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Bia di Valerio Nicolosi, presentazione ufficiale

Mercoledì 25 Ottobre 2017 10:25 Pubblicato in News
Dopo i riconoscimenti nazionali e internazionali di “Bar(n)Out duepuntoniente”, primo cortometraggio della trilogia sulle periferie di Valerio Nicolosi, 
esce il secondo episodio: "Bia" venerdì 27 ottobre, ore 18.30, presso Dolce Vita Gallery in via Palermo 41 a  Roma.
 
“Bia” racconta la storia della periferia romana a cavallo tra gli anni '90 e i primi 2000. La crudezza delle scene di vita quotidiana rappresentate nel corto sono le stesse vissute dal il regista e da coloro che nei sobborghi imparano a sopravvivere perché spesso non c’è una facile via d’uscita.
Un’amicizia profonda, l’amore che innalza e distrugge, la solitudine di un brivido che rompe il fiato.
“Bia” racconta la storia di cinque personaggi che si intrecciano a doppia mandata tra loro in un contesto arido e feroce, dove la vita chiede sempre il conto. Dove non piange quasi nessuno e la speranza è soltanto un piccolo mucchio di polvere scura tenuta tra le bollette da pagare.  
 
 
 
 
Bia, la protagonista del cortometraggio, non è nata nella periferia romana ma vi si è dovuta adattare. E’ stata costretta a trovare un modo per viverci al meglio perché racchiudeva tutto il suo mondo quando è rimasta orfana. È tenace e innamorata, ma si ritroverà a fare i conti con un degrado che non le appartiene, che la fagocita e che lei fa suo. Arriverà addirittura a sentirsi in colpa per il disagio che la circonda e intraprenderà strade impervie e pericolose per trovare una soluzione che possa salvare più esistenze. La dipendenza dall'eroina di Mel, suo compagno di vita, le bollette da pagare, il rischio di sfratto e la luce in fondo al tunnel che si spegne come una candela sfiatata. Bia cercherà e troverà la forza di combattere e reagire, ma la vita spesso presenta un colto più salato di ciò che ci aspettiamo.
“Bia” è il secondo cortometraggio di Valerio Nicolosi, tratto dal libro “Bar(n)Out” di Paolo Verticchio e Valerio Nicolosi, entrambi nati e cresciuti nella periferia raccontata nelle pagine e nelle immagini dei corti.
La presentazione di “Bia” si terrà venerdì 27 ottobre alle ore 18.30 presso la Dolce Vita Gallery, via Palermo 41, Roma.
“Bar(n)Out duepuntoniente”, opera prima di Valerio Nicolosi, ha vinto il Feel the Reel IFF nella categoria “Miglior Film” e “Miglior Attrice”, nomination per la Regia e per la Colonna >Sonora nello stesso festival, nomination per il Montaggio al Bucharest ShortCut CineFest, Menzione Speciale al Canada's Yes! Let's Make a Movie Film Festival e finalista allo SHORT to the Point, Bucharest Film Awards, StoneFair IFF e al The Mediterranean Film Festival, Roma Cinema Doc, Social World Film Festival, New York Short Film Tuesday.
Valerio Nicolosi, Filmmaker e fotoreporter nato a Roma nel 1984. Diplomato nel 2008 con il massimo dei voti presso il Centro Sperimentale Televisivo di Roma ha vinto il Roma Videoclip 2016 con il video della canzone “A un passo da qui” di Marco Ro’ e è stato finalista al “Nazra Film Festival 2017” con il videoclip “My Extraordinary Homeland” di MC Gaza, girato nella Striscia di Gaza nel gennaio 2015.
Ha realizzato numerosi documentari a sfondo sociale in Palestina, al confine siriano, in America Latina e durante l'operazione umanitaria “Mare Nostrum”. Ha pubblicato due libri di racconti e fotografie, “Bar(n)Out” e “Be Filmaker a Gaza” con il quale ha vinto il Premio Montesacro per il miglior libro del 2015. 
Collabora come docente occasionale nel corso di “Giornalismo audiovisivo” presso l'università La Sapienza e con le università palestinesi Al-Aqsa e Deir El-Balah, entrambe nella Striscia di Gaza.
Vive a Bruxelles dove collabora con i maggiori network italiani e internazionali e ha seguito gli attentati di Parigi e Bruxelles. Ha realizzato reportage per le ultime elezioni in USA, Francia e Olanda.

