Mathyas è un ragazzo giovane che non vuole rientrare nel suo Paese, il Canada, ma cerca un modo per poter allungare la sua vacanza nel sud della Francia. Vorrebbe dedicarsi ad un'attività che lo faccia sentire utile, indispensabile e non un semplice ingranaggio in una macchina per fare soldi. Si rivolge agli allevatori della zona per proporsi come pastore anche se non ha mai svolto questa professione e non ha idea di come si faccia. L' unica sua certezza è quella di non voler rientrare in ufficio ad occuparsi di marketing pubblicitario. Un lavoro che lui stesso afferma non essere adatto a persone intelligenti. Non ha nemmeno i documenti per restare ma non si fa scoraggiare dalla burocrazia. È determinato e risoluto ed è sicuro che troverà qualcosa che faccia al caso suo. In questa ricerca un po' naif incontra una giovane ragazza proprio all' ufficio immigrazione al quale si rivolge per avere contezza di cosa gli serva ma anche di che cosa gli manchi per iniziare la sua ricerca. Anche Elise, sebbene integrata e anche contenta della sua routine professionale, cova in sè il desiderio di sparigliare le carte e intraprendere una nuova partita con la vita. Elise agli occhi di Mathyas ha il giusto quid che la fa sembrare la compagna ideale per i suoi progetti. Se una prima esperienza è fallimentare, una nuova proposta fa risorgere le speranze di diventare pastori a tutti gli effetti. Un film delicato e poetico. Un inno di speranza che si rivolge a tutti coloro che cercano la propria strada, che vogliono cambiare orizzonte e si prodigano per raggiungere un angolo di terra dove costruire la propria fortuna per stare in pace e ammirare il cielo azzurro stesi su un prato verde.
Il film è un tripudio per gli occhi che spaziano fra scenari di montagna incantati. La fotografia di Vincent Gonneville lascia stupefatti. La Storia però sembra poco realistica. Tutto troppo facile, troppo poco sfidante. La ricerca è breve. Il lavoro anche se è improvvisato consente di riuscire a farsi assumere. Si viene mandati via però si trova subito qualcosa d'altro. Non mancano i problemi e la vita in altura viene presentata per quella che è, senza sconti, eppure allo spettatore ritorna un'immagine fin troppo romantica che non collima affatto con la realtà dei fatti di chi ha la responsabilità dei capi da accudire ed è costantemente minacciato dalla Natura stessa con le sue intemperanze climatiche come dagli altri animali che popolano le montagne e possono costituire una grave minaccia. Sembra tutto una favola. Una bella favola. E come tutte le favole che si rispettano anche questa avrà il suo lieto fine, apparentemente.
Virna Castiglioni
Per amare gli altri bisogna prima di tutto imparare ad amare se stessi. Maria è una giovane donna che ha già fallito una relazione importante, dalla quale ha avuto due bambini. Incontra un uomo giovane e attraente e si convince che lui è tutto quello che le serve per dimenticare il passato burrascoso. L' amore e la passione la travolgono, rimane subito incinta. Al primo bimbo ne segue a breve distanza un altro. Eppure un ombra vela sempre lo sguardo di questa donna che sente tutto sfuggirgli di mano. È madre di quattro figli, vorrebbe riprendere a lavorare come un tempo ma Sigmund è sempre in viaggio ed è sola ad affrontare tutto il peso di una quotidianità che la schiaccia e la divora. Si sente intrappolata ma non riesce a capire che il cambiamento deve iniziare da sé stessa. Non può essere sempre un recriminare e un pretendere dagli altri qualcosa che ci salvi. Dobbiamo fare in modo di riuscire a bastarci, ad esserci sufficienti. È tutto un equilibrio precario, fragile come un bicchiere di cristallo sul bordo di un tavolo.
