare, sui muri si muovono indisturbate grosse falene notturne. Per i due innamorati non c’è altra scelta, la ricchezza economica degli Sharpe è la dimora che hanno ereditato è parte di loro li costringe come se fosse viva, a restare chiusi dentro quelle mura come fossero insetti in una giara. Edith e Lucille dividono lo stesso tetto, due donne opposte, una apparentemente fragile, ingenua, solare, vestita di bianco, l’altra apparentemente forte, sicura di se, passionale, crepuscolare, vestita sempre a lutto e visibilmente squilibrata. La farfalla e la falena. Sono loro le protagoniste, le donne che sono capaci di sopportare tutto per amore, l’amore visto come una forza distruttiva e incontrollabile che le distrugge, le cambia. L’amore che ci “trasforma tutti in mostri” (tema anche affrontato dallo stesso nella serie TV The Strain) il più oscuro dei sentimenti umani. Crimson Peak è stato da subito bollato dai media come “il film con la casa dei fantasmi” ma il regista ha invertito la definizione spiegando che si tratta più di una storia con “dei fantasmi all’interno” e ha dichiaratamente evitato ogni facile inquietudine che viene generata nello spettatore quando in un racconto ci sono possessioni demoniache esorcismi e interventi del diavolo. Le presenze non sempre al centro della vicenda sono i silenziosi spettatori della vita di Edith, il film non fa nessun riferimento allo spiritualismo religioso. Cos’è un “Fantasma” per Del Toro viene spiegato benissimo nel suo film “spagnolo” La Spina del diavolo a cui Crimson Peak deve molto in auto citazioni e parallelismi concettuali, il fantasma è un ricordo, qualcosa di “indelebile” che non potrà mai essere eradicato del tutto. Le creature si muovono con le mani scheletriche di Dough Jones, contorsionista, attore e animatore, famoso per aver interpretato “l’uomo pallido senza occhi” de Il labirinto del Fauno. Gli enormi set plasmati dal nulla sono interamente artigianali, la stessa dimora è costruita su tre piani dotati di stanze multi funzionali carrucole e ascensori come a teatro, la cornice della collina rossa dove ha le fondamenta, dà l’impressione di un set esterno su di una altura innevata ma è in verità un capannone dove la nebbia finta fa perdere la concezione dello spazio. Illusioni ottiche e fotografia tecnicolor con forti tonalità di blu e rosso alla Lamberto Bava. I costumi sono realizzati con dettagliatissimi ricami e stoffe realmente antiche da Kate Hawley (costumista de Lo Hobbit). La colonna sonora di Fernando Velazquez ci accompagna dall’inizio con la più “creepy” delle ninne nanne. Visibilmente ineccepibile non va incontro ai gusti di tutti, chi si aspetta di vedere un horror da “salto sulla sedia” può restare a casa a guardarsene uno in dvd, lo stesso vale per chi si aspetta un film d’azione dal ritmo frenetico e non guarderebbe mai un adattamento di un libro di Jane Austen alla tv. Il film è un incubo meraviglioso consigliato a chi non ha mai smesso di leggere i romanzi d’amore e a sognare nel bene e nel male.
 
Francesca Tulli
 

Festival del Cinema di Roma. Il cinema incontra le arti

Mercoledì 14 Ottobre 2015 15:51 Pubblicato in News
Sabato 17 ottobre prossimo a partire dalle 16.30, presso lo Spazio Roma Lazio  Film Commission (Villaggio Ospitalità Festival di Roma, Auditorium Parco della Musica, fronte Red Carpet), l’Associazione Culturale RomArtEventi presenta tre importanti iniziative, a cura di Francesca Piggianelli, dedicate all’incontro fra il Cinema e le arti: . Un incontro ravvicinato con i protagonisti del cinema, della musica, della letteratura e del teatro in nome della fascinazione della settima arte. In questa circostanza verranno anche annunciate alcune anticipazioni della tredicesima edizione di Roma Videoclip – il cinema in incontra la musica che avrà luogo presso la Casa del Cinema il 17 novembre prossimo e Festa del videoclip.
 
 
 
Ore 16.30 Presentazione della XIII Edizione Roma Videoclip - il cinema incontra la musica. La rassegna ideata da Francesca Piggianelli, prevede anticipazioni, proiezioni di videoclip, trailer, colonne sonore, artisti, registi e produzioni che si sono cimentati tra Cinema e Musica. La premiazione si terrà a Roma alla CASA DEL CINEMA il 17 novembre 2015 e la Festa del Roma videoclip e rassegna Indie con una no stop di videoclip provenienti da ogni parte d'Italia il 26 novembre al FUTURARTE a Roma. Saranno presenti alla conferenza alcuni fra artisti, registi, band, produttori ed il comitato d’Onore. Saranno inoltre annunciate alcune anticipazioni e sorprese di questa Edizione. La conduzione è a cura di Alessandro Parrello ed Andrea il Drago.
 