Una mujer fantastica

Sabato 18 Febbraio 2017 13:14 Pubblicato in Recensioni
Tirando le conclusioni dell’edizione 67 del Festival di Berlino, possiamo fin da subito affermare che il concorso ha proposto una line up non troppo soddisfacente, visto anche il blasone della manifestazione, sempre attenta a titoli stuzzicanti ed allo stesso tempo impegnati. E’ anche vero che uno standard qualitativo di alto livello non è sempre facilmente riconfermabile, ma una flessione c’è stata e rischia di declassare un evento rinomato e di grande prestigio. Tra i titoli del concorso che si salvano, troviamo questa produzione cilena targata Pablo Larrain, che si porta a casa (meritatamente) l’Orso d’Argento per la miglior sceneggiatura. Una Mujer Fantastica è un film con una grande anima, che attinge da molteplici influenze artistiche. Una pellicola che urla fortemente la propria identità contro i feroci accanimenti all’individuo etichettato come diverso. In particolare verso la protagonista Marina (Daniela Vega), giovane cameriera trans, vittima di soprusi e violenze. 
 
In un luccicante locale che trasuda anni 80’ e di balera, Orlando (Francisco Reyes) assiste estasiato alla performance canora di Marina. I due hanno una relazione consolidata e profonda. Marina ha 20 anni in meno di Orlando, ma questo non è un ostacolo al loro amore. E’ una sera speciale, è il compleanno di Marina e per festeggiare si regalano una notte di passione. Occasione perfetta per regalare alla donna due biglietti per le cascate Ignazù in Brasile. Purtroppo Orlando ha un malore durante la notte e con concitata frenesia Marina trasporta il compagno in ospedale. Di lì a poco l’uomo muore. Subito vengono aperte delle indagini per verificare se la donna è coinvolta con il decesso. La famiglia di Orlando, che non vede di buon occhio Marina, spalleggia vigorosamente gli investigatori. Lei, a priori, è il problema. Questo impiccio deve essere eliminato e i membri della famiglia del defunto fanno di tutto per farla uscire definitivamente dalle loro vite. Le viene anche proibito di partecipare al funerale. Marina è una donna fiera delle sue scelte, che va a testa alta come un bulldozer contro chi la vuole ghettizzare e denigrare. E’ diventata quello che desiderava e nessuno ora glielo può togliere.
 
In mondo fortemente moralista e quindi non lontano dalla realtà, il regista e sceneggiatore Sebastian Lelio inserisce un personaggio credibile che esige di essere se stesso. La sua è una regia pulita che combina verismo, crudezza ed immaginazione. Mix inusuale che destabilizza (in positivo) il pubblico in sala, che è in grado di provare emozioni rabbiose, coinvolgenti e disperatamente amorevoli.  
Ben scritto e con poche pause, Una Mujer Fantastica è un film che non si nasconde, come il suo regista, figlio della corrente post-dittatura cilena. Il suo furore artistico illuminò la Berlinale 2013 con Gloria (che portò la protagonista Paulina Garcia a vincere il premio come migliore attrice). I due film sono similari nel sotto testo: le donne (con le quali dimostra di lavorare egregiamente) che vincono sulle ingiustizie al maschile. Meno commedia e di conseguenza diventa l’alter ego drammatico di Gloria, ma la voce femminile si sente lo stesso forte e tuonante.
 
Una Mujer Fantastica rappresenterà il Cile ai prossimi premi Oscar. La pellicola sudamericana, che nelle sue pieghe ha chiare influenze del cinema di Almodovar e anche del grande David Linch, è l’esempio lampante di come si possa parlare di diversità senza ricadere nella retorica. Lelio costruisce una storia forte, proponendoci una narrazione che si trasforma in una caccia al tesoro sia materiale che spirituale.
 
David Siena
 
 
 
 
 
 
 

DOUGLAS KIRKLAND – FERMO IMMAGINE AL MAXXI

Domenica 01 Ottobre 2017 20:42 Pubblicato in News
ISTITUTO LUCE CINECITTÀ PRESENTA
 
Oltre gli storici ritratti di Marilyn Monroe
attraverso ‘New York New York’,’ 2001 Odissea nello Spazio’, ‘Titanic’
anche il set di ‘Novecento’ e i ritratti di star come Loren e Mastroianni
La storia di uno dei più grandi fotografi del ‘900
innamorato del cinema e dell’Italia
 
 
 
