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Sono ufficialmente iniziate le riprese di Django Undisputed, il nuovo film diretto e interpretato da Claudio Del Falco, reduce da Iron fighter The martial avenger.

Il film, le cui riprese si svolgeranno nel Lazio e nel parco dei divertimenti Cinecittà World fino alla fine di Agosto 2024, segna un ulteriore ambizioso passo nella filmografia di Del Falco, il quale, da sempre interessato a riportare il genere nell’ambito della produzione cinematografica tricolore e che ricordiamo anche aver incarnato il villain in Assassin club di Camille Delamarre, mira questa volta a rispolverare lo spaghetti western, ormai da troppo tempo dimenticato sui nostri set.

Django Undisputed racconta la storia di Django, uomo determinato a riportare l'ordine in un villaggio del selvaggio West oppresso dalla violenza e dal crimine. Insieme al fratello, Django si trova ad affrontare il crudele Thomas in un duello all'ultimo sangue per salvare la loro comunità e proteggere dalla tirannia dei fuorilegge la madre Serena, proprietaria di una casa di tolleranza.

 

Del Falco stesso interpreta Django, mentre il fratello di quest’ultimo, Thomas e Serena possiedono i volti di Fabio Romagnolo, campione italiano di body Building IFBB PRO qui al suo debutto cinematografico, della star internazionale Tomas Arana e di Anna Rita Del Piano, all’interno di un ricco cast comprendente Michael SegalMauro AversanoFrancesca GiulianoCiro Buono e Clara Guggiari, con la partecipazione di Massimiliano Buzzanca e della ex Miss Italia Nadia Bengala. Inoltre, nei panni del padre di Django troviamo Ottaviano Dell’Acqua, storica presenza delle mitiche pellicole che videro protagonisti Bud Spencer e Terence Hill.

Dedicherò questo film al regista E.B. Clucher (Enzo Barboni) come tributo ai suoi Lo chiamavano Trinità Continuavano a chiamarlo Trinità, veri e propri capolavori del cinema western che hanno ispirato tutta la mia giovinezza” dichiara Del Falco a proposito di Django Undisputed, il cui obiettivo è riportare al cinema l’atmosfera inconfondibile degli spaghetti western unendo la tipica tradizione italiana ad una narrazione moderna e coinvolgente.

La fotografia del film è a cura di Matteo De AngelisFabio Loutfy si occupa del montaggio e Francesco Bureca dei costumi.

Django Undisputed è prodotto da One Seven Movies - Saturnia Pictures in collaborazione con Roswellfilm e sarà distribuito in tutto il mondo da Minerva Pictures international, nel cui catalogo sono già presenti anche Iron fighter The martial avenger.

Si stanno concludendo in questi giorni a Rio de Janeiro le riprese del film internazionale L’educazione della nonna, diretto da Massimo Scaglione e scritto dallo stesso insieme a Joe Luigi Scaglione Carolina E. Gaudio.

Girato tra lo Stato di Rio de Janeiro e l’Italia, il lungometraggio, liberamente ispirato ad una storia vera, si costruisce su una struttura circolare mostrando come la cultura riesca ad appropriarsi del degrado, liberando la vita di una ragazza al tragico destino che pareva esserle stato già assegnato.

Le protagoniste sono tre donne: Josephine, anziana arcigna e tiranna proprietaria di una pensione ubicata nell’isola di Rio de Janeiro e nonna della minorenne Conceição, abbandonata dalla madre e cresciuta dalla vecchia parente, che la impiega come domestica nella propria equivoca attività; fino all’incontro con Gina, signora di origini italiane alla quale la giovane racconta i propri tragici trascorsi fatti di soprusi e sfruttamento. Un incontro che rappresenta per Conceição una svolta e l’inizio di un riscatto sociale e culturale.

L’educazione della nonna è infatti suddiviso in due momenti: il primo di disperazione e degrado, il secondo di riscatto. Il confronto di due culture evidenzia luci e ombre per comunicare allo spettatore le peculiarità sociopolitiche, i costumi, i disagi, i sentimenti e i comportamenti del popolo di Paesi così distanti ma culturalmente vicini.

Il regista dichiara: “Girare in Brasile è stata un’avventura entusiasmante, non è il mio Paese e non è la mia lingua, ma la macchina da presa ha grandi occhi e grandi orecchie e un suo linguaggio, si fa capire e capisce catturando tutto. Lei è l’artefice del dispiegarsi di un racconto”.

