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The Opera! - Arie per un'eclissi

Lunedì 20 Gennaio 2025 21:58 Pubblicato in Recensioni
La base di partenza affonda le radici in un mito classico che è stato scandagliato, riprodotto, interpretato nei secoli e al quale si è tentato sempre, ad ogni epoca, di trovare senso e giustificazione.
 
In "The opera! - arie per un'eclisse" il duo Livermore e Jep Cucco tentano una fusione ardita e coraggiosa che stupisce e attrae come una calamita lo spettatore.
All' iniziale spaesamento si appassiona sempre di più e alla fine ricostruisce tutti i pezzi che sono stati dispiegati componendo il disegno finale e realizzando la chiusura di un cerchio perfetto che si era talmente allargato facendo confluire al suo interno davvero tante interessanti suggestioni. Quello di "Orfeo e Euridice" è un mito che ha la forza di parlare ad ogni generazione senza mai perdere la sua forza e il suo significato. Raccontato come se fosse un' opera lirica, con utilizzo di musiche di celebri arie che hanno fatto la storia del bel canto. Si spazia da Puccini, Handel, Verdi, Gluck, Bellini, Ravel, Vivaldi e si utilizza  un'opera, tra le tante famose citate,  per inserire la prova necessaria affinché Orfeo possa riabbracciare la sua amata Euridice. Cantare "nessun dorma" senza mai dimenticare per chi lo si stia facendo. Questo progetto visionario ha determinato la nascita di un nuovo genere cinematografico: il musical lirico. Un set virtuale ha accolto il cast nutrito di grandi star come Vincent Cassel e Caterina Murino, Fanny Ardant e Rossy De Palma facendo da corollario a due meravigliosi protagonisti. Il tenore Valentino Buzza nei panni di Orfeo e la soprano Mariam Battistelli in quelli di Euridice contrastati dal basso baritono Erwin Schrott che interpreta Mefistofele, il re degli inferi.
 
The opera è il trait d'union, il ponte sospeso tra lo spettacolo musicale che esce dal teatro, suo luogo privilegiato di elezione, e il racconto cinematografico che si spoglia anch'esso di determinati stilemi per creare qualcosa di innovativo e sorprendente.
 
Un apporto decisivo all' estetica dell' insieme è da riconoscere alla bravura del duo artistico di Dolce e Gabbana. I costumi sono un tripudio di sfarzo, eleganza, gusto, stile inconfondibile e originalità e si amalgamano in modo perfetto alla grandezza del mito eterno raccontato che si è mantenuto longevo conservando la sua attualità semantica fino ai giorni nostri.
 
Operazione complessa ma estremamente riuscita. Ne scaturisce un risultato eccellente che determina un piacere per gli occhi, una delizia per l'ascolto musicale ma soprattutto un senso di appagamento per la rivisitazione contemporanea di un mito che parla di temi eterni con cui l'uomo deve venire a patti durante la sua storia terrena. 
 
Virna Castiglioni

Pellizza - Pittore da Volpedo

Martedì 04 Febbraio 2025 21:51 Pubblicato in Recensioni

Giuseppe Pellizza da Volpedo, comune agricolo nei pressi di Alessandria, fu un'artista sensibile, ispirato, autentico, umile.

Pur nell' immensità della sua bravura innata, perfezionata da studi intrapresi già da giovanissimo, presso le migliori e più quotate accademie nazionali. Milano, Roma, Firenze e infine Bergamo lo videro studente modello e appassionato.

Gli studi e l'esperienza accumulata lo fecero tornare nella sua cittadina a lavorare alacremente nel suo studio per tutta la sua breve vita. Decise, a soli 39 anni, e dopo aver subito la perdita dell'amata moglie, di un figlio e del padre di togliersi la vita.

Giuseppe Pellizza è ricordato dai posteri per il suo meraviglioso dipinto "Il Quarto Stato" che inaugurò il Museo del Novecento di Milano grazie ad un prestito da un altro museo meneghino: La Galleria d'arte moderna.

Dobbiamo l' acquisto di questa opera alla felice intuizione del primo sindaco socialista della storia amministrativa del Comune di Milano. Emilio Caldara  ne appoggiò l'acquisto con il supporto del Corriere della Sera.

