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Alien Covenant

Giovedì 11 Maggio 2017 13:05 Pubblicato in Recensioni

Trentotto anni fa, lo stesso regista Ridley Scott, esplorava le remote regioni dello spazio attraverso le disavventure della nave Nostromo. Prima ancora di introdurre l’umanità dentro le pagine scritte da Philip K. Dick con Bladerunner (1982), portò a compimento Alien (1978), introducendo nell’immaginario collettivo una nuova concezione di fantascienza, costruendo androidi capaci di empatia e creature eleganti, feroci e letali. Disegnato dall’artista surreale svizzero H.R. Giger a cui dobbiamo le note sembianze disturbanti, organiche e allo stesso tempo impregnate di erotismo della creatura e sceneggiato dal geniale Dan O’Bannon, che dichiarò di aver “rubato” l’idea per il soggetto “non in particolare a qualcuno ma un po’ a tutti” (e di quei ‘tutti’ ricordiamo ‘Il pianeta proibito’ e ‘Terrore nello spazio’), Alien ha avuto una discendenza di tre riconosciuti seguiti e due prequel, Prometheus (2012) e la continuazione Alien Covenant (2017). La missione di colonizzazione della Covenant, che con sé trasporta il futuro dell’umanità, viene bruscamente fermata da una anomalia. L’equipaggio, costretto ad interrompere il riposo accelerato indotto dal crio-sonno, perde il suo capitano. Daniels (Katherine Waterston), moglie del compianto capitano ed  esperta di terraformazione, assieme al resto della crew è costretta ad accettare come nuovo comandante Cristopher Oram (Billy Curdup) avventato, ingenuo e pieno di sé. Davanti alla prospettiva di trascorrere anni per riprendere una rotta sicura, scelgono di accorciare il viaggio e atterrare su di un pianeta abitabile, un paradiso apparentemente incontaminato, mossa che si rivelerà azzardata. Al centro della vicenda l’androide interpretato da Michael Fassbender, affettato, efficiente, l’occhio filosofico all’interno dell’impianto  scenico. Diverso dall’infido Ash del primo film, meno umano di Bishop eroe del secondo Aliens: Scontro Finale, ci mostra due facce diverse. Il film gode di una inconfondibile fotografia, l’estetica di Alien non può essere standardizzata o confusa con quella di nessuna altra saga. L’orrore già provato, la pelle d’oca già sentita, l’inevitabile sensazione di tensione che con una dinamica familiare ci riporta indietro di anni, genera una confusa sensazione di dèjà vu, mescolanza di nostalgia ed effetto remake. Manca un personaggio chiave con la forza trascinante che Sigourney Weaver, metteva nel ruolo di Ripley, non si riesce a provare una vera empatia per nessuno dei protagonisti umani, se non una simpatia per Daniels che ricorda per look e caparbietà la nostra ‘Astro’Samantha Cristoforetti. La creature stesse, soffrono della mancanza di perfezione creata dai pupazzi di Rambaldi, resa troppo veloce dalla CGi: nei movimenti meno ‘aracnide’ e più ‘dinosauro’. Nonostante questi difetti, il film riesce, attraverso geniali citazioni e mantenendo il mistero sulle figure degli Ingegneri, nella sua missione:  dare una efficace spiegazione riguardo le origini di questo essere “non offuscato da coscienza, rimorsi, o illusioni di moralità”. 

Francesca Tulli

E' in arrivo il Formia Film Festival

Lunedì 24 Aprile 2017 08:14 Pubblicato in News
FORMIA FILM FESTIVAL
Formia, 28 – 29 – 30 Aprile 2017
Una tre giorni di Cinema, Arte, Emozioni, Musica, Incontri e Riflessione.
 
Nella perla del basso Lazio è tutto pronto per il Formia Film Festival, una tre giorni di emozioni ed eventi all’insegna di cinema, arte, musica, incontri e riflessione. 
Il festival, ideato e diretto da Daniele Urciuolo avrà luogo a Formia (LT) dal 28 al 30 Aprile 2017, promosso dal Comune di Formia in collaborazione con Confcommercio Lazio Sud, Latina Film Commission, LUISS Creative Business Center, Leading Consulting ed altri.
 
