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Deadpool & Wolverine

Mercoledì 24 Luglio 2024 13:49 Pubblicato in Recensioni
Per vedere questo nuovo attesissimo cinecomic non è necessario conoscere tutto il pregresso dell’MCU e siamo grati al regista che confeziona per il suo pubblico un film che punta tutto sull’intrattenimento miscelando con grande meticolosità battute, linguaggio forte, e immagini molto esplicite. Conoscere invece la genesi produttiva che ha consentito questa colossale produzione può invece essere d’aiuto per capire anche l’unione di due personaggi che non si erano mai incontrati prima. Il film è diventato possibile nel 2019 quando con un’operazione commerciale di ampio respiro, Disney ha comprato 20th Century Studios e tutto il loro catalogo. In questo menu erano presenti anche i diritti di una parte del mondo Marvel che fino a quel momento era appannaggio della concorrente Fox ovvero la saga degli X- Men e proprio i due protagonisti Deadpool e Wolverine.
 
Ecco che il matrimonio poteva finalmente celebrarsi e anche durare per semprec con buona pace di tutti. Basato sui personaggi di Deadpool e Wolverine di Marvel Comics, è il 34º film del Marvel Cinematic Universe, nonché sequel del film Deadpool 2, appartenente alla serie di film X-Men.
 
Disney non edulcora niente e nessuno, non passa al setaccio del politicamente corretto nessun frame e si dichiara pronta a soddisfare le esigenze di un pubblico di soli adulti lasciando che la pellicola strabordi di passaggi censurabili e che il film sia classificato Rated R in America e destinato esclusivamente ad un pubblico over 18.
 
Deadpool e Wolverine insieme assicurano divertimento e, giocando con la violenza, inscenano combattimenti che sono veri e propri balletti coreografati a tempo di musica pop dove i movimenti sono passi di danza in perfetto sincrono con la hit del momento o con pezzi cult che hanno fatto la storia della musica.
 
La trama parte da un rifiuto. Dopo aver fallito il colloquio per diventare un Avenger Wade Wilson (Ryan Reynolds) svolge un lavoro comune. Anche un super eroe può accettare un lavoro normale anche sé è chiaro che la propria natura non può essere soffocata a lungo altrimenti il rischio è quello di morire dentro ogni giorno. Quando un alto funzionario della Time Variance Authority (o TVA), organizzazione che si occupa di monitorare le varie linee temporali, lo intercetta tutto cambia ed è destinato a riportare in vita il vero eroe. Se però accetta la missione assegnatagli dovrà rinunciare per sempre al suo mondo. La gloria al posto della famiglia non può essere mai un obiettivo valido e auspicabile.  Wade rifiuta categoricamente e decide così di indossare ancora una volta il costume rosso e attillato di Deadpool per salvare tutto il suo mondo. Per portare a termine questo arduo compito, dovrà convincere una versione di  Wolverine (Hugh Jackman) a unirsi a lui con le buone e non. Insieme faranno scintille e non ce ne sarà per nessun’altro. Catalizzatori della scena anche se molto affollata. Accanto a loro si muovono tantissimi personaggi del passato, ognuno pronto a farsi ricordare e a lasciare il segno per non farsi dimenticare. Una chiamata alle armi alla quale non vuole mancare proprio nessuno.
 
Questo a grandi linee il contorno in cui si muovono i due personaggi principali ma ben più della trama quello che rende originale e spassosa questa coppia cinematografica sono i battibecchi, gli alterchi, la visione del mondo differente, il modo di usare i propri poteri, la motivazione che li spinge a combattere. Si muovono sulla scena circondati, quasi accerchiati da una miriade di personaggi che sono la summa di quello che è stato inventato e prodotto fino a questo momento. A volte tutti questi comprimari sembra che debbano esserci per forza e si crei appositamente un pretesto, uno qualsiasi, perché appaiano sulla scena e dicano almeno una battuta o compiano almeno un’azione. Un cast nutrito che non sempre è funzionale a rendere l’azione migliore. Tanti, troppi camei, che alla lunga appesantiscono e non apportano nulla di originale.
 
Nel complesso un film che riabilita un po' il genere che sembrava essersi indebolito se non proprio estinto e fa sperare in nuove avventure ad alto tasso di cattiveria sempre elargita a fin di bene.
 
Virna Castiglioni

Limonov

Giovedì 05 Settembre 2024 13:45 Pubblicato in Recensioni
Si sale su una giostra che gira sempre più velocemente e ci mostra la vita, gli amori, le passioni di un uomo che ha vissuto con l’intensità massima il suo tempo, ha cercato di trovare una strada per il successo e si è sempre schierato contro i poteri forti perché ha intuito che andare contro corrente lo avrebbe si esposto ma lo avrebbe anche reso più interessante come personaggio di cui parlare e occuparsi.
 
