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PREMIO SOLINAS EXPERIMENTA

Lunedì 04 Agosto 2014 14:47 Pubblicato in Concorsi
Scadenza Bando: 6 ottobre 2014
 
E’ indetto il PREMIO SOLINAS EXPERIMENTA, seconda edizione del Concorso per progetti di film lungometraggio digitale low budget per il cinema e le piattaforme multimediali, da realizzarsi con un budget massimo di 300.000 euro a Progetto. Il Concorso è rivolto a sceneggiatori e registi UNDER 35. PREMIO SOLINAS EXPERIMENTA si realizza grazie al Sostegno del MINISTERO DEI BENI E DELLE ATTIVITÀ CULTURALI E DEL TURISMO.
EXPERIMENTA è il concorso del Premio Solinas che invita sceneggiatori, registi e filmmaker UNDER 35 a lavorare insieme e a sfruttare le opportunità creative e produttive della tecnologia digitale per sperimentare nuove forme di racconto cinematografico e sviluppare progetti di lungometraggio da realizzarsi con un budget massimo di 300.000 euro. Storie efficaci con universi espandibili anche su più piattaforme digitali.
PREMIO SOLINAS EXPERIMENTA mette in palio due Borse di Sviluppo di 12.000 euro a favore dei due progetti vincitori che avranno la possibilità di essere sviluppati nella Bottega Creativa del Premio Solinas sotto la guida di Tutor esperti.
 

Il fuoco della vendetta

Lunedì 04 Agosto 2014 14:29 Pubblicato in Recensioni
Braddock (Pennsylvania). L'operaio Russel Baze (Christian Bale) si alterna tra un lavoro senza prospettive di futuro in un'acciaieria e le cure del padre malato terminale. Suo fratello Rodney (Casey Affleck), dopo quattro anni di servizio militare in Iraq, rimane coinvolto in un giro di  incontri di lotta clandestini e scompare misteriosamente. Davanti all'incapacità della polizia di fornire risposte concrete, Russel si mette privatamente alla ricerca del fratello. Le traccie lo porteranno sulla strada di Harlan DeGroat (Woody Harrelson), spietato boss della malavita locale.
Il sogno americano, propinatoci a partire dal secondo dopoguerra, è definitivamente  fallito e Scott Cooper sembra essersene accorto solo oggi.  Insomma, meglio tardi che mai. Il regista di Crazy Heart mette in scena la storia di un anti-eroe sconfitto della classe operaia americana che si interroga sul senso di giustizia, vendetta e coraggio. Le dinamiche però sono quelle trite e ritrite del rabbioso provincialotto filo repubblicano che, di fronte alla totale inadeguatezza del poliziotto grasso di turno (Forest Withaker), imbraccia il fucile da caccia per farsi giustizia da solo, in nome del più tradizionale dei valori: la famiglia. 
I protagonisti,  simboli del fallimento dello sfavillante sogno americano, sono quelli a cui il proprio paese, “la terra delle opportunità”, ha sempre voltato le spalle; il padre muore di cancro dopo una vita passata in acciaieria, mentre Rodney lotta per non affogare nei ricordi strazianti dell'Iraq e nella condizione di immobilità che gli si pone davanti. 
Tuttavia la rabbia di questa classe subalterna è rabbia di plastica, falsa, artificiosa e secondaria rispetto al vero obiettivo del film, che tenta civilmente di abbellire, ossia,  intrattenimento trasversale made in U.S.A.
Niente a che fare con il disturbante Killer Joe (William Friedkin, 2011), ritratto di un'America dominata dal caos, in cui la violenza dello Stato stupratore si abbatte spietata su una famiglia di redneck texani.  
L'apice massimo del film di Cooper rimane comunque l'omicidio di Rodney per mano  del malvagio DeGroat, consumato con una ritualità da sacrificio umano, mentre le immagini di un cervo appena cacciato e scuoiato da Russel e zio Red si alternano nel montaggio. 
La storia d'amore troncata fra Russel e Lena (Zoe Saldana, invece, è un elemento inserito svogliatamente più per compromesso commerciale che per far fronte a una concreta esigenza narrativa.
Gli attori (da Bale a Dafoe, da Affleck a Harrelson) sono indubbiamente fra i più talentuosi del panorama hollywoodiano contemporaneo, ma le loro perfomance sono irrimediabilmente compromesse da personaggi pensati male in partenza.
È come infatti se a Cooper nulla interessasse veramente, come se tutto gli fosse indifferente. Il risultato è una sceneggiatura insapore dalle deboli ambizioni civili e una messa in scena noiosa e priva di personalità che è valsa a Cooper il premio per la miglior opera prima/seconda al Festival Internazionale del Film di Roma (come se questo fosse mai stato un sinonimo di qualità).
Dopo la crisi economica del 2008, parte dell'industria hollywoodiana sembra propensa a sfornare un numero sempre più rilevante di pellicole che mettono in dubbio lo spietato sistema economico capitalista, sul quale, per altro, sono fondati gli stessi studios.
Inoltre è ormai nota a tutti la propensione delle major cinematografiche americane di grattare il fondo del barile; ma ha veramente senso che Hollywood racconti le condizioni operaie utilizzando le medesime formule con i medesimi risultati di trent'anni fa? Il duello finale fra Bale e Harrelson nell'acciaieria, simbolo del sacrificio operaio, ne è forse il risultato più aberrante. 
 