 
GLI EVENTI. Molti i momenti che comporranno la rassegna nella città laziale, fatta di intelligente intrattenimento e di riflessione e approfondimento.
 
 VENERDì 28 APRILE verranno proiettatati  i cortometraggi “IN CONCORSO”, seguirà la  proiezione del film “FUORI CONCORSO” VIENI A VIVERE A NAPOLI di F. Prisco, E. De Angelis, G. Lombardi alla presenza di parte del cast.
 
Verrà inoltre consegnato il premio speciale al maestro Umberto Scipione, autore della colonna sonora del film Mister Felicità di A. Siani.
 
SABATO 29 APRILE dopo la presentazione Miss Spettacolo di Stefano Madonna, verranno proiettati cortometraggi “FUORI CONCORSO” , tra gli altri alle 18:00 ”STELLA AMORE di Cristina Puccinelli alla presenza di parte del cast e ”L’INSONNE di Alessandro Giordani alla presenza di parte del cast 
Infine vi sarà la Proiezione film “FUORI CONCORSO” LA PARRUCCHIERA di Stefano Incerti alla presenza di parte del cast.
 
DOMENICA 30 APRILE verranno proiettati i cortometraggi “IN CONCORSO”, a seguire OMAGGIO A TOTò a cura di Aldo Manfredi uno spettacolo fatto di video, immagini, letture, sketch, ricordi, testimonianze, ospiti in ricordo del grande Maestro.
Verrà poi proiettato il cortometraggio “IN CONCORSO” ANNO NUOVO VITA NUOVA di Gianfranco Barra
Alle ore 21:00 infine seguirà la CERIMONIA DI PREMIAZIONE e la proiezione cortometraggio vincitore Formia Film Festival 2017.
 
I PROTAGONISTI DEL FESTIVAL. La prima interessante novità di questa edizione è Cristina Marino, l'attrice milanese (Amore 14, Maicol Jecson, Vacanze ai Caraibi, Tafanos, Un passo dal cielo 4, 1993) sarà infatti madrina e volto del Festival.
 
La conduzione è affidata per il secondo anno consecutivo a Emanuele Rauco, giornalista, critico cinematografico e selezionatore alla Biennale di Venezia.
La manifestazione ha visto, negli anni passati, la partecipazione di molti ospiti tra attori e registi e la proiezione di molte opere (cortometraggi, lungometraggi e documentari).
Quest’anno saranno presenti al festival grandi nomi del cinema italiano come le attrici e gli attori Valeria Solarino, Denise Capezza, Laura Adriani, Salvatore Misticone, Chiara Gensini, Dino Abbrescia, Susy Laude e molti altri ancora.
 
Per il programma completo e ulteriori informazioni www.formiafilmfestival.com
 
 

Premio Cinema Giovane & Festival delle Opere Prime

Martedì 21 Marzo 2017 21:26 Pubblicato in News
Abbiamo intervistato Pietro Murchio, direttore artistico del Premio Cinema Giovane & Festival delle Opere Prime, manifestazione giunta ormai alla 13esima edizione, che si sta svolgendo all’Auditorium di San Leone Magno (via Bolzano, 38) fino a venerdì 24 marzo. 
La rassegna presenta una selezione di dieci tra i migliori film italiani usciti in sala nel 2016. Sui 45 esordi cinematografici registrati lo scorso anno sono tre i film in concorso che si contendono il Premio: Il più grande sogno di Michele Vannucci, La ragazza del mondo di Marco Danieli, The Pills – sempre meglio che lavorare di Luca Vecchi. Completano il programma sei opere prime selezionate e un film scelto per qualità : Due euro l’ora di Andrea D’Ambrosio, L’universale di Federico Micali, I Cormorani di Fabio Bobbio, Fräulein – una fiaba d’inverno di Caterina Carone, WAX: We Are The X di Lorenzo Corvino, La pelle dell’orso di Marco Segato e La vita possibile di Ivano De Matteo. Il ruolo del pubblico, a inviti gratuiti anche per spettatori ospiti (ritiro coupon con semplice registrazione in Auditorio), sarà fondamentale perché sarà chiamato a votare i film in concorso. Seguiranno numerosi incontri con cast, registi e professionisti del settore.
 
