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Annunciati i vincitori della XXIII edizione RIFF Awards 2024

Lunedì 25 Novembre 2024 13:41 Pubblicato in News

Con l’annuncio dei vincitori termina la XXIII edizione del RIFF – Rome Independent Film Festival diretto da Fabrizio Ferrari che, al Nuovo Cinema Aquila di Romadal 13 al 22 novembre, ha visto programmate oltre 80 opere molte delle quali in anteprima italiana, europea o mondiale e suddivise in 13 sezioni nazionali e internazionali: opere prime e seconde di lungometraggio, documentari, cortometraggi, film sperimentali e animazioni, soggetti e sceneggiature contraddistinte per l’originalità e l’innovazione dei contenuti e delle tecniche utilizzate.

Queste le varie sezioni in concorso: Feature film, International documentary, National documentary, International short, National short, Animation short, Student short e per le sceneggiature (lungometraggio e cortometraggio) e soggetti.

La giuria composta da: Cristian Casella produttore, esperto di media e comunicazione, Sophie Chiarello, regista italo-francese, la produttrice e ispettrice di produzione Sonia Cilia, il regista, commediografo e attore Pietro De Silva, la produttrice Delegata Emma Esposito, il supervisor di visual effects Francesco Grisi, la production supervisor Carolina Iorio, le giornaliste Antonia Matarrese e Miriam e Mauti, il Produttore Esecutivo Andrea Passalacqua e Nicola Sganga esperto di VFX, ha assegnato i seguenti premi:

Il Premio Feature film - Miglior Lungometraggio Italiano va a Tre regole infallibili di Marco Gianfreda: “Per la sua capacità di raccontare, con delicatezza, la fragilità e l’enigma dell’amore. Per aver sviscerato l’animo di un adolescente che deve imparare che cos’è l’esperienza del primo amore senza averlo mai appreso dall’esempio della madre, che a sua volta deve capire come “galleggiare” e abbandonarsi ad un sentimento sconosciuto. Madre e figlio, con le consapevolezze delle loro diverse età, affrontano con sofferenza e coraggio la complessità delle relazioni, sentimentali e familiari, mostrandocene la fragilità e la forza. La natura, nella sua semplicità, offre una bellezza liberatoria, un luogo dove si può “fare finta di non essere poveri”.

Il Premio Feature film - Miglior lungometraggio internazionale va a Salli di Lien Chien Hung: “Per la capacità di raccontare con leggerezza la scoperta di una donna della sua identità e del suo posto nel mondo. Con uno sguardo inedito sulla società taiwanese, un ambiente rurale legato alle tradizioni, nel quale irrompe- attraverso la nipote adolescente- la tecnologia e le sue incognite. Riflessione sull’amore e sul confronto culturale con l’occidente “parigino”, dal quale Salli torna con una nuova consapevolezza di sé.”

 

Il Premio National documentary - Miglior Documentario Italiano va a Non chiudete quella porta di Francesco Banesta & Matteo Vicentini Orgnani. Attraverso volti che sembrano eterni, il film ci accompagna in uno dei luoghi più identitari della capitale, e attraverso uno sguardo intimo, restituisce il ritratto universale di un cambiamento inarrestabile della Società. Porta portese, come la Merchè aux puces a Parigi o Portobello a Londra, per citarne alcuni, sono tesori che andrebbero protetti come monumenti preziosi lasciando che le loro porte restino aperte sempre, per evitarne la fine”.

Una Menzione Speciale va al documentario Renzo Chiesa, Chiesa Renzo di Paolo Boriani. “Per la sua estetica elegante e rigorosa. La capacità di intrecciare il racconto intimo con il ritratto di un Italia in evoluzione attraverso l’arte della fotografia”.

Il Premio al Miglior Documentario Internazionale va a After the Odissey di Helen Doyle. “Attraverso ritratti di donne, ognuna con la propria arte, che offrono punti di vista diversi, il film restituisce un racconto rotondo su una questione tragica, senza mai indugiare in facili pietismi e restituisce una realtà talvolta anche molto cruda, senza mai perdere la delicatezza di uno sguardo poetico”.