Il fuoco della vendetta – Ouf of the furnace, prodotto da Leonardo Di Caprio e Ridley Scott, uscirà nelle sale italiane il 27 agosto. Fate voi. 
 
Angelo Santini

Apes Revolution: il Pianeta delle Scimmie

Martedì 29 Luglio 2014 21:05 Pubblicato in Recensioni

Secondo capitolo della trilogia reboot iniziata nel 2011 con L'alba del Pianeta delle Scimmie di Rupert Wyatt, Apes Revolution strizza l'occhio al classico del 1968, ma non raggiunge né tantomeno sfiora la sua grandezza. La razza umana è stata messa sotto scacco da un virus creato in laboratorio, ciò che ne resta è una colonia fondata da un gruppo di coraggiosi, guidati da Dreyfus (Gary Oldman), che si cibano con provviste, si dissetano dell'acqua di un pozzo e  vivono nella speranza di trovare altri esseri umani uniti dal loro stesso destino. Le scimmie invece, crescono prosperando sotto la guida di Cesare, un saggio capo branco, che conserva ancora il ricordo dell'amore ricevuto da "un uomo buono" (nel film precedente) e insegna ai suoi compagni a non coltivare odio e rancore verso i cugini bipedi. La prospettiva di una guerra però diventa inevitabile quando il solito "errore umano" fa germogliare la tensione tra le due fazioni. Il parallelismo tra i due "mondi" è continuo e costante, entrambi lottano per la sopravvivenza della propria specie. Nella colonia, c'è bisogno di energia elettrica ma la centrale idroelettrica abbandonata dalla quale può scaturire una speranza è nel territorio delle scimmie, sembra dunque che non ci sia alternativa a dover impugnare le armi. Malcom (Jason Clarke) padre di famiglia lungimirante, crede però in un altra strada, egli vede in Cesare un possibile collaboratore e parte per una disperata ambasciata di pace. La trama e gli espedienti narrativi non brillano di originalità, gli scenari apocalittici, sono gli stessi utilizzati per una qualsiasi apocalisse zombie o invasione aliena, ma bisogna apprezzare lo studio fatto sul linguaggio del corpo: le scimmie comunicano tra loro con gesti e versi, questi tratti conferiscono loro sentimenti e credibilità. Dietro la maschera digitale di Cesare ci sono gli occhi di Andy Serkis, maestro della Motion Capture (famoso anche per aver interpretato Gollum nella saga del Il signore degli anelli), che trasmettono tutto il carisma del personaggio. Impossibile non commuoversi davanti alla sua determinazione nel preservare "Casa, famiglia e futuro" anche se non detto nella nostra lingua (per noi comuni mortali i dialoghi dei primati sono stati tradotti con dei sottotitoli). Nel complesso comunque il film è godibile (anche in 3D) è una metafora su come l'odio possa annidarsi come un virus letale in ogni forma di vita pensante, ma che resiste davanti alla volontà di provare ad avere "fiducia" nel prossimo e nelle future generazioni. Un'ultima curiosità, il film è stato mostrato a due vere scimmie del Myrtle Beach Safari che sembrano aver gradito, riconoscendosi evidentemente nei loro alter ego. A dimostrazione di quanto studio ci sia dietro a questa emulazione grafica, ci si augura che le due spettatrici ora non stiano tramando per spodestarci dal pianeta terra.