 
Guardando il programma di quest’anno e delle edizioni precedenti il Premio Cinema Giovane mostra particolare attenzione alle opere “invisibili” e spesso con scarsa distribuzione, da cosa nasce la vostra filosofia?
 
“E’ proprio la prima manifestazione italiana dedicata alle opere “invisibili” quando nel 2003  decidiamo di organizzare il primo festival poi svoltosi nel 2004. Ora siamo ormai alla 13esima edizione, essendo partiti proprio dall’idea di celebrare il cinema giovane italiano con un premio ai registi esordienti e agli interpreti giovani e giovanissimi. La manifestazione ha raccolto un buon successo raggiungendo le 80mila presenze. In verità abbiamo premiato anche dei personaggi che poi sono diventati molto famosi come Fausto Brizzi, Saverio Costanzo, Micaela Ramazzotti, Beppe Fiorello, Jasmine Trinca, solo per citarne alcuni. Abbiamo raggiunto un buon livello di visibilità facendo tutto in autosufficienza, confidando che il progetto nasce da un cineclub che è il più consistente d’Italia, il più antico, e la gente accetta anche di vedere volentieri film differenti, con presenze sempre numerose. Quest’anno abbiamo 16 proiezioni di cui 9 sono dedicate a tre opere prime in concorso che vengono ripetute alla mattina per gli studenti e pomeriggio e sera per gli adulti. Alla fine venerdì sera premieremo quell’opera prima che ha ricevuto i voti migliori dal pubblico. 
I registi ma anche gli attori hanno risposto molto bene con la loro partecipazione. Alla prima giornata, quando abbiamo proiettato Il più grande sogno, abbiamo anche avuto il piacere di ospitare per le interviste il protagonista Mirko Frezza e lo sceneggiatore. Il secondo giorno abbiamo avuto Marco Danieli regista de La ragazza del mondo e le giornate successive ci aspetteranno nuovi ospiti. Gli esordienti vengono molto volentieri perché trovano un pubblico che li apprezza nonostante dalla grande distribuzione siano spesso, purtroppo, ignorati.”
 
Sono opere meno mainstream e per questo il vostro è anche un compito molto coraggioso e i giovani fanno una parte davvero fondamentale..
 
“Sì decisamente e i giovani sono parte integrante.
Le proiezioni del mattino, dedicate alle scuole, sono nate inizialmente come una fascia collaterale qualche edizione dopo, nel 2007, anche per merito di un consigliere, una professoressa molto attiva che è riuscita a coinvolgere scuole di Roma e provincia. È tutta un’opera di volontariato fatta da gente appassionata di cinema, da professionisti, come lo sono io, e da altri consiglieri che lo fanno esclusivamente per passione. Senza di questo non esisteremmo e l’aiuto delle istituzioni è veramente molto molto marginale nonostante l’impegno che abbiamo e l’essere divenuti un presidio culturale che dà spazio ai giovani. 
Agli studenti che partecipano la mattina diamo la possibilità di esserne parte attiva, possono scrivere una recensione sui film che hanno visto e nella serata di premiazione premiamo il giovane studente che ha scritto la migliore critica, che poi pubblicheremo sul nostro sito e sulla nostra rivista. 
 
Sempre riguardo le attività complementari abbiamo organizzato un forum con dibattito, mercoledì sera alle 19, vi parteciperanno esperti del settore che dibatteranno sulla tematica del rinnovamento del cinema italiano, soprattutto di quello giovane, che riserva molte speranze.
Venerdì 24 alle 21, invece toccherà alla serata di premiazione. La sede è sempre quella dell’Auditorium di San Leone Magno, in via Bolzano sulla piazza di Santa Costanza, vicino alla fermata B1 della metropolitana e chi vuole venire è ospite.”
 