Ore 17.15 Incontri ravvicinati tra cinema e libri, presenti alcuni illustri scrittori tra cui Sergio Badino - scrittore, sceneggiatore, insegnante di narrazione - autore del romanzo “ErreQuattro”; Andrea Guglielmino - giornalista e saggista - autore di “Antropocinema - La saga dell’uomo attraverso i film di genere”; Chiara Nucera - giornalista e saggista - autrice di “Il metacinema nelle opere di Lynch, Cronenberg e De Palma”. Carlo Callegari, sceneggiatore scrittore e autore (La banda dei tre, Il ritorno dei tre) autore con Francesco Maria Dominedò che antiperanno i loro progetti; Carla Vistarini scrittrice, sceneggiattrice ed autrice di “Se ho paura prendimi per mano”. Matteo Persica: giovane esordiente, autore del libro prossimamente in uscita su Anna Magnani. Saranno presenti altri autorevoli ospiti del cinema e letteratura.
 
Ore 18.00 Incontri ravvicinati tra cinema e teatro. Claudio Insegno, regista, autore, sceneggiatore teatrale e cinematografico presenterà in anteprima il trailer del film “Effetti indesiderati”, in uscita nazionale il 22 ottobre. Sarà presente anche parte del cast.
 
L'ingresso è aperto a tutti.

SanSebastian63. High Rise

Mercoledì 07 Ottobre 2015 16:02 Pubblicato in Recensioni
L’ossessione di J.G. Ballard (autore britannico, prolifico e di fama internazionale scomparso nel 2009) di portare i suoi personaggi a scontrarsi con il proprio subconscio spingendosi oltre i propri limiti, viene ampiamente descritta nel suo “High-Rise” libro di cui il regista Ben Weathley dopo anni riesce a farne un adattamento cinematografico. A Londra in un futuro ignoto Ballard costruisce un Condominio dotato di ogni confort: supermercati, piscine, palestre, scuole parcheggi sconfinati. Annulla il desiderio degli inquilini di cercare qualcosa al di fuori di questo perfetto alveare, dove c’è lavoro per tutti e nessuno vuole andarsene. Gli usi e i costumi sono quelli degli anni 70 (il 1975 è l’anno in cui venne scritto il romanzo) Il Dottor. Robert Laing (Tom Hiddleston) impassibile anatomopatologo, svolge ancora la sua professione di medico e insegnate all’università fuori da quelle mura, si estranea dal macrocosmo che cambia fuori la sua abitazione e cerca ancora di vivere la sua monotona vita sociale. Richard Wilder (Luke Evans) violento e rozzo uomo di televisione vuole invertire le gerarchie all’interno dell’edificio. Charlotte Melville (Sienna Miller), vicina di Laing madre single e insoddisfatta, vede suo figlio crescere in un mondo finto dove per cercare un diverso panorama bisogna guardare all’interno di un caleidoscopio che a detta del bambino mostra “il futuro.” Anthony Royal (Jeremy irons) è l’architetto e l’ideatore di questo ecosistema, ne possiede altri 5 di palazzi identici, vive sull’attico, un surreale paradiso terrestre, dove il cavallo bianco di sua moglie Ann pascola indisturbato tra i fiori rigogliosi del suo giardino. Come un frutto perfetto, matura, marcisce e si secca, allo stesso modo gradualmente, la perfezione di questo equilibrio artificiale si sgretola e viene inghiottito dall’anarchia. L’assassinio del cane adorato della Diva del cinema Jane Sheridan (Sienna Guilliroy) dà inizio ad un concatenarsi di eventi macabri, suicidi, omicidi, atrocità di ogni tipo, una novità entusiasmante per gli inquilini curiosi che fanno della cronaca nera il proprio pane quotidiano. Si scatena in poco tempo una guerriglia tra i diversi piani del grattacielo, si creano bande e fazioni, si vive nella spazzatura, si può paradossalmente fuggire dall’orrore in ogni momento varcando la porta di ingresso ma ci si concentra sul come restarci per il proprio tornaconto su come sfruttarlo a proprio vantaggio. Lo stesso fa Laing, perfettamente consapevole del “proprio posto” escluso dalle feste dei ricchi, anonimo nella quotidianità perfetta, emerge nella disfatta e comincia un gioco pericoloso per diventare il capo branco di questo nauseante specchio del regno animale. Le donne si coalizzano e proteggono i bambini, Helen Wilder (Elisabeth Moss) la moglie del sovversivo, è incinta è una dolce ragazzotta vittima della violenza del marito che silente aspetta di trovare il suo posto. La soluzione al problema è l’istinto di sopravvivenza, ognuno trova il suo spazio, tra orge e violenza gratuita nell’imperfetto schema del chaos, l’uomo incapace di vivere in armonia, trova la sua vera natura, e la musica classica del compositore Clint Mansell che accompagnava lo spettatore nella prima ora di film diventa gradualmente un disperato e malinconico “S.O.S” degli ABBA nel dolce remix slow-jem dei Portishead. Ben Weathley dopo essersi chiesto perché mai nessuno lo avesse fatto prima (fissando la copertina del libro dalla poltrona del suo salotto) gira un film onesto e spietato, che non trova pace con i distributori perché troppo “cattivo” in questo mondo di film “buonisti” che vanno incontro ai gusti di tutti. Presentato in anteprima europea al 63° San Sebastian Film Festival sarà presentato al pubblico solo a fine del 2016. Ballard come non si vedeva dai tempi de “L’impero del Sole” brillante, crudo e autentico.
 
Francesca Tulli