Francesca Tulli

Controra - House of Shadows

Mercoledì 16 Luglio 2014 15:54 Pubblicato in Recensioni
Leo (Pietro Ragusa, ormai icona del cinema fantastico nostrano) torna in Puglia con la moglie Megan (Fiona Glascott) in occasione della morte dello zio monsignore, Domenico De Mundo (Salvatore Lazzaro), sull'orlo della beatificazione. Insieme al fratello padre Nicola (Federico Castelluccio), parroco del paese, è erede della fortuna del potente congiunto, compreso l'antico palazzo di famiglia. La giovane sposa però comincia presto ad essere preda di sconvolgenti visioni che getteranno un'inquietante ombra sui famigliari del marito ed in particolare sull'alto prelato, che – scoprirà – si sarebbe portato nella tomba un orribile segreto. Ma il piccolo ambiente locale, chiuso e retrogrado, metterà Megan in sinistra luce, credendola pazza...
È davvero difficile trovare al giorno d'oggi un film di genere italiano che funzioni come questo dall'inizio alla fine; forse perché Controra – House of shadow è una pellicola mezzosangue, nei cui fotogrammi scorre anche un po' d'Irlanda, per via sia della protagonista Fiona Glascott che dell'Irish Film Board è qui coproduttore. 
Il film dell'esordiente Rossella De Venuto, pugliese d'origine, ma divisa tra Trento e Roma dove rispettivamente è cresciuta e si è formata, va a pescare tra alcune interessanti tradizioni meridional, come quella della “controra” - ossia le ore più calde del giorno in cui, per far stare in casa i bambini, si tramanda che i morti vengano a visitare i vivi – e situazioni da film horror orientale, quale la presenza del fantasma di una fanciulla nell'abitazione. Con in più qualche simbolismo psicanalitico e qualche suggestione dalle pellicole dei film anni settanta spagnoli di Armando De Ossorio, Controra si colloca grosso modo dalle parti del connazionale e celeberrimo La casa dalle finestre che ridono, soprattutto per la vicenda del forestiero alle prese suo malgrado con un passato che sarebbe meglio non toccare né indagare, ma in particolare anche per il colpo di scena (e di genio) conclusivo, che scaccia con una zampata luciferina il lieto fine, anche se con un minimo di “apertura” (nel film di Avati forse arriva la polizia come suggerisce una sirena in lontananza, mentre qui... il pericolo di spoiler ci impedisce qualsiasi rivelazione).
In sostanza Controra – House of shadow si impone come un'opera di genere ben stratificata e decisamente riuscita che, pur rispettando tutti i codici dell'horror, riesce a brillare per originalità, offrendo brividi e sicuro divertimento agli appassionati.
Per concludere, al BIF&ST 2014 è stata proiettata una versione del film doppiata in italiano, che – pare - avrebbe fatto rizzare i capelli agli astanti per come, di fronte alle innegabili potenzialità della pellicola, l'opera venisse irrimediabilmente danneggiata da un pessimo doppiaggio. Chi scrive ha avuto la fortuna relativa – e forse non casuale - di vederne una versione in inglese, sottotitolata nella nostra lingua, che restituisce maggiore dignità al film. Benché dell'idioma d'Albione venga fatto un uso forse troppo estensivo – probabilmente a causa della coproduzione - per una pellicola che si divide tra il dialetto pugliese, l'italiano e l'inglese, questa potrebbe essere la soluzione migliore, anche se ben conosciamo come spesso si orientino le logiche stringenti dei distributori.
 
Paolo Dallimonti