Il programma nel dettaglio si potrà trovare consultando il sito http://www.cinecircoloromano.it/
 
Chiara Nucera

The Ring 3

Giovedì 16 Marzo 2017 18:54 Pubblicato in Recensioni
Esistono film che hanno la straordinaria capacità di togliere il sonno senza mai mostrare una goccia di sangue, senza eccedere in sequenze splatter. Storie lugubri e ipnotiche, in grado di sedurre anche lo spettatore più scettico per la loro naturale predisposizione al brivido. 
Nel lontano 1991 lo scrittore giapponese Koji Suzuki scrive quello che diventerà uno dei suoi più noti romanzi, Ringu. La storia narrata nel libro ruota attorno all’indagine di Asakawa Kuzuyuki, un giornalista in cerca di risposte sulla misteriosa morte della nipote avvenuta a causa di un attacco cardiaco. Egli scoprirà ben presto che come lei altri ragazzi hanno perso la vita nella stessa modalità ed alla stessa ora. In relazione a questi raccapriccianti decessi c’è una videocassetta, veicolo di una lugubre maledizione capace di provocare cessazione di vita a chiunque la guardi.  Una storia che raccoglierà in poco tempo consensi in tutto il mondo, fino a divenire un manga, e dare vita a una saga di film horror sempre made in Japan. Proprio  nel 1998 esce il primo “Ringu” diretto da Hideo Nakata, destinato a divenire un cult del cinema di genere, spianando la strada a svariati sequel. Nel giro di pochi anni le macabre vicende di Samara seducono anche il territorio d’oltreoceano, e nel 2002 arriva la prima versione made in Usa diretta dal magnetico Gore Verbinski. Il titolo è The ring, e stavolta a indagare sul caso è una donna, Rachel Keller, interpretata da un’intensa Noami Watts. La pellicola convince per la rigorosa cura nel dettaglio, per le ambientazioni, e per la coerenza. Un ottimo remake degno di nota, che lascia il segno, e stuzzica la curiosità anche del pubblico che non conosce la saga giapponese. Il caso di Samara si impianta nell’immaginario degli amanti del cinema horror, terrorizzando un’intera generazione, divenendo fonte d’ ispirazione per molti altri film. 
Così la Paramount Pictures decide di riprovarci, e nel 2017 vede per la prima volta la luce Rings (The ring 3 in Italia), diretto dal giovane regista spagnolo F. Javier Gutiérrez. 
Il lavoro di Gutiérrezz in apparenza si presenta come sequel di The ring 2 (2005), ma nel concreto ha tutte la carte in regola per risultare un remake insapore del primo film del 2002. 
La pellicola, che si allaccia a un leitmotiv di pseudo tensione, è infatti abile solo nel disgustare e stancare per le innumerevoli ingenuità. Lo script è debole ai limiti dell'accettabile, e pone l’accento su un legame piuttosto instabile con il film di Verbinski. Rings ha pertanto le fattezze di una dissertazione approssimativa e sciatta della storia magistralmente narrata nel 2002. L'indagine condotta dai due protagonisti Julia e Holt (Matilda Lutz e Alex Roe), è priva di meticolosità e totalmente incapace a creare situazioni di tensione. Monocorde l'atmosfera che permea la vicenda, come privo di sfaccettature è il personaggio di Samara, maltrattato in termini di particolari ed elementi inquietanti. Eclissata una delle figure più conturbanti del recente cinema horror, Gutiérrez orienta maggiore interesse sulle dinamiche subito precedenti la nascita della strana bambina. Si indaga attorno alle origini e all’identità della madre di Samara, Evelyn, vissuta in una sperduta frazione della California, e protagonista di un'oscura e minacciosa storia.
Forse solo la verità sul passato di Evelyn potrà spezzare la fatale maledizione della cassetta, e placare una volta per tutte l’inarrestabile Samara. 
Ma le ricerche sulla figura di Evelyn e la conseguente ricostruzione del suo passato non vengono restituiti in modo meticoloso e trascinante da poter coinvolgere e inquietare.
Rings tesse una trama di eventi tra loro scollegati e avvolti da uno spesso velo di inverosimiglianza, al punto da intrappolare anche lo spettatore più sprovveduto in un labirinto di noiosa stasi. Un lavoro che purtroppo non riesce a superare la prova, e che non convince neanche un pò.  La paura si genera iniettando piccole dosi di angoscia, giocando per mezzo del turbamento con l'immaginario dello spettatore allo scopo di sorprenderlo  mediante inaspettati shock. Ogni pellicola horror necessita di innumerevoli accorgimenti per non cadere nel banale. Spaventare in mezzi termini, equivarrebbe ad accendere la luce in una notte di tempesta.
 
Giada Farrace