Una menzione speciale a Memories of a Burning Body di Antonella Sudasassi Furniss. “Vincitore del Premio del Pubblico a Berlino, è un film tra documentario e finzione. Un racconto elegantemente strutturato che distilla le esperienze di tre donne in età compresa fra i 60 e i 70 anni in un'unica vita che parla per una generazione. I soffocanti tabù sulla sessualità femminile, l'amore e il desiderio sono ricordati con ammirevole candore in un film che bilancia in modo toccante intuizione, umorismo ed emozione”.

Un riconoscimento speciale va al documentario che ha chiuso la kermesse, Eravamo liberi di Federico Sisti. Il comitato organizzativo del festival ha deciso di premiare la produttrice Rosa Chiara Scaglione per il suo impegno sociale e culturale.


Due premi speciali a tematica LGBTQIA+ assegnati da Mario Colamarino, Presidente del Circolo Mario Mieli e Giordano Serratore vanno al cortometraggio Made of Love di Clèmence Dirmeikis e al lungometraggio Underground Orange di Michael Taylor Jackson.

 

Il Premio Rai Cinema Channel al Miglior Corto Italiano va a “Sommersi” di Gian Marco Pezzoli perché è “un cortometraggio che ci racconta come l'innocenza possa essere spazzata via in un sol colpo dall'incoscienza, grazie a due giovani intensi protagonisti che ci conducono con grande bravura in un dramma inaspettato”.

Il Premio Rai Cinema Channel, del valore di € 3.000, consiste in un contratto di acquisto dei diritti web e free tv del corto, da parte di Rai Cinema Channel. Il corto godrà della visibilità su www.raicinemachannel.it, sui suoi siti partner e, a discrezione dei responsabili delle reti, sui canali RAI.

Il Premio National short - Miglior Corto Italiano va a Un lavoretto facile facile di Giovanni Boscolo. “Un lavoretto facile facileè una commedia divertente, un genere ultimamente non esplorato nei cortometraggi, dove la storia è chiara, così come i personaggi e i loro rapporto, che comunque si evolve e cambia nei suoi pochi minuti. Inoltre il piccolo twist finale è un valore aggiunto che chiude la storia e porta anche a riflettere sul modo in cui guardiamo la situazione e le persone”.


Una Menzione per i cortometraggi italiani va a L’ultimo sogno di Davide Maria Marucci“Un cortometraggio dal profondo impatto sociale ed emotivo, capace di intrecciare il dramma personale di un uomo con i temi universali della lotta di classe e del confronto generazionale. Con un cast di prim’ordine e un team tecnico di talento, il film promette di essere un’opera intima, ma al contempo potente e universale”.


Il Premio International short - Miglior Corto Internazionale va a Transformation di Marcel Barsotti“Questo cortometraggio è un vero capolavoro di innovazione e creatività. La sua natura visionaria cattura immediatamente l'attenzione dello spettatore, trasportandolo in un mondo unico e affascinante. Il design è estremamente accattivante e ricercato, con ogni dettaglio visivo curato con precisione maniacale.
Ciò che rende questo cortometraggio davvero speciale è la sua capacità di uscire dagli schemi tradizionali. Non si limita a seguire le convenzioni del genere, ma osa esplorare nuove strade, offrendo un'esperienza fresca e originale. La narrazione è altrettanto audace, con una trama che sfida le aspettative e invita alla riflessione.
In sintesi, questo cortometraggio è un prodotto diverso da qualsiasi altro, un'opera che non solo intrattiene, ma ispira e stimola la mente. Un plauso a tutto il team per aver creato qualcosa di così straordinario e fuori dal comune”.

Una Menzione speciale per i cortometraggi internazionali va a 6.21 di Sergei Ramz. “Una storia graffiante, solo apparentemente algida e austera. La vicenda si sviluppa con ritmo incalzante, grazie a un editing rapido ma esaustivo. Veniamo subito immersi in un universo dalle linee rigide e severe. Una fotografica fortemente basata sull’architettura precisa dell’albergo ci accompagna per tutto il corto. In 6.21, la scenografia, ovvero l’albergo, è assolutamente protagonista della vicenda. 6.21 è un cortometraggio incalzante, affascinante e sensuale, che tiene incollati allo schermo fino alla fine”.


