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Logan - The Wolverine

Mercoledì 01 Marzo 2017 18:42 Pubblicato in Recensioni

Tormentato, stanco di combattere, rassegnato ad una vita 'normale' Logan, che risponde al nome di Wolverine il mutante con lo scheletro di Adamantio,  che non dimostra mai la sua età perché in grado di rigenerarsi, appare per la prima volta 'invecchiato' nella pellicola scritta e ideata dal regista James Mangold. Nel 2029 un terribile virus nato dal Progetto Transigen ha decimato i mutanti, che sono sull’orlo dell’estinzione. Logan (Hugh Jackman) stanco di fuggire e di essere braccato come un animale, sceglie di fare l’autista in Messico e si nasconde presso una fonderia abbandonata con l’ancora più emerginato Calibano (Stephen Merchant). Il suo lavoro gli permette a malapena di portare a casa un salario che serve alla sua sopravvivenza e a quella del suo “ex professore”il telepata Charles Xavier (Patrick Stewart). ‘Il professor X’ ha continue crisi distruttive e vive la vecchiaia divisa dal rimorso per aver accidentalmente provocato la morte di alcuni dei suoi alunni mutanti e lo sforzo per non impazzire. La vita di Logan viene sconvolta dall’incontro con l’infermiera Gabriela, che gli affida il compito di condurre Laura, la sua bambina di 11 anni, in un posto chiamato “Eden”. La piccola silenziosa, mostra chiari segni di forte disagio e con l’evolversi della vicenda, si rivela una mutante, una vera macchina da guerra che attira su di sé l’attenzione dei Reavers, criminali cyborg senza scrupoli che costringono Logan la bimba e il vecchio Xavier a fuggire per sempre. Comincia un Road Trip cruento, dove ogni mano tesa verso i nostri eroi viene  tagliata e lo scenario catastrifico si allarga a macchia d’olio. L’atmosfera polverosa, apocalittica, l’aria rarefatta, il sangue versato, il legame tenero e straziante di questa strana famiglia improvvisata, dove Logan si ritrova un vecchio mentore “padre” paralitico da accudire, da sorreggere e “una figlia” non sua, inizialmente non voluta, portando anche il suo fardello, crea una strana metafora dove sulla scena compaiono presente passato e futuro di un mondo in rovina. Chi conosce i fumetti della Casa delle idee Marvel, agognava un film adulto sugli X-Men, laddove i precedenti stand alone su Wolverine (Le Origini del 2009 e L’immortale del 2013) avevano trasversalmente fallito. Logan convince e sorprende per la sua amarezza di fondo. Decisamente lontano dal target della saga cominciata con “X Men” del 2000 (che conta un franchise di 10 film in totale), è stato vietato in Italia ai minori di 14 anni. Hugh Jackman interprete storico del personaggio da diciassette anni, si ritira dalla scena con questa veste inedita, ripagando gli appassionati per tanta dedizione e amore per il suo personaggio.

Francesca Tulli

Il Padre d'Italia

Giovedì 09 Marzo 2017 18:22 Pubblicato in Recensioni

Quando due vite completamente diverse convergono, esse finiscono per compenetrarsi pur essendo originariamente piuttosto lontane tra loro. L'introverso e solitario Paolo conduce un'esistenza tranquilla ai limiti della monotonia nella città di Torino. Una sera incontra casualmente in un locale Mia, una ragazza vulcanica,con alle spalle molti problemi e poca ordinarietà. Mia è incinta, e Paolo le presta soccorso per poi decidere di intraprendere assieme a lei uno strano viaggio alla ricerca del padre del bambino, viaggio che poi si concluderà in Calabria, paese originario della ragazza. Un'avventura che porterà i due protagonisti ad esplorare nel loro intimo ciò che realmente vogliono, e ad analizzarsi nel profondo del loro essere. Fabio Mollo, dopo la regia di Il sud è niente ( 2013), lungometraggio d’esordio selezionato nei più prestigiosi festival internazionali e vincitore del premio Taodue “Camera d’Oro, si cimenta questa volta in un progetto dal respiro fresco e intimista, una storia densa di interrogativi e riflessioni  sul senso della scelta, che abbraccia tematiche delicate e differenti che vanno dalla definizione di una propria identità sessuale alla crisi dell'epoca contemporanea, segnate dal difficile passaggio alla maturità individuale. Affiancato da due attori di tutto spicco, quali Isabella Ragonese e Luca Marinelli, il regista realizza un film dinamico, sorretto da una fotografia e una colonna sonora ricercate e molto trascinanti, piuttosto vicino sotto questi aspetti ai lavori del giovane Dolan. Lo stesso Mollo dichiara di essersi ispirato in buona parte a “Lawrence Anyways” di Xavier Dolan, film che lo ha affascinato e ammaliato. Il padre d’Italia si situa tra la commedia e il dramma, abbracciando  maggiormente i toni del dramma solo nella seconda parte, quando si esplora l’universo del futuro, le conseguenze di esso sulla vita quotidiana, nonchè il senso di diventare genitori. Di forte impatto visivo, il film di Mollo gode di un eccellente impianto scenico ed estetico contornato da vibrazioni elettro-pop, che lo vestono di un vivace appeal formale. La coppia Ragonese- Marinelli, riempie lo schermo incantando per l’assoluta disinvoltura, due talenti di rara eccellenza interpretativa  che si trovano tuttavia a fare i conti con una missione molto delicata e ingombrante, quella di colmare le molte lacune presenti nel film.  I dialoghi spesso approssimativi scorrono senza lasciare alcun segno e senza provocare reazioni di natura emozionale. La sceneggiatura è fresca e intende guardare al migliore cinema contemporaneo, ma pecca di ingenuità a livello di script, riproponendo delle immagini e situazioni piuttosto familiari, già ampiamente trattate. Agli attori è affidata l’impresa di rendere intenso e composito un lavoro di per sè tiepido e impersonale e che, nonostante gli sforzi, rimane un quadro privo di pigmenti.