Sebbene, dopo l'avvento del Fascismo fu relegato negli scantinati museali, quando rivenne esposto la sua fama e importanza crebbero enormemente. Fu opera che seppe fornire spunti e ispirazioni contaminando l'arte cinematografica.

L'autore di questa tela manifesto sposta gli ultimi, i dimenticati per metterli in primo piano a farne bandiera orgogliosa di chi non si piega ma, con forza e determinazione, si batte per affermare i diritti di tutti.

Opera destinata, nelle intenzioni deluse dell' autore, all' Esposizione Universale di Torino del 1902 non venne acquistata dalla famiglia reale, per la tematica sociale ivi rappresentata.

Pellizza fu soprattutto un pittore fine paessagista, immerso nella natura e capace di riprodurla efficacemente, passando con disinvoltura dalla tecnica verista a quella divisionista. Abile nello scegliere i colori primari, amalgamarmi a quelli complementari per imprimere il massimo della luce sulla tela.

Il documentario di Francesco Fei è un racconto suggestivo che intreccia vita privata e vita artistica di un uomo che seppe fare del suo sogno un mestiere. Appoggiato dai suoi genitori che non ostacolarono mai la sua indole, sebbene fosse l' unico erede maschio della famiglia.

Con la partecipazione di Fabrizio Bentivoglio, ispirata voce narrante, lo spettatore è portato alla conoscenza di un'artista sensibile e profondo che ha impresso sulle tele tutto il suo grande amore per la natura, la vita agreste, la sofferenza umana, il lavoro e ha saputo imprimere ritratti di commovente bellezza e trasporto a partire dai suoi amati genitori rappresentati a grandezza naturale anche per omaggiarli della loro statura morale.

Virna Castiglioni 

Bridget Jones - Un amore di ragazzo

Giovedì 27 Febbraio 2025 21:43 Pubblicato in Recensioni

Ne è passata di acqua sotto i ponti dal primo fortunatissimo esordio al quale hanno fatto seguito vari capitoli successivi. Quest' ultimo si conferma commedia deliziosa per passare due ore di buon umore. 

Bridget, adorabile Bridget, è vedova da 4 anni dopo che il marito e padre dei suoi due figli, Mr Darcy, ha perso la vita su una mina antiuomo in Sudan durante una campagna umanitaria alla quale ha preso parte. È ora di tornare a vivere però. Casualmente al parco, in compagnia dei due figli,  incontra un'aitante ragazzo più giovane di lei e, dopo le inevitabili resistenze dovute all'età, si lascia andare per vivere ancora quei palpiti d'amore e tornare a sentire le farfalle nello stomaco. Non ci sono più pigiami da indossare sempre e ovunque ma ora anche vestiti più carini che le consentono di sentirsi ancora giovane e desiderabile. Questa simpatica "eroina del quotidiano", un po' goffa ma tanto simile alla maggior parte delle donne lavoratrici mamme del pianeta terra, ci ha abituato a peripezie amorose che anche questa volta non potevano concludersi con un happy end così scontato e frettoloso. Prima della fine dovrà perdere il suo nuovo principe azzurro, confrontarsi con la nuova avvenente baby sitter giovanissima stylosa ma sorprendentemente efficiente, riuscire a conciliare la ritrovata attività lavorativa con la famiglia e i figli, essere la spalla per i suoi anziani genitori ma anche la complice insostituibile del suo storico amante. Sempre circondata dal nugolo ristretto di amici che le fanno quadrato intorno ma la spronano a ricominciare a vivere davvero. 

Un gran bel da fare per questa adorabile pasticciona. Il film dosa, con grande precisione, parti comiche con momenti più intimi e raccolti. Si ride tanto ma sempre per buoni motivi senza per questo dimenticare, quando serve, una riflessione più profonda. 

Se proprio si deve trovare un difetto può essere la ricerca insistente di un lieto fine. Il film avrebbe avuto senso anche senza per forza trovare un nuovo amore alla single più famosa della cinematografia mondiale.

D'altro canto, questo nuovo esilarante capitolo della vita imperfetta di una perfetta donna dei nostri tempi, si tinge tanto di rosa ed è congeniale per l'imminente periodo di San Valentino. 