Il Premio Animation short - Miglior Corto Animato va a The Strange Case of the Human Cannonball di Roberto Valencia“Un corto di animazione davvero affascinante. La sceneggiatura è stata scritta con grande cura, riuscendo a coinvolgere lo spettatore dall'inizio alla fine. La regia è stata altrettanto abile e ha saputo valorizzare ogni scena. Dal punto di vista tecnico, la realizzazione è stata eccellente. Lo stile di animazione i design dei caratteri, l'uso dei colori e delle luci hanno contribuito a creare un'atmosfera unica. Ogni elemento visivo è stato curato nei minimi dettagli, rendendo l'esperienza visiva davvero piacevole”.

 

Il Premio Student short - Miglior Corto Studenti, va a Better So di Jaakko Ylitalo, giovane regista esordiente finlandese che attualmente studia sceneggiatura all'Accademia delle arti di Turku. “Il film riesce a farti entrare nel mondo del protagonista, senti la sua confusione per le cose che non riesce a capire o ricordare. Si sente anche il suo dolore, il senso di perdita, non solo delle memorie ma anche di se stesso. Anche il finale, nonostante in parte uno sia sollevato dal fatto che non si uccida, rappresenta la perdita di controllo, di poter decidere della propria vita e quindi diventa tristemente dolce amaro.”

 

Il Premio alla Miglior Sceneggiatura per un Lungometraggio va a Marco Minicangeli per “All’ombra del suo corpo”.


Per la qualità della scrittura cinematografica, unita alla capacità di piegare la narrazione della struttura classica ad un racconto che, immergendoci nel genere poliziesco, ci avvicina al mondo degli emarginati, senza per questo essere retorico. Il bene e il male convivono in questo racconto dalle tinte forti, tenendo il lettore col fiato sospeso fino alla fine”.

Il premio per la Miglior Sceneggiatura di un Cortometraggio va a “Oh boi!” di Sara Mancini.
Vince per aver saputo raccontare con leggerezza le fantasie sessuali di una adolescente contemporanea. Per aver colto il desiderio di scoprire, di crescere e di interagire col mondo intorno a sé. Marta, la protagonista, tentando di emulare il mondo virtuale, scopre la genuina, sensuale bellezza della realtà. Un messaggio chiaro volto agli adolescenti che troppo spesso preferiscono rifugiarsi in un mondo fittizio”. 

Il Premio al Miglior Soggetto per un Lungometraggio va a “Il burattinaio” di Laura Nuti.
Laura Nuti con questo soggetto riesce a piegare la struttura del thriller e a colorarlo di venature horror lievi ma visivamente impressionanti. Il racconto scorre veloce e le vite dei personaggi si intrecciano in una trama che cattura le perversioni di una società vittima di perversioni. Ancora una volta il burattino di collodiana memoria ci invita ad una moralità che sembriamo avere smarrito”.

 

Il Festival, a cura dell’Associazione Culturale RIFF, è realizzato con il contributo e il patrocinio della Direzione Generale Cinema - Ministero della Cultura e della Regione Lazio, Direzione Regionale Affari della Presidenza, Turismo Cinema, Audiovisivo e Sport. Il progetto, promosso da Roma Capitale - Assessorato alla Cultura, è vincitore dell'Avviso Pubblico biennale “Culture in Movimento 2023 - 2024” curato dal Dipartimento Attività Culturali ed è realizzato in collaborazione con LEA e SIAE.

 

Trailer dei film al canale YouTube:

 

https://www.youtube.com/@RIFFit

Ultimi Giorni del RIFF @Nuovo Cinema Aquila

Venerdì 22 Novembre 2024 01:24 Pubblicato in News

VENERDÌ 22
CHIUDE LA XXIII EDIZIONE DEL FESTIVAL CON “ERAVAMO LIBERI” DI FEDERICO SISTI

A SEGUIRE LA PREMIAZIONE AL NUOVO CINEMA AQUILA

Venerdì 22 novembre la proiezione del film di chiusura Eravamo liberi di Federico Sisti che sarà presente in sala con il cast. Un documentario sulla nascita del surf in Italia fino all’istituzione della première nazionale e alla costituzione di un movimento culturale i cui capisaldi affondano le radici nel concetto di libertà per una vita fuori dagli schemi e dai dettami imposti dalla società dei consumi.

