Fuoritraccia

Newsletter

Messaggio
  • EU e-Privacy Directive

    This website uses cookies to manage authentication, navigation, and other functions. By using our website, you agree that we can place these types of cookies on your device.

    View e-Privacy Directive Documents

Home » Interviste » Info
A+ R A-
Info

Info

E-mail: Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.

Dopo il successo di Iron Fighter, il cinema d’azione torna protagonista con The martial avenger, secondo capitolo della trilogia firmata da Claudio Del Falco, attore e campione di arti marziali, noto come il “Jean-Claude Van Damme italiano”.

Il film, Full Action original, sarà disponibile in streaming dal 7 Febbraio 2025 sul canale su Prime Video e The Film Club.

Con The martial avenger, Del Falco prosegue la sua visione di un cinema d’azione che rende omaggio ai grandi cult americani degli anni Ottanta, l’epoca d’oro in cui icone come Sylvester Stallone e Arnold Schwarzenegger dominavano il genere.

Nel film interpreta Claudio O’Connor, campione di arti marziali e MMA, la cui vita viene stravolta dopo aver ucciso un avversario in un combattimento clandestino. Nel mirino di una gang assetata di vendetta, subisce un attacco brutale che gli strappa via la moglie. Determinato a ottenere giustizia, si lancia in una missione pericolosa che lo porterà a confrontarsi con i suoi demoni interiori e un esercito di nemici senza scrupoli.

 

Nel cast troviamo anche Taiyo YamanouchiMichael SegálClara GuggiariBenny GreenMarlon Rosero PasquelMauro AversanoTania SinurkAlejandro ZumbiSamuele MecucciAngelika RychlakLeandro Iagher e il pluricampione mondiale di karate Stefano Maniscalco.

The martial avenger è dal 7 Febbraio 2025 su Full Action, il canale di Prime Video e The Film Club dedicato all’adrenalina pura, e sarà disponibile anche a noleggio su Apple TV, Google Play, Timvision, Pluto Tv in oltre cento paesi del mondo.

Babygirl

Lunedì 27 Gennaio 2025 16:13 Pubblicato in Recensioni

Nicole Kidman che, grazie a questa interpretazione ha ricevuto l'ambita Coppa Volpi per la migliore attrice protagonista fra i film presentati in Concorso all' ultima Mostra internazionale del Cinema di Venezia, è una donna in carriera, a capo della sua società che utilizza la robotica per migliorare l'efficienza dei processi. È una madre amorevole di due figlie adolescenti e una moglie orgogliosa di un regista teatrale impegnato. Ha tutto quello che una donna contemporanea potrebbe desiderare per sentirsi appagata. Invece a Romy manca una cosa fondamentale, da sempre: la felicità sotto le lenzuola. Non ha alcuna intesa sessuale con il marito Jacob e si accontenta di raggiungere l'orgasmo, da sola, mentre guarda film porno che hanno per tema la dominazione. Una routine di coppia falsa e frustrante per lei fino a quando incontra, proprio sul lavoro, un giovane e sensuale ma soprattutto intraprendente stagista che intercetta il suo bisogno intimo e nascosto ed è pronto a venire in suo aiuto. Non senza esigere un tornaconto personale. Questo aspetto dell' ottenimento di un beneficio, a breve o a lungo termine, è un aspetto che rimane un po' latente all' interno della pellicola ma è molto interessante. 

Il sesso è un mezzo potente per arrivare dove si vuole a patto che lo si sappia usare. È un' arma che può ferire, uccidere ma è anche il grimaldello che ci fa acquisire potere e ci permette di tenere in scacco chi vogliamo. A patto di essere capaci di condurre il gioco. 

Dickinson che interpreta il giovane Samuel sa come fare per soddisfare Romy a patto che il tutto si mantenga a livello di gioco erotico. Nessuna implicazione sentimentale e nessuna fantasia che implichi un' evoluzione della storia. Uno comanda e l' altro obbedisce. Il padrone che addestra la sua cagna e la ricompensa se fa tutto quello che deve. Senza ribellarsi. Senza volere di più. 

