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Mani Nude

Giovedì 05 Giugno 2025 20:47 Pubblicato in Recensioni

La coscienza è una voce con un'eco profonda. Ci segue ovunque andiamo. Qualche volta prende le sembianze e le fattezze umane e ci inchioda alle nostre responsabilità. Davide è un ragazzo bello, ricco, di buona famiglia ma emotivamente immaturo, egoriferito, abituato ad ottenere tutto ciò che desidera. Una sera, ad una festa, punta una bella ragazza e, nel breve spazio di qualche complimento, la farà sua. Senza consenso. Senza corteggiamento. La userà come sfogo fisico non preoccupandosi minimamente di lei, una volta appagati i suoi istinti sessuali. Sembra una notte brava senza conseguenze e invece si rivelerà la miccia che fa esplodere la sua esistenza senza possibilità di ritorno. La regia di Mancini, con una mossa vincente, sceglie di non partire da questo antefatto ma di lasciarlo quasi alla fine. Per quasi tutta la durata del film si sa solo che Davide si è macchiato di una grave colpa ma non sappiamo cosa sia veramente successo. Il film si apre con il suo rapimento al quale fa seguito un furioso pestaggio. Dovrebbe essere la fine per lui.  Invece, miracolosamente, è proprio lui stesso ad avere la meglio sull'avversario. Da questo momento in poi, però, sarà fatto prigioniero e costretto a combattere per sfide illegali organizzate per soldi. A mani nude, utilizzando ogni mossa e presa pur di sconfiggere l'avversario e portarlo alla morte. Sono incontri dove perdere equivale a morire. Non esiste alcuna replica e possibilità di rivalsa per chi ha avuto la peggio in combattimento. È un girone infernale quello in cui precipita e, con le sue sole forze, non riuscirà ad uscirne. Solo un atto di coraggio che è anche un atto di clemenza da parte del suo aguzzino sblocca la situazione e lo riporta, apparentemente, in salvo. Ma la colpa non è espiata e non c'è redenzione sebbene esista un sincero pentimento. Un film che si fa carico di una serie fitta di temi densi di grande spessore. Nell' intento di mantenere alta la tensione l' azione diventa quasi compulsiva e, qualche volta, non si riesce ad avere il giusto tempo per elaborare e riflettere sulle dietrologie che spingono i personaggi a comportarsi in un certo modo. Le scene di violenza abbondano e sono anche molto disturbanti ma non se ne può proprio fare a meno. È tutto funzionale a supportare l'azione che è sostenuta e incalzante. Gheghi si conferma uno dei giovani attori con più talento del panorama italiano. Intenso e profondo, sa dominare sia le scene più muscolari che quelle più intime e riflessive. Alessandro Gassmann è altrettanto convincente in quanto la sua recitazione appare duttile nel seguire l'evoluzione del suo personaggio che da carnefice, vendicatore si fa, ad un certo punto, mentore, salvatore e anche un po' un padre putativo. Un film che mantiene le promesse di intrattenere attraverso una trama che riserva più di un colpo di scena. "Mani nude" è un racconto complesso che intreccia colpa ed espiazione con un finale che rimane aperto lasciando intendere la possibilità di un ulteriore sviluppo.

Virna Castiglioni

La solitudine dei non amati

Martedì 29 Aprile 2025 11:42 Pubblicato in Recensioni

Per amare gli altri bisogna prima di tutto imparare ad amare se stessi. Maria è una giovane donna che ha già fallito una relazione importante, dalla quale ha avuto due bambini. Incontra un uomo giovane e attraente e si convince che lui è tutto quello che le serve per dimenticare il passato burrascoso. L' amore e la passione la travolgono, rimane subito incinta. Al primo bimbo ne segue a breve distanza un altro. Eppure un ombra vela sempre lo sguardo di questa donna che sente tutto sfuggirgli di mano. È madre di quattro figli, vorrebbe riprendere a lavorare come un tempo ma Sigmund è sempre in viaggio ed è sola ad affrontare tutto il peso di una quotidianità che la schiaccia e la divora. Si sente intrappolata ma non riesce a capire che il cambiamento deve iniziare da sé stessa. Non può essere sempre un recriminare e un pretendere dagli altri qualcosa che ci salvi. Dobbiamo fare in modo di riuscire a bastarci, ad esserci sufficienti. È tutto un equilibrio precario, fragile come un bicchiere di cristallo sul bordo di un tavolo. 