Russo contrario al regime, homeless in America e critico feroce della società dei consumi. Poeta, lavoratore umile ma anche servo del potere quando questo può aprirgli delle porte.
Folle, sconsiderato, incline a gesti eclatanti, narciso, egoriferito, edonista, amante e compagno di dissolutezze. Limonov, nome d'arte di Eduard Veniaminovič Savenko, è tutto e il contrario di tutto.
La regia è anch’essa ondivaga come un saltimbanco e passa da una quinta all’altra in modo repentino. Dilata, comprime, accelera, rallenta, fa prendere fiato allo spettatore prima di ricominciare a correre ancora a perdifiato. Un tourbillon di immagini, di quadri colorati, pieni fino a scoppiare, un po' verità e un pò fantasia, un personaggio reale vestito a festa per essere mitizzato, reso icona al pari di una rock star che detta mode e stili di vita.
 
Il film ha un’estensione che sfida anche il cinefilo più incallito. Più di due ore dense fino a scoppiare che lasciano comunque qualcosa di incompiuto, di sottinteso, di solo accennato.
 
Il racconto procede per salti temporali e si intreccia alla storia della Russia e dell’America, le due superpotenze che da sempre hanno il potere di determinare gli equilibri dell’intero globo terracqueo. Alla fine della visione si emerge spossati come da una lunga apnea e si rimane storditi per tanta e ottima rappresentazione. Si rimane sopraffatti dal dubbio che sia stato tutto troppo enfatizzato, tutto troppo romanzato (il film trae spunto del testo di Emanuelle Carrere), tutto troppo eccessivo e si è pungolati dalla voglia di approfondire le vicende umane che hanno segnato la vita di questo uomo così poliedrico e sfaccettato, così sfuggente e ricco di sfumature, così vitale ed energico, così folle e scriteriato, così anticonformista e sprezzante dei pericoli cui andava incontro con la sua condotta spregiudicata, talmente tanto contro il sistema da esser in molte occasioni fin troppo allineato. Un biopic interessante che colpisce lo spettatore per la sua irruenza, per la sua strabordante materia, per la messa in scena sopra le righe. Vincente l’idea di dividere i racconto in capitoli e di inserire nella visione molteplici elementi grafici.
 
Un plauso meritato agli interpreti che rendono credibile la narrazione e ammaliano con la giusta dose di fascino e maledizione che incarnano. Un film che sdogana e rende noto un personaggio che non è di pubblico dominio ma che merita un ricordo e un approfondimento.
 
 
Virna Castiglioni

Madame Luna

Lunedì 22 Luglio 2024 13:40 Pubblicato in Recensioni
Il film indaga la vita di una giovane donna. Aguzzina e carceriera prima di giungere in Italia da clandestina. Si chiama Almaz e nella sua vita africana era conosciuta con l’appellativo di "Madame Luna". Trafficante di vite umane.  Almaz non è orgogliosa del suo passato ma nemmeno lo ripudia perché ha capito che in un mondo di sommersi e salvati bisogna essere capaci di sopravvivere facendosi rispettare. E’ lecito sfruttare le occasioni che si presentano cercando di trarre quel poco di buono sufficiente per non soccombere. La vita singola di questa giovane donna si confonde con quella di tante altre stipate in un centro di prima accoglienza. Un luogo che dovrebbe proteggere e aiutare ma assomiglia invece ad un carcere che però non ha nulla di edificante e di educativo. Un luogo infernale che ha il solo scopo di contenere un’umanità allo sbando che diventa cattiva e pericolosa per se stessa e per gli altri se lasciata per troppo tempo all’inattività senza prospettive né possibilità di coltivare il proprio sogno che li ha spinti ad abbandonare tutto.
 
Madame Luna alias Almaz ha una carta vincente da spendere a suo favore ed è la capacità di conoscere molte lingue che le consentono di capire le intenzioni degli italiani ma anche di mimetizzarsi, all’occorrenza, tra la folla di disperati senza correre inutili rischi. Lo smarrimento incontra presto la malvagità di chi non conosce remore e non si sa frenare nello sfruttare la condizione di inferiorità di chi è disposto a scappare dalla terra d’origine verso un ignoto che fa paura e non è sinonimo di sicurezza e affrancamento dalla condizione di prigionia. Una banda criminale gestisce all’insaputa dello Stato gli aiuti destinati agli immigrati e ne intercetta bisogni e debolezze per assoldare braccia che servono unicamente per i loro piani di ricchezza e potere. Nel fare questo si servono della mediazione di Almaz che cede al ricatto di una falsa possibilità di benessere. In questa giovane donna si concentrano gli sforzi per poter gestire meglio una situazione sempre sul punto di esplodere. Almaz non si sente in difetto perché gli altri ospiti del centro di accoglienza sarebbero sfruttati comunque. Il suo è solo un modo per rimanere a galla in un mare dove nuotano squali feroci. Una giovanissima ragazza di nome Eli la riconosce, minaccia di denunciarla alle autorità competenti ma poi viene attratta anche lei come una falena dalla possibilità di cambiare vita concedendo la sua innocenza in cambio di denaro che possa comprare una vita migliore. Eli ha dovuto lasciare in Libia un fratello che si trova sotto minaccia e per il quale le si chiede un riscatto in denaro. Denaro che è disposta ad ottenere a qualsiasi condizione. Sarà proprio la prospettiva di una perdita dell’innocenza per questa giovanissima che tanto le ricorda il suo passato a risvegliare in Almaz un istinto di protezione e a cercare di invertire la rotta. Non sarà lei ad essere ancora una volta spettatrice e complice di chi soggioga gli altri per il proprio tornaconto personale. Il film analizza un punto di vista diverso nel vasto argomento dell’immigrazione clandestina e dei risvolti criminali nei quali affonda ma non esprime giudizi, limitandosi a raccontare la storia di una donna come tante, che si nutre di speranza, si accontenta di quel che trova ma, ad un certo punto, si ribella anche sapendo che potrebbe uscirne sconfitta. Il film si avvale di un cast attoriale di grande levatura che imprime alla storia una profonda umanità e trasmette allo spettatore un celeidoscopio emozionante.
 