Non si tratta di un innamoramento, si cercano perché ciascuno ha da dare all'altro quello che all'altro manca. Lei abituata ad avere il controllo, a comandare gli altri, ad imporre ordini da eseguire senza battere ciglio, nella sua intimità ha bisogno invece di avere un padrone, qualcuno che le imponga comandi, che la sottometta. È un gioco rischioso perché tutti e due hanno molto da perdere. Lei la reputazione ma ben altro se si dimostrasse che si sia trattato di abuso di potere nei confronti di un subalterno. Lui l' amore della sua ragazza con la quale ha il progetto di formare una famiglia. 

Un film ad alto tasso erotico ma che si mantiene formale ed elegante. Nicole è perfetta nell' incarnare una donna bella, anzi bellissima e la scena in cui appare nuda è lì a testimoniare la prova di essere ancora molto piacente, a dispetto dell' età che più per vezzo che per reale necessità le impone di cedere alle lusinghe del botox.

La pellicola gioca sul filo del rasoio, si spinge fino ad un certo punto ma poi torna indietro. Alla fine del gioco vincono tutti e si disegna un happy end che quasi fa ridere. Lo stagista sarà allontanato ma guadagnerà un ruolo di prestigio in un' azienda importante. 

L' assistente personale di Romy che ha intrapreso una relazione sentimentale con lo stesso uomo che serve a lei per soddisfare i suoi impulsi sessuali avrà una promozione certa. Lei anche se confesserà tutto al marito ne otterrà comprensione sebbene un' iniziale allontanamento. Quello che poi banalizza un po' tutto e fa pensare che il sesso è sicuramente uno dei motori del mondo ma non l'unico è l' estremo lusso nel quale si sceglie di ambientare la storia. Il sesso è un mezzo potentissimo ma anche i soldi sono l'altro ingrediente indispensabile perché il gioco funzioni e faccia divertire tutti, senza che nessuno si faccia troppo del male. 

Virna Castiglioni

Itaca - Il ritorno

Lunedì 27 Gennaio 2025 16:07 Pubblicato in Recensioni

"Itaca - il ritorno" fa di tutto per spogliarsi della prosopopea e della magnificenza che da sempre accompagnano i racconti epici che sono contenitori immensi dove scorrono tematiche di ampio respiro e di interesse universale. Il regista Uberto Pasolini non mostra mai l'eroe, il re, il combattente, il guerriero ma cerca in tutti i modi di mostrare sempre e solo il lato umano di Odisseo. Lo spoglia della sacralità del personaggio, lo umanizza mettendo in evidenza le sue fragilità, lo rende invisibile, lo fa scomparire nelle pieghe della Storia che sembra non avere più importanza. Ulisse è un uomo solo, uno sposo, un padre mancato e infine un figlio che deve riappropriarsi di tutti questi ruoli che paiono essere stati dimenticati. Penelope, la madre, il figlio Telemaco e i suoi sudditi lo trattano da mendicante, lo cacciano dal suo palazzo, lo lasciano ai margini. Il figlio lo osteggia. La moglie lo studia in silenzio. Pasolini riduce al minimo i dialoghi e lascia il più possibile parlare i corpi. Estremo e catartico quello di Ralph Fiennes che appare segnato da cicatrici evidenti che sono lo specchio di quelle interne lasciate da vent'anni di peregrinazioni lontano dal suo Regno. Nonostante questo, il film non infonde passione, non emoziona, rimane asciutto, asettico quasi. Non ci sono momenti di vero e proprio pathos. Anche nella scena di massimo climax è sempre tutto molto ragionato, ingessato. Si assiste ad una rappresentazione che sembra essere troppo didascalica, troppo pulita e troppo lineare.