 
ROMA, SPAZIO EXTRA MAXXI - MUSEO NAZIONALE DELLE ARTI DEL XXI SECOLO 
DAL 18 OTTOBRE AL 5 NOVEMBRE 2017
 
 
Douglas Kirkland, a soli 24 anni, nel 1961 immortala Marilyn Monroe ricoperta solo da lenzuola bianche e desta l’attenzione del mondo. Sei mesi dopo l’icona di un’epoca sarebbe scomparsa. Il leggendario servizio fotografico entrò a far parte della storia.
Istituto Luce Cinecittà presenta per la prima volta al mondo, nella sua versione integrale, la meravigliosa sequenza insieme a circa altre 100 immagini rappresentative della sua carriera, nello spazio Extra del Maxxi, dal 18 ottobre al 5 novembre
Una serata evento, alla presenza del fotografo e di sua moglie Françoise, giunti appositamente a Roma, inaugurerà la mostra.
Un omaggio all’artista che, nel suo prolifico percorso, ha ritratto centinaia di attori e personalità, prima come fotografo per LIFE, in seguito collaborando con giornali e magazine di tutto il mondo, sempre con uno sguardo attento ai talenti italiani, ripresi nei quasi sessant’anni di attività che oggi prosegue nella sua villa-studio sulle colline di Los Angeles, dove ogni anno si rinnova la  lunga amicizia con l’Italia, iniziata con Marcello Mastroianni e Sophia Loren, in occasione del tradizionale incontro per ritrarre i talenti giunti a Los Angeles, ospiti del festival “Cinema Italian Style”, che inaugura ufficialmente la campagna Oscar e Golden Globes.
Il percorso espositivo, organizzato in cinque sale, suddivise per decadi (anni ‘60-‘70-‘80-‘90-‘00), induce il visitatore a immergersi nella tipica atmosfera di ciascuna epoca.
I ritratti si alternano a sequenze di set, tra gli oltre 170 film ai quali Douglas Kirkland ha partecipato, come New York, New York di Martin Scorsese, Titanic di James Cameron, La febbre del sabato sera di John Badham, Moulin Rouge! e Il Grande Gatsby di Baz Luhrmann, 2001 Odissea nello Spazio di Stanley Kubrick,  Novecento di Bernardo Bertolucci,  La Mia Africa di Sydney Pollack, Butch Cassidy di George Roy Hill e La scelta di Sophie di Alan J. Pakula.
Una galleria di 100 volti e sguardi noti catturati nella loro essenza, fino a svelarne l’identità profonda: il ghigno di Jack Nicholson, la dolcezza di John Lennon vestito da soldato, la sfrontatezza di John Travolta ne La febbre del sabato sera, la sensualità di Sophia Loren e Brigitte Bardot, l’eleganza di Audrey Hepburn e Marcello Mastroianni, l’autorevolezza di Bernardo Bertolucci, fino ai  talenti più recenti: Leonardo Di Caprio, Nicole Kidman, Kate Winslet, Giuseppe Tornatore, Roberto Bolle,  Valeria Bruni Tedeschi, Maria Grazia Cucinotta, Pierfrancesco Favino, Isabella Ferrari, Beppe Fiorello, Matilde Gioli, Vittoria Puccini, Alba Rohrwacher, Luca Zingaretti e tantissimi altri.  
 
 
 
Le foto dell’artista di origine canadese sono esposte in tutto il mondo, Kirkland tiene lezioni pubbliche allo Smithsonian Institute, all'Art Center College of Design di Pasadena e nei Kodak Center di Hong Kong, Singapore e Taiwan. Tra i suoi libri: Freeze Frame: 5 Decades/50 Years/400 Photographs; Icons; Legends e la monografia Douglas Kirkland - A Life in Pictures. Le sue immagini sono nelle collezioni permanenti di numerosi musei, come il suo “Charlie Chaplin”, esposto alla National Portrait Gallery di Londra. Nel 2015 riceve il Nastro d’Argento Internazionale nel Teatro Greco di Taormina a riconoscimento del suo costante impegno con l’Italia.  
 
“Douglas Kirkland – Fermo Immagine” è prodotta da Istituto Luce Cinecittà con il contributo del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo.
La mostra a cura di Martino Crespi con la supervisione di Françoise Kirkland, è ideata e organizzata da Camilla Cormanni e Eleonora Pratelli per Istituto Luce Cinecittà. 
 
 
Ingresso libero – Spazio Extra Maxxi
Lunedì chiuso                    Martedì - Domenica 11:00- 19:00            Sabato 11:00 - 22:00

L'Inganno

Sabato 27 Maggio 2017 20:26 Pubblicato in Recensioni
Un’innocente bambina passeggia nei boschi con il suo cestino in cerca di funghi freschi. Improvvisamente si imbatte in un uomo ferito. Siamo in piena Guerra di Secessione americana ed il soldato in cerca di cure è il caporale John McBurney (Colin Farrell, a Cannes anche con The Killing of a Sacred Deer di Yorgos Lanthimos). L’uomo trova così ristoro in una sontuosa tenuta sudista, dove un’insegnate di nome Martha (Nicole Kidman, lei è presente con ben 4 film in questa edizione del Festival) gestisce un’esclusiva scuola per il gentil sesso. Il gruppo di donne è variegato, ci sono adulte e giovincelle. Insieme offrono una calorosa assistenza al soldato nordista, in attesa della sua completa guarigione e della consegna all’esercito. Ma le attenzioni femminili alla lunga diventano pericolose. Sorgono rivalità inaspettate per accaparrarsi l’affascinate preda. Il desiderio sessuale sale con il passare dei giorni e il frutto proibito è proprio lì davanti, pronto per essere colto. Le situazioni si complicano e la tensione schizza alle stelle verso un finale torbido e dalle decise tinte horror.  
 