La fotografia sa trasferire con efficacia sia i rari momenti di pace e di inusitata bellezza anche nel dolore più feroce sia i momenti cupi, tetri e infernali con tutta la drammaticità che gli sono propri.
 
Un film che ha uno sguardo di pietas anche per coloro che si sono macchiati di crimini efferati perché in alcune circostanze il confine tra giusto e sbagliato, buono e cattivo, bene e male è così labile e incerto che non si è in grado di tracciare confini netti e ogni giudizio morale è inficiato dalle circostanze che rendono fallace ogni presa di posizione troppo netta.
 
Virna Castiglioni

Immaculate. La prescelta

Lunedì 22 Luglio 2024 13:35 Pubblicato in Recensioni
Già dalla prima scena introduttiva il film fa precipitare lo spettatore in un pozzo oscuro dal quale è difficile vedere la luce. Siamo all’interno di un convento ma la presenza forte e pervasiva del maligno è evidente. Una giovane suora cerca di evadere dalla struttura ma il suo piano salvifico verrà frenato e si concluderà nel peggiore dei modi. Il regista Michael Mohan, già dalla prima sequenza, avverte lo spettatore che nulla è come sembra. Il demonio è sempre in agguato e si cela anche nei posti meno probabili. Anche in un luogo sacro e protetto come un convento il male è ben radicato e detta legge, agendo sotto mentite spoglie.
 
Cecilia, interpretata con estrema efficacia da Siydney Sweeney che fonde il suo viso angelico con un temperamento e una determinazione da bad girl è una giovane novizia che cerca la sua strada lontano dalla sua terra d’origine americana e mettendo anche una distanza siderale dal passato che le ha procurato dolore. Salvatasi da un incidente in tenera età, si autoconvince che il Signore le abbia risparmiato la vita perché ha in serbo per lei grandi cose. Quando, arrivata in Italia per prendere i voti, scopre di essere incinta e che tutti la reputano la predestinata che ha il gravoso compito di partorire di nuovo il Salvatore del mondo la sua visione verrà profondamente sconvolta facendole abbandonare quel desiderio di mettersi totalmente al servizio di un Dio che ha sempre ritenuto Buono e Giusto.
 
In realtà, nel convento da tempo si svolgono strani esperimenti per poter ingravidare le giovani donne che entrano nella comunità religiosa, attirate in modo subdolo e manipolare le loro scelte a favore della vita ad ogni costo. Se Cecilia è all’inizio spaventata  ma non ostile a questo disegno divino, grazie alla complicità con un’altra giovane consorella, piano piano aprirà i suoi grandi occhi celesti e prenderà coscienza di essere vittima di una mera manipolazione terrena che sfrutta il potere acquisito per soggiogare chi non ha strumenti per opporsi. Con tenacia e forza interiore cercherà di ribellarsi a quel piano diabolico che non ha nulla della grazia e della salvezza che dovrebbe essere connaturale alla volontà del divino. Dopo una lotta strenua sia sul piano fisico che mentale sarà di nuovo libera di decidere quale strada rappresenti il bene per se stessa e per gli altri.
 
Un film che indaga tematiche scottanti circa il potere delle donne di compiere scelte personali senza subire l’interferenza dall’alto che le vorrebbe strumento e mezzo per ottenere benefici più grandi sacrificando quelli personali, che pone l’accento su temi quali l’obbedienza cieca, il sacrificio, la penitenza, la colpa e il mettere in secondo piano la propria felicità e realizzazione privata in vista di una salvezza che coinvolga l’intero genere umano.
 
Un film che ha il giusto tasso di terrore senza strafare anche se in molte parti la deriva gore è ben evidente e non sempre necessaria. Un film che assesta in modo puntuale i colpi di scena e non fornisce mai l’impressione di non sapere dove andare a parare sebbene soprattutto nell’ultima parte si assista ad un epilogo che non ha un effetto sorprendente ma sembra quasi voler tranquillizzare, rimettendo le cose a posto, in una sorta di lieto fine un po' scontato.
 
Virna Castiglioni