Quando le continue assenze del compagno diventano insostenibili per la sua fragile condizione di madre, moglie, donna, compagna, amica la fine del rapporto sarà una conseguenza inevitabile. Anziché comprendere le ragioni e i bisogni dell' altro Maria si chiuderà ancora una volta in sé stessa sperando che arrivi qualcuno, ancora una volta, a salvarla.  Attraverso l' aiuto di una psicoterapeuta e la vicinanza di un' amica Maria prenderà consapevolezza che è tutto solo nelle sue mani. Dovrà accettare la fine di un'altra relazione importante ma dovrà ricominciare questa volta partendo da se stessa senza proiettare all'esterno un disagio che è principalmente interiore. Un film che racconta in modo chirurgico quello che avviene nella mente dei protagonisti, ne seziona quasi l 'anima per restituire un' analisi accurata di cosa significhi affrontare una crisi di coppia e quali misure si debbano prendere per non gettare via tutti i momenti preziosi che sono stati il cemento che ha contribuito a fare nascere ed evolvere una relazione che ha fatto del bene ma possano essere invece un bagaglio che può consentire di percepirsi meno soli e abbandonati perché invece hanno lasciato tutto il necessario per continuare a volersi bene, anche e soprattutto in assenza dell'altro. Senza associare il fallimento per una storia di coppia al fallimento personale. Un film che avrebbe bisogno di una seconda visione per essere digerito e interiorizzato in quanto senza eccessi ma anzi limando la materia di cui è fatto arriva piano piano al cuore dello spettatore senza sensazionalismi ma sussurrando una verità che troppo spesso si mette a tacere. In un rapporto di coppia rimaniamo persone distinte e non possiamo commettere l' errore di annullarci e diventare la proiezione dell'altro per compiacerlo o peggio manipolarlo a nostro piacimento.

Virna Castiglioni

The legend of Ochi

Venerdì 09 Maggio 2025 11:35 Pubblicato in Recensioni
In una terra quasi mitologica per la sua bellezza pura anche se reale è ambientata una storia che parla di amicizia e di rispetto fra specie animali diverse.L' essere umano che si sente padrone assoluto e le strane creature della foresta che la leggenda del posto ha sempre chiamato Ochi. Se l'ostilità è il sentimento di chi non conosce e cerca di tutelarsi attaccando per primo da una bambina che vive sola con il padre può arrivare il più grande esempio di fratellanza e amore. Non si può stabilire a priori, senza conoscere nulla, se un'altro essere vivente sia buono o malvagio ma bisogna prima rispettarlo, imparare la sua lingua, volerci dialogare. Si può scoprire così di essere simili e di volere esattamente la stessa cosa: vivere in pace, sulla terra in armonia. Un film che si avvale di un' ottima fotografia, da sogno, fiabesca, che ci riporta in luoghi magici fantastici che sembrano essere disegnati.
 