Fanno parte del cast Anna Galiena, vincitrice del premio Globo d’oro e più volte candidata al David di Donatello, al Nastro d’argento e al Ciak d’oro, che presterà il volto a Gina, Nicola Siri Stars, di origini italiane ma molto noto in Brasile, Carolina Elisabetta Gaudio, al suo secondo lungometraggio da co-protagonista dopo il Don Chisciotte di Fabio Segatori, Neusa Borges, vincitrice del Premio Miglior attrice del Sud America 2023 e tra le maggiormente note artiste afrobrasiliane nel mondo, che vestirà i panni di Josephine, Gabriela MoreiraYasmin Machad, e Luciana Souza, premiata a Berlino con il film Bacurau.

 

La direzione della fotografia è affidata a Enio Berwanger, mentre il montaggio è di Fabio Nunziata, la scenografia dello stesso Massimo Scaglione, i costumi di Giada Falcone e il trucco di Priscilla Ieker.

 

L’educazione della nonna è prodotto da Luis Paulo MendesRosaria Gaudio Massimo Scaglione per Cineflex S.r.l. ItaliaFissura audiovisual LTDA Brasile e Cineflex LTDA Brasile, con la partecipazione di Siport BR MIC, Calabria Film Commission, Segreteria di Cultura dello Stato di Rio de Janeiro, Casa Civil Stato di Rj, ANCINE, Sabato Assicurazioni, JLS, Enel Brasil e Antica tabaccheria.

Il film sarà Distribuito da O2 PlaySommo IndependentCineartisan.

 

Immaculate - La Prescelta

Giovedì 11 Luglio 2024 08:40 Pubblicato in Recensioni
La scarsa affluenza nelle sale registrata negli ultimi anni, soprattutto se si esamina il biennio post-pandemia, marca con chiarezza un dato tanto evidente quanto allarmante: il pubblico preferisce l’intrattenimento on-demand. Le logiche del mercato cinematografico statunitense hanno da sempre agito nell’ottica della calamita, coniugando ai generi più complessi da distribuire, volti molto amati dalla pluralità di spettatori. Con Immaculate siamo di fronte all’ennesimo esempio di breadcrumbing  cinematografico che se da un lato intende solleticare la curiosità degli appassionati con una storia dai toni dell’horror ecclesiastico, dall’altro coinvolge (con telefonatissima malizia) anche i meno appassionati al genere per la presenza della bellissima Sydney Sweeney, tra le attrici più apprezzate del momento. Una strategia che dovrebbe garantire un successo, se non planetario, per lo meno affidabile, capace di coprire l’investimento e un altro giro di popolarità alla giovane attrice. Ma anche stavolta la scommessa è persa per molte ragioni, alcune delle quali appaiono nella loro evidenza in modo a dir poco imbarazzante. Procedendo per gradi, la storia sceglie un’ambientazione molto comoda per chi vuole giocare su un connaturato senso di angoscia e mistero: il convento. La giovane suora americana Cecilia si trasferisce in un antichissimo convento in Italia, isolato dalla civiltà e immerso nelle campagne, un luogo in cui ci si prende cura delle suore morenti, accudendole nei loro ultimi giorni. Il convento ospita al suo interno un’importantissima reliquia a cui tutti fanno cenno in modo solenne e con grandissimo ossequio, si tratta di un chiodo che si pensi appartenga alla croce su cui Cristo fu crocifisso. Elemento che conferisce al luogo una forte aura di misticismo. Per Cecilia, è tutto nuovo e stimolante e la quotidianità sembra essere partita col piede giusto, la giovane si sente subito inserita stringendo amicizia con una sua coetanea ed entrando con disinvoltura nelle faccende quotidiane. Ma un giorno, tra lo stupore di tutti, la ragazza scopre di essere incinta, nonostante la sua castità, rimasta perfettamente intatta. Il convento viene assalito da un’incontenibile euforia: Cecilia è stata scelta per accudire qualcosa di miracoloso e divino. Per la giovane sorella questo sarà l’inizio di un atroce calvario, che la porterà a prendere una decisione risolutiva e terrificante. Dalla trama si evince che il film abbia come cuore pulsante il ventre della sorella Cecilia o, meglio, ciò che esso contiene. Ma è proprio da questo punto focale che si stenta a procedere con scioltezza perché le carte in tavola sono davvero di poco peso e vengono continuamente maneggiate in modo maldestro. Si inizia con un promettente armamentario degno di un rispettabile film dell’orrore, con un’ambientazione sinistra e dotata di un ottimo impianto visivo purtroppo totalmente dimenticato e svilito nel suo potenziale. Nessun gioco d’assetto fotografico o virtuosismo di luci e ombre.  Il convento resta uno sfondo abbozzato dall’inizio alla fine e forse questo è l’unico elemento capace di mantenere una sua costanza. Dalla gabbia della prevedibilità scenografica si passa ad una gabbia molto più gravosa ai fini della trama e cioè quella dell’impianto narrativo. Un racconto stretto nella morsa della fretta e della superficialità dove non trova mai spazio un approfondimento psicologico o un’onesta sequenza di suspense. Sydney Sweeney si rivela poi anche una scelta centrata per il ruolo che deve interpretare, uno sguardo ingenuo e puro che si sposa bene con Suor Cecilia e che per quei novanta minuti le toglie di dosso quella sessualizzazione estrema e asfissiante con cui Hollywood la sta divorando.  Ci si sbriga a ripassare i contorni sbavati e prevedibili della vicenda, procedendo a passo spedito verso un epilogo confuso, privo di un qualsiasi guizzo inquietante, se non qualche immagine splatter per insaporire un brodo irrimediabilmente stemperato. Insomma, uno schema incomprensibile che diventa un disastro totale nel finale, unico baluardo a cui tutti gli appassionati si sono aggrappati nella speranza di una piccola epifania mostruosa. Manco quella. La domanda è doverosa dunque,  sono questi i film che dovrebbero far tornare la gente in sala? 
 
