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Home » Recensioni » Itaca - Il ritorno
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27 Gen

"Itaca - il ritorno" fa di tutto per spogliarsi della prosopopea e della magnificenza che da sempre accompagnano i racconti epici che sono contenitori immensi dove scorrono tematiche di ampio respiro e di interesse universale. Il regista Uberto Pasolini non mostra mai l'eroe, il re, il combattente, il guerriero ma cerca in tutti i modi di mostrare sempre e solo il lato umano di Odisseo. Lo spoglia della sacralità del personaggio, lo umanizza mettendo in evidenza le sue fragilità, lo rende invisibile, lo fa scomparire nelle pieghe della Storia che sembra non avere più importanza. Ulisse è un uomo solo, uno sposo, un padre mancato e infine un figlio che deve riappropriarsi di tutti questi ruoli che paiono essere stati dimenticati. Penelope, la madre, il figlio Telemaco e i suoi sudditi lo trattano da mendicante, lo cacciano dal suo palazzo, lo lasciano ai margini. Il figlio lo osteggia. La moglie lo studia in silenzio. Pasolini riduce al minimo i dialoghi e lascia il più possibile parlare i corpi. Estremo e catartico quello di Ralph Fiennes che appare segnato da cicatrici evidenti che sono lo specchio di quelle interne lasciate da vent'anni di peregrinazioni lontano dal suo Regno. Nonostante questo, il film non infonde passione, non emoziona, rimane asciutto, asettico quasi. Non ci sono momenti di vero e proprio pathos. Anche nella scena di massimo climax è sempre tutto molto ragionato, ingessato. Si assiste ad una rappresentazione che sembra essere troppo didascalica, troppo pulita e troppo lineare.

Troppo trattenuto, compassato. In questo ritorno parlano gli sguardi. In primis gli intensi occhi azzurri di Ralph Fiennes che scrutano quello che è rimasto della sua terra che saggia per capire se è rimasta la stessa che lo ha visto partire. Con lo sguardo entra in comunione con l' anziana madre, ritorna ad amare la moglie e cerca di riconquistare il figlio che ha sempre conosciuto solo l'assenza del padre nel ricordo degli altri. Juliette Binoche che torna a fare coppia sul set con Fiennes, dopo il capolavoro de "Il paziente inglese" di Minghella è l' altra colonna portante della pellicola. Chiudono il cerchio Angela Molina intensa madre colpita dal lutto della perdita del marito e padre di Ulisse Laerte e prima a riconoscere il figlio. Claudio Santamaria, nei panni dello schiavo Eumeo, dovrebbe fare da ponte fra Ulisse e i suoi sudditi ma assume, pur essendo un ruolo basilare, un' importanza residuale non riuscendo a rappresentare la forza della resistenza nei confronti dei proci che spadroneggiano impuniti. Un film che ha delle buone intenzioni che si disperdono in mille rivoli. Adottare un punto di vista alternativo poteva essere una buona base di partenza ma in questo caso rimane avvinghiato in certi canoni estetici che fanno comunque emergere troppo e a sproposito la teatralità della storia. Costumi, trucchi, acconciature appaiono troppo finte ed esagerate e anche un po' anacronistiche come gli occhi bistrati di nero e il rossetto rosso di Juliette Binoche di una bellezza folgorante ma poco contestualizzata al pari dei proci che hanno tutti pettinature moderne e monili contemporanei che li fanno apparire un po' rock star fuori luogo. 

Virna Castiglioni

 

  • Regia: Uberto Pasolini
  • Paese: Francia, Grecia, Italia, Gran Bretagna, 2024
  • Genere: Storico, epico
  • Durata: 116'
  • Cast: Ralph Fiennes, Juliette Binoche, Tom Rhys Harries, Charlie Plummer, Marwan Kenzari
  • Valutazione: 3
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