"Mauro Corona è uomo iniquo e perverso, non pregate per lui, è tempo perso"
Questa la frase da monito per lo spettatore in apertura film.
Mauro Corona, intimo, privato, lontano dall'immagine restituita dalla TV generalista dove appare spesso sopra le righe. In questo film documentario si cerca di raccontare la sua storia privata molto più di quella pubblica. Mauro Corona riflette sul tempo che è passato, sul ricordo, sulla vita che è per tutti un pezzo di legno da forgiare usando la sgorbia dell'esperienza non avendone paura ma domando questo sentimento e cercando di trarne coraggio. Un racconto che si intreccia anche con la storia di Erto, Casso e Longarone e quella terribile tragedia insabbiata, nascosta, taciuta per troppo tempo, che è stata la diga del Vajont. Un posto magico, incantato, incastonato come diamante tra le splendide montagne dolomitiche. Le alpi friulane che sanno essere ricche di suggestione ma sono anche aspre, impervie e selvagge. Mauro Corona si confronta con amici. Tra i tanti, tre sono protagonisti di questo racconto biografico. In ordine di apparizione Piero Pelù, Erri De Luca e Van De Sfroos. Accolti nella sua Erto, fra le sue montagne, nei luoghi che conosce come le sue tasche e che porta nel cuore anche quando se ne allontana. Nel suo laboratorio-studio di sculture in legno di cirmolo che profuma e suona una melodia malinconica e seducente. Mauro Corona scalatore, scrittore e scultore ma soprattutto uomo segnato da dispiaceri, rimorsi, rimpianti. Figlio, padre, amico, fratello. Un uomo che ha vissuto senza carezze ma ha imparato che anche le sberle lo possono diventare cambiando atteggiamento e utilizzando un'arma potentissima quale è il perdono. Il documentario ha un montaggio efficace che alterna momenti più intimi e raccolti a parti più dinamiche dove si possono ammirare i meravigliosi spazi aperti di una natura che ha ripreso il suo posto dopo la tragedia della frana che ha cancellato e cambiato per sempre la conformazione del paesaggio. Luoghi dove si respira ancora il ricordo di tante, troppe anime, sacrificate in nome di un potere effimero e del vil denaro.
Un film che non vuole né incensare né condannare ma semplicemente raccontare una storia di vita, al contempo comune e straordinaria, come lo sono tutte le storie di vite umane al di là dei riconoscimenti, dei premi e dei successi che, come disse Rigoni Stern in punto di morte, sono solo "cose da niente".
Quello che davvero importa lasciare dopo di sé, come sottolinea Erri De Luca, è solo una buona reputazione. Tutto il resto sarà dimenticato come è giusto che sia. Per ricominciare a cercare nuove strade e nuovi sentieri. Il documentario si conclude con una nota ironica più aderente allo stile del personaggio televisivo che si è costruito nel tempo per ricordare quanto la vita sia pesante da portare se non ci si impegna a renderla più leggera con ironia.
Anche con un buon vino, una passeggiata con un amico, una coccola al proprio animale domestico ma soprattutto facendo quello che ci fa stare bene senza fare del male agli altri. Grazie Corona per questi semplici consigli ma che non riusciamo troppe volte a mettere in pratica sopraffatti da distrazioni superficiali ma soprattutto convinti di non averne bisogno perché ritenuti inutili o superflui.
Un film semplice ma che riserva qualche gradita sorpresa fino alla fine. Con un accompagnamento musicale dolce che fa da contraltare alla prosaicità di certe affermazioni e a qualche parolaccia che ogni tanto scappa.