 
Giada Farrace 
 
Se c’è una conclusione a cui tutti sono arrivati dopo il quarto episodio della seconda stagione di House Of The Dragon è che ci sarà una guerra in cui domineranno sangue e fiamme. I primi cinque episodi della serie hanno spianato la strada ad una tensione crescente tra le fazioni dei Neri e dei Verdi. L’incontro tra i due personaggi femminili non ha provocato l’effetto sperato da Rhaenyra. Un profondo rancore domina gli animi delle due donne ed è un sentimento ancora molto sedimentato soprattutto in Alicent.  D’altronde anche se ci si sposta a Roccia Del Drago, si scorge un Jace irrequieto che sembra voler menar le mani da un momento all’altro, incapace di restare fermo, ma costretto per esplicita richiesta di Rhaenyra a indugiare nell’attesa. La regina dei draghi vuole giungere a una soluzione strategica avveduta e incisiva, nel tentativo di sanare una situazione difficile sia per il regno sia per il destino di moltissimi individui. E’ evidente che le battute iniziali sono risultate nodali per il gioco di trame e quella fitta rete di eventi chiave per accedere a una sezione più burrascosa e feroce. Il quinto episodio è l’anticipo dello scontro che tutti attendono con trepidazione, durante il quale non ci sarà certo spazio per esitazioni né verrà dimostrata alcuna pietà da entrambe le parti. Tornando alla trama, si perde un po’ la bussola verso la fine dell’episodio smorzando una tensione altissima accumulata dal pubblico in quello precedente. Un passo calcolato alla perfezione per aprire la strada a quello che gli autori ci presentano come il segmento più sanguinoso e violento della seconda stagione: il sesto episodio. Una strategia che come sempre tiene incollati gli spettatori con quel particolare ritmo dosato tra picchi di adrenalina e momenti di stasi indispensabili per sbrogliare prospettive d’azione utili a rivoluzionare improvvisamente le carte in tavola. Sebbene questo quinto episodio funga da trampolino, i cui contorni sono definiti infatti da un impianto dialogico piuttosto intenso e dettagliato, forse si poteva operare uno snellimento di qualche scena smodatamente verbosa. Comunque sia, ora si giunge a quella che sarà una delle parti più coinvolgenti e movimentate dell’intera stagione che ci ha già emozionato attraverso uno scontro tra draghi mozzafiato, merito di una regia perfetta che si lega ad un montaggio portato agli estremi della sua intensità. La speranza è che si continui su questa linea di raffinatezza stilistica, ma che soprattutto la serie non perda quell’identità che ha difeso strenuamente fino a questo momento. 
 
 
Giada Farrace