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Abbiamo tutti un idolo, un mito vivente, una star che amiamo, ammiriamo e cerchiamo di seguire nella sua carriera supportandolo e non perdendolo mai di vista. Abbiamo bisogno di lui perché ci trasmette emozioni positive, good vibes. Lui stesso, però per esistere, ha bisogno di ognuno di quelli che fanno parte della sua fun base perché gli consentono di mantenere un'aura di importanza che lo consacrano, agli occhi del mondo, una celebrità. Alfred Moretti, interpretato da un' istrionico John Malkovich in grande spolvero, è un cantante pop che decide, dopo svariati anni di assenza dalle scene pubbliche, di ripresentarsi al mondo con la pubblicazione di un nuovo album. Per il lancio di questo nuovo disco invita personalmente un gruppo composto da influencers e giornalisti nel suo ranch privato, per un' esclusivo show case che possa renderlo agli occhi della stampa, degli ammiratori e del mondo intero ancora il numero uno. In questo ristretto gruppo di eletti è presente una giovane redattrice che sogna di scrivere ma sa bene che per arrivare dove vuole deve prima passare per alcune tappe intermedie obbligate. Prima di tutto riuscire a scrivere di persone famose, secondariamente diventare essa stessa celebre. A questo punto il gioco è fatto e si può scrivere di ciò che si vuole. Per questo, anche se scettica, accetta di buon grado l'invito insolito e totalmente inaspettato e si getta anima e corpo in questa nuova avventura.
I giornalisti, dopo un' accoglienza in grande stile anche se decisamente sopra le righe, avranno a disposizione un maggiordomo privato che diventerà la loro ombra e li seguirà ovunque. Forse la prima pena di una legge del contrappasso da subire. Se il giornalista insegue la star per agguantare lo scoop essere pedinati, a propria volta, è la giusta vendetta. Anche gli indispensabili, inseparabili strumenti di lavoro sono sequestrati e non rimane che tornare ad utilizzare carta e penna, come agli albori della professione, per fissare impressioni e prendere appunti utili a redigere un pezzo ad effetto. Quando però la situazione comincia a diventare preoccupante ma soprattutto risulta evidente che l' invito sottende ad un disegno criminale che li vorrebbe tutti morti possibilmente senza lasciare tracce il film acquista una veste decisamente più interessante. La giovane redattrice tenterà una fuga disperata che la porterà in salvo lontano dal male. Sembra tutto finito. Un incubo concluso. Anche grazie a questa terribile esperienza la giovane diventa una famosa scrittrice. Il libro ha come focus proprio la vicenda del sequestro nella tenuta del cantante. Per l'occasione del lancio si organizza anche un incontro in carcere per incontrare l' artefice di tutto che, nel frattempo, è stato assicurato alla giustizia.
Le sorprese narrative non sono affatto finite. Fino alla fine siamo bombardati da colpi di scena che ribaltano la situazione e complicano la faccenda.
Un film che fa dei risvolti meno prevedibili il suo punto di forza e gioca nel presentare uno scenario che nasconde spesso il suo esatto contrario.
Il racconto è un compendio di luoghi comuni che vengono piano piano smontati e ridicolizzati.
Quello che riteniamo essere un Dio è spesso un diavolo e lasciarsi trasportare completamente rapiti è il primo passo per finire spesso succubi di un piano che prevede per noi il ruolo di vittime sacrificali utili a gonfiare sempre più l'ego già ipertrofico di chi ritiene di essere il più grande di tutti.
Virna Castiglioni
Due bei importanti traguardi da ricordare per Raffaele Carpentieri. Per prima cosa, il doppiatore ha ottenuto, lo scorso dicembre, il Premio Voce D’Oro – Golden Voice Award al Vesuvio International Movie Awards. Riconoscimento arrivato all’apice di una lunga carriera nel mondo del doppiaggio, grazie al quale ha prestato la sua voce ad innumerevoli ed iconici personaggi, che hanno accompagnato di giorno in giorno milioni di spettatori.