 

Virna Castiglioni

5 settembre - La diretta che cambiò la storia

Giovedì 13 Febbraio 2025 21:37 Pubblicato in Recensioni

La storia in diretta seguita da 900 milioni di persone mentre sta accadendo. Il primo grande evento mediatico trasmesso in mondovisione coincidente con un fatto drammatico. Le Olimpiadi estive del 1972 sono state investite da un enorme importanza ancora prima che avessero luogo. Erano il simbolo della rinascita dopo le due guerre mondiali, il teatro dove il mondo tornava ad unirsi per un evento di pace. Quel suolo tedesco dal quale era partita anni prima una sentenza ingiusta di odio e morte verso il popolo ebraico. Invece tutte queste aspettative furono disilluse.  Un gruppo di terroristi palestinesi facenti capo all'organizzazione "Settembre nero" che rivendicava la liberazione della Palestina fecero irruzione nel villaggio olimpico e tennero in ostaggio undici atleti israeliani. Nei primi concitati momenti uccisero un allenatore e un atleta. Da questo momento in poi fu una corsa contro il tempo ma anche l'occasione per la rete televisiva americana Abc di lasciare un segno indelebile, di diventare la cassa di risonanza e il riflettore capace di mostrare just in time quello che avveniva. TV verità e momento di massima tensione politica che si uniscono in quel "5 settembre" che dà il titolo alla pellicola. La Germania ancora una volta messa sotto giudizio per i suoi comportamenti di gestione dell' emergenza. Si scopre che all' interno del villaggio olimpico non erano presenti guardie armate. Forse per fare dimenticare al mondo intero cosa era avvenuto di aberrante, quando uno spazio era stato delimitato e presieduto da milizie. I giochi olimpici intanto proseguono. Anche in redazione qualcuno scioglie la tensione accumulata assistendo dal monitor a qualche competizione. Ad un certo punto tutto precipita. I terroristi chiedono e ottengono un trasferimento in elicottero al più vicino aeroporto con l'intenzione di dirigersi al Cairo. Nello scalo di Furstenfeldbruck succede l'irreparabile e il bilancio finale sarà di un' intera compagine agonistica sterminata oltre ad un poliziotto tedesco. Anche il commando palestinese, composto da otto fedayyin, subirà cinque perdite. La regia, asciutta e rigorosa crea suspense e tensione drammatica per tutta la durata del film. Per fare questo stringe sempre più il campo, utilizza primi e primissimi piani degli attori coinvolti. Il contesto è tutto in quella redazione giornalistica che punta i propri obiettivi, dissemina le proprie telecamere e sguinzaglia i suoi redattori per essere sul pezzo prima degli altri. Non dovrebbe essere una gara in quanto la posta in gioco è altissima ma il diritto all' informazione, l' ambizione ad essere i primi a documentare creano un cortocircuito di coscienza che tiene in scacco tutti i soggetti coinvolti. Quando la drammaticità della notizia irrompe laconica scritta su un telegramma il filo teso si spezza. Si vorrebbe tanto tirare un sospiro di sollievo che non può avvenire. Le scritte in sovraimpressione che ricordano i fatti avvenuti realmente sono stringate e durissime e lasciano lo spettatore con un nodo in gola. Ancora una volta sul suolo tedesco ebrei innocenti morti.

La commistione fra cronaca di un evento telegiornalistico si intreccia e rimane invischiato con un fatto di politica internazionale. Il gruppo terroristico Settembre Nero che irrompe con forza e brutale violenza e utilizza un evento mondiale per rivendicare una lotta e sopraffare innocenti da immolare ad una causa più grande. Gli ostaggi in cambio del rilascio di 200 prigionieri detenuti nelle carceri israeliane. Pena la loro uccisione.

Ottimo cast di attori diretti da un' efficace regia che sa trasferire allo spettatore sentimenti di angoscia, adrenalina per l' occasione di essere ad un centimetro dalla storia, voglia di conoscere ogni singolo dettaglio. Tutto questo senza dare mai l'impressione di forzare o caricare in modo artefatto la situazione. Tutto il racconto risulta molto credibile. Potrebbe essere andato davvero in questo modo il back stage della telecronaca di un sequestro che ha portato all' uccisione di tutti i membri della squadra olimpica di un Paese, gettando un' ombra nera su una manifestazione di celebrazione sportiva pacifica.

 

Virna Castiglioni