Il nuovo lavoro di Sofia Coppola, in concorso a Cannes 70, è il remake de “La notte brava del soldato Jonathan” del 1971, di Don Siegel con Clint Eastwood. La regista figlia d’arte ne cura anche la sceneggiatura, liberamente ispirata al romanzo A Painted Devil di Thomas P. Cullinan. 
La vera mattatrice di The Beguiled è la regia, premiata con la prestigiosa Palma dalla giuria del Festival. Conduzione artistica con pregi e difetti. Piace per il suo formalismo e per i suoi primi piani compiaciuti. E’ una regia tanto complice quanto soddisfatta. Sofia Coppola, nella costante del suo mondo femminile, cambia gradualmente genere, da film di guerra sentimentale si passa all’horror gotico, sublimando in una sentita suspense. Orgogliosamente mostra le sue protagoniste in un’emblematica inquadratura finale (sembrano in vetrina per sfoggiare il loro abito migliore). Femminismo massimizzato, del quale però non manca di mettere in risalto le contraddizioni: tanto caste quanto impure, donne misericordiose e devote al Signore, ma allo stesso tempo vampire pronte a castrare il maschio.
La regista americana mantiene una facciata morale impeccabile, dietro alla quale vige una repressione sessuale malata. Desiderio troppo a lungo messo a tacere. Le intenzioni covano nella psiche e si tramutano in pura violenza. 
 
In questa perdita corale dell’innocenza, il punto direzionale sfavorevole fa capolino nel momento in cui la regista smette di ammiccare e di essere ambigua. Fin quando rimangono sirene ammagliatrici (prima parte), uno speziato interesse nasce nello spettatore, al contrario quando le troppe parole riempiono lo schermo (seconda parte), il coinvolgimento diminuisce e lo scontato prende il sopravvento. Ed è il motivo per il quale The Beguiled vale tre stelle, rafforzato anche da un finale un po’ sbrigativo.
 
Il film è arricchito da una meravigliosa fotografia crepuscolare che esalta la messa in scena, anch’essa studiata nel minino dettaglio, che aiuta e celebra i personaggi nel proprio contesto narrativo. Parterre de Roi composto, oltre ai sopracitati Farrell e Kidman, da Elle Fanning (lo scorso anno qui con The Neon Demon di Refn) e Kirsten Dunst (vincitrice come miglior attrice nel 2011 con Melancholia). Complessivamente ben amalgamato ed in grado di dare quel quid in più alla pellicola nel momento in cui le situazioni avvengono troppo in superficie.
 
Anche se con delle sbavature, The Beguiled ci restituisce lo sguardo di Sofia, dopo i discutibili The Bling Ring e Somewhere. Nelle sue donne, nel bene o nel male, troviamo qualcosa di contemporaneo, descritto con profondità. Donne che celano le loro intenzioni e che la fanno in barba al malcapitato uomo di turno.
 
David Siena
 
 
 
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Soltanto un occhio penetrante è in grado di dipingere un quadro dettagliato e suggestivo. Perdersi nell'osservazione di esso può coincidere con l'immedesimazione più aderente.
The beguiled - L’inganno, sembra evocare una situazione pittorica, che nei primi atti da evanescente, acquista gradualmente intensità fino a lasciare col fiato sospeso. A quattro anni di distanza da Bling Ring, Sofia Coppola realizza un film intenso, ben fatto e estremamente curato , stilisticamente lontano dall'ultimo lavoro. La vicenda prende parte in un tranquillo collegio femminile del Sud durante la Guerra civile Americana. La vita delle sei ragazze nel collegio scorre in modo ordinario e costante, ovattata dalle crudeltà della Guerra. Ad occuparsi di loro la direttrice del collegio Miss Martha, donna acuta e pratica, la cui presenza è affiancata dalla più giovane Edwina Dabney, insegnante di francese. Quando un mercenario nordista viene trovato ferito da una delle ragazze, l’equilibrio della mite esistenza nel collegio verrà radicalmente sovvertito. Egli diverrà oggetto di sorpresa e timori, fino a determinare un brusco cambiamento nei rapporti delle fanciulle e delle istitutrici. Presentato allo scorso Festival di Cannes, L’inganno, è un film diretto abilmente, in grado di assumere molteplici aspetti, conducendo lo spettatore in una direzione dai tratti prevedibili, ma non banali. Un ritratto femminile molto asciutto capace di analizzare con grande precisione lo sviluppo e il climax del rappporto tra i due sessi. Sofia Coppola dirige un film elegante e autentico,  contraddistinto da quella perfetta combinazione tra leggerezza ed efferratezza. 
 
 
Giada Farrace