“Quello appena trascorso è stato un weekend bellissimo, pieno di emozioni e di belle persone, in cui ho avuto il piacere di partecipare ed essere premiato alla quarantaduesima edizione del Vesuvio International Movie Awards col ‘Premio Voce D’Oro – Golden Voice Award’, di cui sono veramente grato e onorato. Un ringraziamento speciale va alla direttrice Lucia Aiello, all'organizzazione e al Teatro Il Principe. Un plauso vigoroso va fatto a questo Festival che valorizza appieno il cinema, in tutti i suoi ambiti, e gli artisti di questo mondo, sia a livello nazionale che internazionale”
Sono le parole riguardo al riconoscimento che ha scritto Carpentieri sui social, dove ha avuto modo di parlare anche di tutti i personaggi che doppiato nel corso dei vari anni: da Glen Powell in Top Gun: Maverick, passando per Dali Benssalah in No Time to Die. Senza scordarsi di Lee Majdoub nella trilogia di Sonic - Il film e di Tomer Capon in The Boys di Prime Video. Lo scorso 24 febbraio, Raffaele si è poi recato alla Camera dei deputati, nella Sala della Regina, per l’anteprima nazionale di Global Harmony, film internazionale diretto da Fabio Massa nel quale ha ‘donato’ la sua voce al protagonista Morgan David Jones, volto del visionario Richard Foster. Presente, insieme a lui, gran parte del cast: da Maria Grazia Cucinotta a Enrico Lo Verso, passando per Danny Mendez, Tomas Arana, Pietro De Silva e Rasha Bilal.
“Questa anteprima è stata fatta in Italia, anche se il film, ambientato a Lampedusa, è già uscito in diverse nazioni del mondo in lingua originale su alcune piattaforme. All’anteprima, sono stati invitati anche i doppiatori ed è stato davvero un onore potervi partecipare. Global Harmony affronta temi importanti come la promozione dell'uguaglianza, della giustizia e dell'unificazione globale ed è disponibile nelle principali sale italiane da giovedì 13 marzo 2025. Personalmente lo porto nel cuore. Ha vinto svariati premi in Italia e nel mondo, tra cui quello al prestigioso Los Angeles Italia Film Festival come miglior film”.
In entrambe le occasioni, il Premio Voce D’Oro e la presentazione alla Camera dei deputati, Raffaele ha potuto contare sul supporto e la vicinanza della moglie, l’attrice e doppiatrice Martina Menichini. Eventi ai quali Carpentieri – voce dell’attore all’attore Kaan Urgancıoğlu, nelle dizi Endless Love, tornata in replica su Rete 4, e Segreti di Famiglia – ha preso parte con grande entusiasmo. I primi di tanti che arriveranno nei prossimi mesi.
Straniante ritratto di un giovane che non si omologa, non si adatta, rifugge le categorie e sembra inventarne una tutta sua che non ha voglia di condividere con gli altri. Racconto per tratti, per digressioni, per sommi capi, per tappe. Ci sono quelle fisiche che segue il personaggio che da Palermo si sposta per raggiungere la sorella più grande a Londra ma poi rifugge per la medievale Siena per poi scappare ancora nella cosmopolita Milano e ancora nella esoterica Torino per poi concludere il suo viaggio alla ricerca delle radici di nuovo al sole della sua terra natia sicula. Un film che racconta del tormento, del viaggio interiore che ognuno fa dentro sé stesso, per poter trovare una direzione fuori. Il protagonista di questo racconto è respingente quanto grazioso. È un cucciolo, un fratello minore, un compagno di scuola al quale si è comunque affezionati anche se non brilla e non balla. Un imbranato che non c'è anche quando c'è. Leonardo Gravina detto Lele è un outsider, non ha bisogno del gruppo ma anzi lo rifugge come se ne potesse venire contaminato. Puro e innocente alla ricerca di un piacere sempre e solo solipsistico. Da non condividere. Geloso della sua privacy al punto da non permettere a nessuno di invaderla. Piuttosto si impegna a raccontare bugie a chi vorrebbe saperlo integrato, benvoluto, immaginarlo normale fare le cose che a diciannove anni fanno tutti. Già tutti ma non lui. Lele è un alieno costretto a vivere negli anni 2000 quando avrebbe tanto desiderato vivere al tempo di Dante. In questo film ci sono delle felici intuizioni che vengono però subite abbondanate. Un gettare il sasso e ritirare prontamente la mano. Alla macchina da presa un esordiente che sembra aver tanto da dire ma non riesce ad arrivare fino in fondo. Soprattutto ad arrivare con convinzione. Il giovane attore scelto, sebbene bravo, regge in toto una sceneggiatura complessa ma non avendo le spalle abbastanza forti per farlo. C'è uno schema abbozzato, uno schizzo che non si concretizza in un vero e proprio disegno.