Quando le continue assenze del compagno diventano insostenibili per la sua fragile condizione di madre, moglie, donna, compagna, amica la fine del rapporto sarà una conseguenza inevitabile. Anziché comprendere le ragioni e i bisogni dell' altro Maria si chiuderà ancora una volta in sé stessa sperando che arrivi qualcuno, ancora una volta, a salvarla. Attraverso l' aiuto di una psicoterapeuta e la vicinanza di un' amica Maria prenderà consapevolezza che è tutto solo nelle sue mani. Dovrà accettare la fine di un'altra relazione importante ma dovrà ricominciare questa volta partendo da se stessa senza proiettare all'esterno un disagio che è principalmente interiore. Un film che racconta in modo chirurgico quello che avviene nella mente dei protagonisti, ne seziona quasi l 'anima per restituire un' analisi accurata di cosa significhi affrontare una crisi di coppia e quali misure si debbano prendere per non gettare via tutti i momenti preziosi che sono stati il cemento che ha contribuito a fare nascere ed evolvere una relazione che ha fatto del bene ma possano essere invece un bagaglio che può consentire di percepirsi meno soli e abbandonati perché invece hanno lasciato tutto il necessario per continuare a volersi bene, anche e soprattutto in assenza dell'altro. Senza associare il fallimento per una storia di coppia al fallimento personale. Un film che avrebbe bisogno di una seconda visione per essere digerito e interiorizzato in quanto senza eccessi ma anzi limando la materia di cui è fatto arriva piano piano al cuore dello spettatore senza sensazionalismi ma sussurrando una verità che troppo spesso si mette a tacere. In un rapporto di coppia rimaniamo persone distinte e non possiamo commettere l' errore di annullarci e diventare la proiezione dell'altro per compiacerlo o peggio manipolarlo a nostro piacimento.
Virna Castiglioni
La coscienza è una voce con un'eco profonda. Ci segue ovunque andiamo. Qualche volta prende le sembianze e le fattezze umane e ci inchioda alle nostre responsabilità. Davide è un ragazzo bello, ricco, di buona famiglia ma emotivamente immaturo, egoriferito, abituato ad ottenere tutto ciò che desidera. Una sera, ad una festa, punta una bella ragazza e, nel breve spazio di qualche complimento, la farà sua. Senza consenso. Senza corteggiamento. La userà come sfogo fisico non preoccupandosi minimamente di lei, una volta appagati i suoi istinti sessuali. Sembra una notte brava senza conseguenze e invece si rivelerà la miccia che fa esplodere la sua esistenza senza possibilità di ritorno. La regia di Mancini, con una mossa vincente, sceglie di non partire da questo antefatto ma di lasciarlo quasi alla fine. Per quasi tutta la durata del film si sa solo che Davide si è macchiato di una grave colpa ma non sappiamo cosa sia veramente successo. Il film si apre con il suo rapimento al quale fa seguito un furioso pestaggio. Dovrebbe essere la fine per lui. Invece, miracolosamente, è proprio lui stesso ad avere la meglio sull'avversario. Da questo momento in poi, però, sarà fatto prigioniero e costretto a combattere per sfide illegali organizzate per soldi. A mani nude, utilizzando ogni mossa e presa pur di sconfiggere l'avversario e portarlo alla morte. Sono incontri dove perdere equivale a morire. Non esiste alcuna replica e possibilità di rivalsa per chi ha avuto la peggio in combattimento. È un girone infernale quello in cui precipita e, con le sue sole forze, non riuscirà ad uscirne. Solo un atto di coraggio che è anche un atto di clemenza da parte del suo aguzzino sblocca la situazione e lo riporta, apparentemente, in salvo. Ma la colpa non è espiata e non c'è redenzione sebbene esista un sincero pentimento. Un film che si fa carico di una serie fitta di temi densi di grande spessore. Nell' intento di mantenere alta la tensione l' azione diventa quasi compulsiva e, qualche volta, non si riesce ad avere il giusto tempo per elaborare e riflettere sulle dietrologie che spingono i personaggi a comportarsi in un certo modo. Le scene di violenza abbondano e sono anche molto disturbanti ma non se ne può proprio fare a meno. È tutto funzionale a supportare l'azione che è sostenuta e incalzante. Gheghi si conferma uno dei giovani attori con più talento del panorama italiano. Intenso e profondo, sa dominare sia le scene più muscolari che quelle più intime e riflessive. Alessandro Gassmann è altrettanto convincente in quanto la sua recitazione appare duttile nel seguire l'evoluzione del suo personaggio che da carnefice, vendicatore si fa, ad un certo punto, mentore, salvatore e anche un po' un padre putativo. Un film che mantiene le promesse di intrattenere attraverso una trama che riserva più di un colpo di scena. "Mani nude" è un racconto complesso che intreccia colpa ed espiazione con un finale che rimane aperto lasciando intendere la possibilità di un ulteriore sviluppo.
Virna Castiglioni