La premiazione con la proclamazione dei vincitori chiude la serata e la XXIII edizione del RIFF – Rome Independent Film Festival.

13 le sezioni del RIFF in concorso quest’anno, tra opere nazionali e internazionali a cui si sono aggiunti Focus dedicati che hanno aperto una finestra su diversi paesi stranieri.

A valutare i film una giuria di esperti composta da: Cristian Casella produttore, esperto di media e comunicazione, Sophie Chiarello, regista italo-francese, la produttrice e ispettrice di produzione Sonia Cilia, il regista, commediografo e attore Pietro De Silva, la produttrice Delegata Emma Esposito, il supervisor di visual effects Francesco Grisi, la production supervisor Carolina Iorio, le giornaliste Antonia Matarrese e la giornalista Miriam Mauti, il Produttore Esecutivo Andrea Passalacqua e Nicola Sganga esperto di VFX.

 

 

Si svolgerà ad ingresso gratuito il 26 Novembre 2024 presso il Teatro Prati di Roma e il Madison Cinemas AlFellini di Grottaferrata la sesta edizione del Bloody Festival Roma, prodotto da GSA srl di Sergio Romoli e che avrà come madrina la showgirl e attrice Manuela Arcuri.

Suddivisi in tre diverse sezioni che prevedono Horror, Giallo e Thriller, i lungometraggi in concorso, proiettati in una fascia oraria compresa tra le ore 9.30 e le ore 15.00, saranno Metamorfosi dell‘essere di Mirko ZaruUn posto sicuro di Luca TartagliaGiuseppe Taliercio – Il delitto perduto di Mario ChiavalinFin qui tutto bene di Cosimo Bosco e The well di Federico Zampaglione.

 

I premi previsti per questa edizione saranno Miglior Horror, Miglior Giallo, Miglior Thriller, Miglior True Crime, Miglior Esordio alla regia del genere horror, Miglior attore protagonista, Miglior attrice protagonista, Miglior attore non protagonista e Miglior attrice non protagonista. Novità di questa edizione 2024 sono inoltre il premio Klaus Kinski al miglior villain e il premio Daria Nicolodi alla miglior dark lady. I premi sono assegnati da una giuria di qualità costituita dal critico letterario e scrittore Arnaldo Colasanti, dall’avvocato Michele Lo Foco, dal casting director Giovanni Maletta, dal Presidente e portavoce dell’Ueci – Unione Esercenti Cinematografici Italiani Davide Fontana, dall’esperto di genere horror Leonardo Magnante e da Ronald Russo, attore e regista dal lungo curriculum legato alla Settima arte di genere, autore dello zombie movie Abisso nero. Uno dei film premiati, inoltre, otterrà quale ulteriore riconoscimento la distribuzione ufficiale.

E non mancheranno i premi alla carriera, che questa edizione 2024 del Bloody Festival Roma conferirà ad Alessandro Capone, sceneggiatore di Camping del terrore di Ruggero Deodato e regista dello slasher cult anni Ottanta Streghe, e all’attore Nicola Di Pinto, la cui vasta filmografia include Il camorrista Nuovo Cinema Paradiso di Giuseppe Tornatore.

La premiazione, ad ingresso gratuito – fino ad esaurimento posti – e condotta il 26 stesso a partire dalle ore 19.30 dal critico cinematografico Francesco Lomuscio insieme a Manuela Arcuri presso il Cinema UCI Luxe Maximo, vedrà come ospiti, oltre a Capone e Di Pinto e ai registi delle opere in concorso, l’Onorevole Gianni Sammarco e gli attori Maurizio MattioliCristina MogliaLuce Cardinale, Roberta GarziaLorenzo RenziMichele FrancoReyson GrumelliMarta MoschiniGabriele MuscasFrancesco Isasca e Viktorie Ignoto.