Yuri è la figlia di un cacciatore che ha giurato guerra al popolo degli Ochi e addestra una banda di ragazzini facendogli un po' da padre e un po' da mentore. Viene chiamata con affetto opossum ma è una ragazzina divertente, furba, intelligente, sensibile, forte. È una ribelle con lo spirito buono di chi cerca da sola risposte più che fare domande a chiunque. Una Pippi Calzelunghe dei boschi che, disubbidendo, adotta un cucciolo smarrito e fa del suo desiderio inconscio di ritrovare la sua mamma quello di ritrovare anche la mamma del suo nuovo amico. Un film per tutta la famiglia che parla di valori, con un mix di avventura, azione, che coinvolgerà i bambini ma sarà sicuramente apprezzato dagli adulti che ritroveranno in una storia bucolica tutto l'afflato delle grandi epopee epiche, scevre però da tronfia retorica, mantenendo integro grande fascino e toccante poesia. Una storia semplice come la lotta fra chi si ritiene nemico e per questo pericoloso per la propria incolumità e chi sa di essere nel giusto e lotta per affermare questo principio. Gli avvenimenti porteranno ad una revisione drastica delle prospettive per un ribaltamento di convinzioni radicate che consentono un finale che distende e fa sognare. Quando si può contare sull'abbraccio di una madre si ha tutto quello che serve per essere salvi e al sicuro. Non manca più nulla. 
 
Una favola che ha il sapore delle grandi storie, quelle che durano nel tempo e consentono di veicolare messaggi di eternità che trascendono epoche e mode. 
 
 
 
Virna Castiglioni

Operazione Vendetta

Sabato 19 Aprile 2025 11:30 Pubblicato in Recensioni
Un film che già dal titolo non prevede tante sorprese. Charlie Heller è un giovane uomo, molto innamorato della moglie che perderà la vita in un attentato terroristico mentre si trova in una trasferta di lavoro. Da questo momento il film fa quello che promette. Malek interpreta un informatico della Cia, un nerd che sa come accedere e decriptare codici segreti, un uomo chiave ma con doti solo intellettive senza alcuna preparazione fisica, che non saprebbe combattere o contrastare il crimine con azioni di pura forza fisica, non avendo mai neppure impugnato un’arma da fuoco.
 
In poco tempo, però, scopre chi sono i responsabili della morte della moglie. Vorrebbe fare tutto secondo le regole e cioè farli arrestare ma qui le cose si complicano e non poco. I suoi responsabili non hanno la minima intenzione di fare ciò che chiede e una ragione ovviamente c’è.  A questo punto non rimane che mettere a punto un ricatto: minaccia di rivelare dossiers segreti che potrebbero mettere in serio pericolo i vertici. In cambio del silenzio pretende che venga addestrato e anche dal migliore sul campo perché possa essere in grado di uccidere tutti i componenti della banda che ha posto fine al suo sogno romantico uccidendo la sua amata.
 
Da questo momento il film segue in modo lineare, sena troppi scossoni, le regole dell’action e del revenge movie. Charlie Heller, utilizzando le sue doti di informatico e le sue passioni nascoste, riesce a trovare non solo il modo per rintracciare i criminali ma soprattutto per dare ad ognuno di loro quello che si meritano.
 
Il ritmo, grazie ad un montaggio eseguito a regola d’arte, si mantiene sufficientemente buono nonostante i continui cambi di ambientazione. Non particolarmente riusciti appaiono invece i flash-back che riportano il personaggio al passato con la moglie ancora in vita. La parte romantica, sebbene sia stata quasi del tutto sacrificata, quando c’è non funziona particolarmente bene. Decisamente meglio costruite per dare anche un senso di credibilità, le parti di azione, gli inseguimenti, gli incontri faccia a faccia, le colluttazioni e anche gli escomotages che lo mettono in salvo riuscendo a procurare la morte dei nemici.
 
Il finale spazza via definitamente le ipotesi che potevano essere immaginate scegliendo di rappresentare quella più rassicurante, con buona pace di tutti.
 
Un film che ha decisamente una trama poco originale che prende spunto dal romanzo “The Amateur” di Robert Littell ma che ha il suo punto di forza nella bravura interpretativa del cast attoriale soprattutto la coppia Malek- Fishburne che sa rappresentare in modo encomiabile il rapporto fra maestro e allievo e quella speciale sintonia che si crea fra chi veterano esperto trova sulla sua strada qualcuno di speciale che saprà fare tesoro degli insegnamenti in modo proficuo dando più di una soddisfazione.
 
Virna Castiglioni