Troppo trattenuto, compassato. In questo ritorno parlano gli sguardi. In primis gli intensi occhi azzurri di Ralph Fiennes che scrutano quello che è rimasto della sua terra che saggia per capire se è rimasta la stessa che lo ha visto partire. Con lo sguardo entra in comunione con l' anziana madre, ritorna ad amare la moglie e cerca di riconquistare il figlio che ha sempre conosciuto solo l'assenza del padre nel ricordo degli altri. Juliette Binoche che torna a fare coppia sul set con Fiennes, dopo il capolavoro de "Il paziente inglese" di Minghella è l' altra colonna portante della pellicola. Chiudono il cerchio Angela Molina intensa madre colpita dal lutto della perdita del marito e padre di Ulisse Laerte e prima a riconoscere il figlio. Claudio Santamaria, nei panni dello schiavo Eumeo, dovrebbe fare da ponte fra Ulisse e i suoi sudditi ma assume, pur essendo un ruolo basilare, un' importanza residuale non riuscendo a rappresentare la forza della resistenza nei confronti dei proci che spadroneggiano impuniti. Un film che ha delle buone intenzioni che si disperdono in mille rivoli. Adottare un punto di vista alternativo poteva essere una buona base di partenza ma in questo caso rimane avvinghiato in certi canoni estetici che fanno comunque emergere troppo e a sproposito la teatralità della storia. Costumi, trucchi, acconciature appaiono troppo finte ed esagerate e anche un po' anacronistiche come gli occhi bistrati di nero e il rossetto rosso di Juliette Binoche di una bellezza folgorante ma poco contestualizzata al pari dei proci che hanno tutti pettinature moderne e monili contemporanei che li fanno apparire un po' rock star fuori luogo. 

Virna Castiglioni

Luce

Giovedì 23 Gennaio 2025 16:00 Pubblicato in Recensioni

"Luce" è interamente sorretto dall' intensa interpretazione della protagonista Marianna Fontana. Per l'intera durata i registi Bellino e Luzi utilizzano primi e primissimi piani per scrutare e restituire allo spettatore ogni suo stato d'animo e ogni cambiamento, anche millimetrico, che si determina con il passare dei giorni e degli avvenimenti che si susseguono. Il suo giovane viso è la cartina di tornasole di quello che ha intorno ma che appare sempre sfocato, indistinto, evanescente. Il contesto è un luogo fisico che sembra però essere immaginario e immaginifico. La regia blinda lo spettatore e non gli concede quasi mai di allargare lo sguardo, anche nelle poche scene che prevedono la presenza di altri personaggi è sempre tutto ricondotto a questa giovane ragazza e al suo modo di reagire a quello che subisce quotidianamente. È sola, svolge un lavoro usurante, non ha un amore, vive di desideri. Per resistere in quel deserto culturale che attraversa si costruisce un personaggio che diventa il suo alter ego, una donna ideale che potrebbe essere se non fosse compressa, costretta in un luogo squallido, a condurre una vita miserabile, privata degli affetti più cari. Si inventa un modo per evadere dalla sua prigionia mentale cercando di raggiungere l'unico legame di sangue che ancora le rimane. Il padre  detenuto che non vede da anni. Grazie ad una intuizione (un telefono recapitato con un drone) e, ricercando la complicità di un estraneo, potrà ripristinare, forse, un dialogo interrotto. Da questo momento in poi il colloquio telefonico con il padre (vero o presunto) diventerà lo sprone per alzarsi al mattino, l' unico motivo di vita, talmente importante da rischiare punizioni. Sarà il solo unico confidente, diventerà l'amico, il fulcro di tutto. Il film ripropone uno schema già visto in altre pellicole passate. Tra tutte "Locke" di Steven Knight e il film italiano di Manfredi Lucibello "Non riattaccare". Non sempre però funziona questo gioco teso fra un personaggio che vive alla luce del sole anche se è pieno di lati oscuri e un' altro che non conosceremo mai se non attraverso la voce (in questo caso quella profonda e intensa di Tommaso Ragno), nell' ombra ma in grado di portare uno spiraglio di luce in chi lo ascolta.

Un film che, con coraggio e un po' di spregiudicatezza, indaga l' animo umano. Fa di tutto per restituire i sentimenti e le emozioni che si possono provare quando si vive una vita di privazioni, in primis affettive, non si ha una direzione, un esempio da seguire, non si trovano appigli e proprio come un gattino che prova ad allontanarsi per cercare qualcosa di migliore non riesce più a trovare la strada di casa.

Un film intimista che non arriva immediatamente ma ha bisogno di sedimentarsi nell' animo e nel cuore dello spettatore che rimane a lungo in attesa di una svolta, di un colpo di scena ma si deve accontentare di un finale aperto sperando in un lieto fine.

Virna Castiglioni