Anche per questo 2024, dunque, per tutti gli appassionati e non di horror e mistero si presenta in qualità di un appuntamento imperdibile il Bloody Festival Roma, il cui nuovo direttore artistico Salvatore Scarico, produttore cinematografico CEO di Green Film srl, dichiara: "Sono onorato di essere stato scelto come direttore artistico del Bloody Film Festival Roma. Per me il cinema è una fonte inesauribile di ispirazione e questa nomina è una grande sfida personale. Non vedo l'ora di contribuire alla scoperta di nuovi talenti e di collaborare con chi ha scritto la storia del genere horror e thriller italiano. Grazie per la fiducia, farò del mio meglio per essere all'altezza di questo prestigioso ruolo".

Il Bloody Festival Roma vi aspetta quindi Martedì 26 Novembre 2024... per una giornata di puro brivido cinematografico!

 

Il cineasta romano (di origini russo-pugliesi) Pierfrancesco Campanella coinvolge i protagonisti di una stagione musicale irripetibile in C’era una volta il beat italiano!

Distribuito da Parker Film, infatti, sarà nelle sale cinematografiche a partire dal 21 Novembre 2024 il nuovo docufilm del regista, che già qualche anno fa aveva riscosso molti consensi con il suo I love… Marco Ferreri, recentemente tramesso su Retequattro.

C’era una volta il beat italiano intende essere l’affettuoso omaggio ad un periodo che ha segnato la storia. Gli anni Sessanta hanno rappresentato un’epoca di grandi fermenti e rinnovamento sociale, con un decisivo cambio di rotta a livello mondiale per quanto riguarda ideologie, mode, costume, valori. Soprattutto quel periodo ha espresso una grande esigenza di libertà dalle convenzioni stereotipate improntate al perbenismo e all’ipocrisia. Anche la musica si è adeguata con nuovi suoni e testi più impegnati. In Italia la cosiddetta “beat generation” è stata rappresentata da un gruppo di artisti decisamente innovativi, con canzoni che hanno lasciato un’impronta indelebile nell’immaginario collettivo. In questo lavoro ne parlano un gruppo di personaggi che il genere beat lo hanno vissuto, per una analisi lucida e ironica allo stesso tempo, evitando compiacimenti nostalgici. Molti i cantanti intervistati da Campanella: da Don Backy a Ricky Gianco, da Renato Brioschi dei Profeti a Pietruccio Montalbetti dei Dik Dik, da Livio Macchia dei Camaleonti a Gianni Dall’Aglio dei Ribelli, da Donatella Moretti a Mario Pavesi dei Fuggiaschi, a Giuliano Cederle dei Notturni. Poi c’è Franco Oppini, in quegli anni facente parte dei Gatti di Vicolo Miracoli, massima espressione del movimento “Verona Beat”. Fondamentale la presenza di Mita Medici, la prima “Ragazza del Piper”, che ha rappresentato la svolta per un’intera generazione di ragazze desiderose di emanciparsi dal secolare predominio maschile. Significativo l’apporto di Rosanna Fratello, che all’epoca del beat ancora non cantava ma sognava ad occhi aperti, sperando di emulare la carriera dei suoi idoli Patty Pravo, Rita Pavone e Caterina Caselli.

 

C’era una volta il beat italiano è inoltre impreziosito dai contributi di vari addetti ai lavori, come Fernando Fratarcangeli (direttore della rivista di collezionismo musicale Raropiù), Massimiliano Canè (autore della trasmissione Techetechetè su RaiUno), il press-agent Niccolò Carosi, i parolieri Alberto Salerno e Claudio Daiano, i musicisti Natale MassaraMauro Goldsand e Rodolfo Grieco, discografici Federico Monti ArduniItalo Gnocchi e Andrea Natale, l’operatore culturale Franco Mariotti, la conduttrice tv Morena Rosini (già nel gruppo Milk and Coffee), il regista Luca Verdone e gli esperti di beat Francesco LomuscioFederico Gnocchi e Carlo Lecchi (Presidente della AVI, Associazione Vinile Italiana). Infine l’estroso Ivan Cattaneo che il beat lo ha rilanciato negli anni Ottanta con i suoi album di cover (in particolare Italian Graffiati).

E non finisce qui, perché C’era una volta il beat italiano rappresenta soltanto il primo capitolo di una trilogia di docufilm a carattere musicale che, prodotta da Sergio De Angelis per la Parker Film, si completerà attraverso due lavori rispettivamente dedicati al rock progressivo e alla dance italiana.