Giada Farrace

Donne nell'arte. L'8 marzo all'Apollo 11

Giovedì 02 Marzo 2017 14:37 Pubblicato in News
Mercoledì 8 marzo presso il centro culturale Apollo 11, via Bixio 80 a Roma, si terrà dalle 17,15 l'incontro “DONNE  NELL’ ARTE” , un
omaggio alle donne che lavorano nel campo artistico con proiezioni, anteprime, trailer, cortometraggi, spot, videoclip, presentazioni libri e dibattito. L'ingresso è libero. 
 
 
“Le donne nell’arte” è un’iniziativa promossa dall’associazione culturale Romarteventi e Cinema D'Autrice di Elena Tenga, in collaborazione con APOLLO  11  e la direzione artistica di Francesca Piggianelli. 
 
- ANTEPRIME cortometraggi: “BAGNI” di Laura Luchetti, ”EGO” di Lorenza Indovina, “La slitta” di Emanuela Ponzano, presenti le registe
 
- LIBRI : presentazione di alcuni libri di successo alla presenza delle autrici tra cui citiamo Emanuela Mascherini con “Alice senza meraviglie” Valentina Tonelli con “Ascoltami in silenzio per raccontare di me”modera la giornalista e scrittrice Chiara Nucera
 
- CINEMA : incontri ed anticipazioni alla presenza della distributrice Lucy De Crescenzo della Europictures , la produttrice Pilar Saavedra della Moliwood films, la sceneggiatrice e regista Manuela Tempesta, la sceneggiatrice e produttrice Carlotta Bolognini, la regista Giovanna Gagliardo ed altre ospiti
 
- OMAGGIO  ad  Anna Magnani con annuncio  della quarta edizione “Premio Anna Magnani” alla presenza del direttore artistico Matteo Persica, autore di successo del libro dedicato ad Anna Magnani
 
- DIBATTITO: incontro sul tema “Le donne nell’arte....ieri…oggi…domani” con la partecipazione delle maestranze del panorama artistico, cinematografico e di stampa, registe, scrittrici, sceneggiatrici, giornaliste, produttrici e distributrici, modera la giornalista Anna Maria Piacentini.    
 
ORE 21:00 Film “APRI GLI  OCCHI”di Leyla Bouzid   biglietto 3.00 euro  
        
Un ringraziamento ad Antica Distilleria Petrone ed al Cioccolato Venchi
 

Jackie

Giovedì 23 Febbraio 2017 17:18 Pubblicato in Recensioni
Sempre dignitosa, intransigente, accompagnata dalla paura, furiosa e in continua lotta con se stessa, così il geniale regista cileno Pablo Larraín ci presenta la frist lady Jacqueline Kennedy nel suo ‘Jackie’,  interpretata da una trascinante Natalie Portman da oscar. Il 22 novembre del 1963 il mondo intero assistette all'uccisione del presidente John Kennedy a Dallas in Texas, ferito a morte a colpi di fucile. Ogni momento, viene descritto dal regista senza enfasi artificiosa e con autentico rispetto. La moglie accompagnava il marito a bordo della Berlina presidenziale e le testimonianze riportano che non volle togliersi di dosso il sangue dal suo abito rosa confetto, per mostrare al mondo cosa fosse davvero successo. Al suo fianco solo Bobby (Peter Sarsgaard), fratello dell’ex presidente.  Jackie nella sua residenza momentanea, vedova con due figli, ignara del suo futuro teme il peggio e si confessa con un giornalista (interpretato da Billy Crudup) raccontando le interminabili ore e i fatti successivi alla tragedia, egli è pronto a scrivere l'articolo del secolo ma lei, osso duro, gli impedisce di pubblicare tutto quello che potrebbe danneggiare la sua reputazione, senza risparmiare nessun dettaglio e senza reprimere nessuna lacrima o reazione sconsiderata. Quella che ne segue non è una morbosa cronaca nera, tanto meno un coccodrillo postumo di 54 anni e, per quanto fedele, non ha la pretesa di contestualizzare i fatti storici successivi come accade nei documentari o nei diversi film che trattano la vicenda. I flashback riportano colore nella Casa Bianca, risuonano nelle sue sontuose stanze le note del Musical di Broadway Camelot (il preferito da Jack) e la frist lady indossa tutti gli abiti, minuziosamente riprodotti, che l’hanno resa una inossidabile icona di stile. Parte dei dialoghi sono fedeli a quelli che riporta la stampa dell’epoca, grazie alla sceneggiatura redatta da Noah Oppenheim. La vita sfarzosa dei due coniugi, fuori portata e lontana dalla realtà di tutti, si scontra con la progressione inesorabile del dolore, amplificata dalla spettacolarizzazione della tragedia che ne aumenta il peso e rende l’essere stata la moglie del presidente uno svantaggio. La leggenda dei Kennedy e l’assassinio del secolo, fanno solo da scenario al dolore di una donna, alla sua personale rielaborazione di un lutto, che smuove le nostre coscienze. Rimarcabile la figura del prete, guida spirituale della protagonista, ultimo ruolo di John Hurt, che ‘ci saluta’ dando una splendida chiave per interpretare la vita. La figura di Jackie diventa un veicolo per riflettere sui cambiamenti che la morte porta inevitabilmente con sé. Raramente un film che ha come protagonista la perdita di una persona cara risulta digeribile: la retorica, la noia e la pesantezza rischiano troppo spesso di prendere possesso della tematica trattata, in questo raro caso la poesia sconfigge la morte.
 
Francesca Tulli