Peccato perché l' idea di raccontare la giovinezza partendo da una ricerca diversa, senza mostrare i soliti clichés poteva ambire a risultati migliori. Invece assistiamo ad una storia frammentata, troppo parcellizzata che si perde nel particolare per non riuscire mai ad esplodere nel paradigma. Un film che rimane aperto, troppo vago, un contenitore per una riflessione, una fra le tante, sul mondo giovanile oggi così vuoto e mai così ricco di potenzialità. La possibilità di muoversi, studiare all'estero, fare esperienze lontano da casa, vivere contesti internazionali interculturali un tempo appannaggio di pochi e ora alla merce' di tutti, sembrano essere diventati solo un altro sfondo che circonda ogni volta gli stessi dubbi, le stesse incertezze, le stesse paure e difficoltà. Essere giovani è sempre un viaggio fatto di pericoli e irto di ostacoli soprattutto messi in gran quantità proprio da sé stessi. Riuscire a sopravvivere a se stessi è la vera competizione a cui si è chiamati, da giovani.
Un film che cerca una sua originalità, non omologato ai soliti racconti post adolescenziali pieni di luoghi comuni e in contrapposizione o con generazioni diverse o con l'intera società. Il messaggio vincente della pellicola così strana e straniante è che si può essere giovani una sola volta nella vita ma solo in giovinezza è tutto nelle proprie mani e in potenza e quello che si deciderà di diventare dipende da quello che abbiamo deciso o non deciso di essere, nel bene e nel male.
Virna Castiglioni
Hugh Grant in un ruolo inedito, molto lontano dalle interpretazioni spassose e leggere, alle quali ci ha da sempre abituato in passato. Nonostante il personaggio da lui interpretato sia distante dal suo solito la prova che fornisce al pubblico è decisamente convincente. Nei panni di Mr. Reed si trasforma in un maniaco, studioso intransigente della religione, utilizzando questa sua ossessione per biechi scopi di perversione e sadismo. Hugh Grant è abile nel calarsi totalmente nella mente di un uomo disturbato attratto dal sacro per distorcere e manipolare a suo piacimento. La storia è un horror sostanzialmente classico nell' impianto. Due giovani ragazze "sorelle" appartenenti alla chiesa mormona denominata Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni si sposta all' interno della comunità per portare il messaggio a quante più persone possibili e fa visita domiciliare a chi esprime il desiderio di approfondire la dottrina che sottende a questa comunità di credenti. Le due novizie sono due ragazze che interpretano in modo impeccabile le contraddizioni e l'entusiasmo con cui un giovane può essere attratto e venire coinvolto da un ideale che sente puro e al quale non esita a dedicarsi anima e corpo pur di diffondere il verbo al quale crede. Opposte fisicamente: una mora, più forte e determinata, sicuramente più segnata dalla vita, l'altra bionda più ingenua e delicata, più infantile e più dolce. Entrambe unite e legate da una missione comune che le fa apparire complici e molto affini nonostante i percorsi di vita molto differenti.
Gli altri elementi presenti nella storia non sono molto originali. C'è una casa isolata al limitare del bosco, un clima esterno che si fa sempre più infausto, un tempo sospeso fra un' apparente normalità e un presagio oscuro. La regia fa un ottimo lavoro nel tenere costantemente sulla corda lo spettatore, anche se le intenzioni malvagie del padrone di casa sono facilmente intuibili già dalle prime battute e dalle prime mosse. Il gioco psicologico al quale l'eretico sottopone le sue vittime sacrificali è svelato quasi subito e si cela dietro una comune porta. Da questo punto in poi il film gioca tutte le sue carte appoggiandosi ad un' ottima sceneggiatura.
I dialoghi che vengono recitati sono di spessore, non sempre facili da seguire perché in alcuni passaggi forbiti e profondi ma conferiscono la giusta dose di drammaticità risultando sempre molto puntuali al contesto nel quale sono inseriti.
Lo spettatore è in ascolto di una predica che contiene svariati elementi culturali, rimandi e correlazioni che rendono il tutto molto logico e non fanno altro che alimentare interesse in un crescendo tensivo efficace. L' eretico ha una sua precisa teoria, la spiegazione è dettagliata, la circostanzia con esempi calzanti, la rafforza prendendo a prestito esempi nel campo musicale e anche servendosi di un gioco di società che ha cresciuto milioni di generazioni in tutto il mondo.
La colonna sonora che, in alcuni momenti diventa esplicativa per lo sviluppo della trama e congeniale ad accrescere la suspence, contribuisce a rendere tutto molto contemporaneo. Non delude nemmeno il finale che, oltre ad inserire colpi di scena, si arricchisce anche di un messaggio di speranza che congeda in modo graduale, servendosi di un' immagine alquanto dolce e delicata.
Virna Castiglioni